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bigione vitodi AMDuemila
La squadra mobile di Trapani e lo Sco, coordinati dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, dai sostituti Alessia Sinastra e Francesca Dessì, hanno arrestato stamani in Romania, a Oradema, il latitante Vito Bigione, di Mazara del Vallo, ricercato per mafia, tra i primi trenta della lista dei ricercati. Anche l'Interpol era sulle sue tracce da quando, nel luglio dell'anno scorso, la Corte di Cassazione lo aveva condannato definitivamente per associazione mafiosa e traffico di droga a 15 anni di reclusione.
"Vito Bigione era il collante tra la mafia, la 'ndrangheta e i cartelli colombiani" ha detto il questore di Trapani Claudio Sanfilippo nella conferenza stampa sulla cattura.
Vito Bigione è stato arrestato, in collaborazione con la polizia romena, in un appartamento al quarto piano di un edificio nella provincia di Timisoara. Al momento dell'arresto (stava andando in un supermercato) agli investigatori ha mostrato un documento d’identità dicendo: “Mi chiamo Matteo". "Nel rifugio sono stati sequestrati diecimila euro in contanti e documenti interessanti", ha detto il capo della Mobile di Trapani Fabrizio Mustaro, il quale ha ribadito che da alcune intercettazioni ambientali emergerebbe l'aspirazione di Bigione a diventare il nuovo capo del mandamento di Mazara del Vallo. Le indagini, frutto di pedinamenti e altre attività investigative, hanno portato all'individuazione del nascondiglio negli ultimi dieci giorni. Nell'appartamento sono stati anche rinvenuti e sequestrati diecimila euro in contanti e vari documenti che verranno analizzati dagli investigatori.
Una figura importante quella di Bigione, in relazione con Cosa nostra, la 'Ndrangheta ma anche con alcuni contatti con agenti dei servizi che per anni è stato l’ambasciatore delle cosche in Africa vivendo in Camerun ed in Namibia. Successivamente si era trasferito in Venezuela, dove nel 2004 è stato arrestato a Caracas.
Nell'operazione Igres, del 2003, fece emergere proprio il suo ruolo di mediazione tra i cartelli colombiani, le famiglie di Cosa nostra (gli Agate di Mazara del Vallo) e ‘ndrangheta (i Marando di Platì), impegnate in un traffico di cocaina dall’America Latina fino alle coste europee. Ma il suo nome era emerso anche nell'operazione "Anno Zero", dove emergeva la sua fedeltà a Mariano Agate ed un certo rispetto per Vito Gondola, l’ultimo capo riconosciuto, morto nel luglio 2017. E in quel periodo era tornato ad intrattenere rapporti con personaggi legati alla mafia mazarese, tra cui Dario Messina, poi arrestato nell’operazione.

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