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5di AMDuemila - Foto
Coluccia e Armeli Iapichino ricordano il prof. Adolfo Parmaliana

Ed è stato all’insegna dei sogni, quelli vissuti tra le aule universitarie e le assolate giornate della Sicilia tirrenica e quelli infranti nel grigio piovoso di un’autostrada, il filo conduttore delle relazioni in memoria del Prof. Adolfo Parmaliana che nell’aula magna dell’I.T.T. "Ettore Majorana" di Milazzo, dinanzi a una platea di giovani studenti, hanno ricordato sabato mattina il docente universitario scomparso dieci anni fa, lanciandosi da un cavalcavia dell’autostrada Messina - Palermo (a Patti), cambiando definitivamente la storia del distretto giudiziario Barcellona Pozzo di Gotto - Messina.
Il sogno di uno scienziato che aveva saputo coniugare passione scientifica e passione civile, eccellenza e sete di giustizia, rifiuto per ogni logica di compromesso e libertà, presente e futuro.
E forse è stato quel presente territoriale in cui il Prof. Parmaliana aveva deciso di costruire la rampa di lancio dei suoi sogni che si era rivelato marcio e inquinato, tanto nella politica quanto nelle istituzioni, come la sua valle, quella del Mela, per la quale da consulente tecnico ambientale per la Regione Sicilia era riuscito nel 2002, a carissimo prezzo, a farla dichiarare “area a elevato rischio ambientale”. Un territorio, quello tra Barcellona Pozzo di Gotto - Terme Vigliatore - Milazzo, che nel corso dei decenni ha scritto inquietanti pagine di letteratura criminale, difficile, minato e, a un certo momento, giurato nemico anche del cittadino Parmaliana.
A testimoniare l’eccellenza dello studioso e dell’uomo “Parmaliana” sono stati Salvatore Coluccia, Prof. Emirito di Chimica e Fisica all’Università di Torino e Luciano Armeli Iapichino, docente e scrittore siciliano.
Coluccia, amico e studioso con Adolfo Parmaliana del macrocosmo “energia”, ha donato al giovane uditorio dell’Istituto “Majorana” un’interessante lezione accademica sulle questioni concernenti. L’idrogeno vettore energetico. Sogno o realtà?; Oltre i combustibili fossili; Un catalizzatore per celle a combustibile: Ni/MgO; campi d’indagine studiati insieme allo scienziato messinese del quale il professore torinese ha tracciato, anche, il profilo umano riaprendo i profondi cassetti della memoria personale. Il Professore ha sottolineato, altresì, la fermezza di Parmaliana nel restare saldato alla sua terra, al suo diritto di libertà, al suo granitico rigore etico.
Armeli Iapichino, muovendo dalle pagine del libro del docente americano Randy Paush, L’ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore, ha filtrato ai ragazzi l’estremo gesto di Parmaliana: “tanto potente, quanto costoso in termini di rinuncia” - ha affermato lo scrittore - “in cui, da un lato, ha racchiuso in una bottiglia della memoria tutto il suo senso di onestà, di giustizia, di civiltà, tutta una lezione di vita per lasciarla ai posteri; dall’altro l’ha lanciata nel cuore del sistema masso-mafioso barcellonese, riuscendo, da morto, a trasformare onorate carriere in quelle di pregiudicati”. Una sentenza avallata dalla Suprema Corte di Cassazione ha condannato, si ricorda, l’ex Procuratore di Messina, Franco Antonio Cassata, per aver diffuso nel settembre del 2009 un carteggio anonimo contro Parmaliana, contenendo falsità e disprezzo volti a ledere la reputazione del defunto professore.
“La Magistratura barcellonese-messinese … mi sta dando la caccia perché ho osato fare il mio dovere di cittadino denunciando il malaffare, la mafia, le connivenze, le coperture e le complicità di rappresentanti dello Stato corrotti e deviati.” si legge nell’ultima lettera scritta da Adolfo Parmaliana. Un atto d’accusa chiaro, diretto, netto, perforante, unico. Come il suo coraggio di guardare in faccia i suoi nemici anche da morto, soprattutto da morto, nella gelida stanza di un obitorio in cui ha sfidato il gotha della pusillanimità dei poteri forti.


Armeli, muovendo dalla recente sentenza del processo Borsellino quater sulla strage di Via d’Amelio, in cui “per una strage a uomini dello Stato le indagini si sono cristallizzate paradossalmente nel cuore dello Stato”, ha ricostruito le vicende più inquietanti della zona grigia nazionale e barcellonese, ricordando che il messaggio implicito nella lezione di vita ereditata da Adolfo Parmaliana è la necessità, per ogni cittadino in fieri, di distinguere sempre e nettamente la libertà dalla collusione, l’eccellenza dalla miseria spirituale.
Presente in aula la famiglia Parmaliana: la moglie Cettina Merlino, i figli Gilda e Basilio, e i fratelli Biagio ed Emilio Parmaliana. E’ stato proprio il fratello Biagio a dare inizio ai lavori presentando il Grande Sogno di Adolfo Parmaliana: Il progetto idrogeno per il Campus universitario di Motalbano Elicona. L’Avv. Parmaliana ha tracciato il profilo del fratello, catalizzatore di valori positivi, un’eccellenza scomoda ai poteri forti e alle logiche spesso meschine della politica. Alla fine dei lavori, numerosi sono state le sollecitazioni dell’uditorio che hanno avviato un interessante dibattito. L’evento è stato coordinato dalle Prof.sse Scaffidi Rossella e Maria Chillè dell’istituto milazzese, cui si è aggiunta anche una delegazione dei ragazzi del Liceo scientifico “G. Galilei” di Spadafora che hanno presentato una relazione in memoria di Adolfo Parmaliana dal titolo “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, coordinati dalla Prof.ssa Isgrò.
Quello di Adolfo Parmaliana è uno dei sacrifici più duri - e non è stato l’unico - che l’isola ha pagato per dotarsi di una società più sana. E anche se l’obiettivo resta ancora lontano dal suo fattivo conseguimento, è indiscutibile che grazie al professore messinese la consapevolezza nei siciliani onesti di smascherare la criminalità trincerata dietro le maschere pseudo-istituzionali è sempre più potente.
Grazie Adolfo!