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ciancio sanfilippo mario c imagoeconomicaDecreto emesso su richiesta della Dda
di AMDuemila
Il Tribunale di Catania ha emesso un decreto di sequestro e confisca, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, di una serie di beni nei confronti dell'editore e direttore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, attualmente sotto processo per concorso esterno all'associazione mafiosa. Il valore dei beni, in corso di quantificazione, è di almeno 150 milioni. Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Catania. Il decreto di sequestro e contestuale confisca riguarda conti correnti, polizze assicurative, 31 società, quote di partecipazione in altre sette società e beni immobili. Il sequestro finalizzato alla confisca di oltre 150 milioni di beni disposto dal Tribunale di Catania su richiesta della locale Dda riguarda l'intero gruppo editoriale che fa capo a Mario Ciancio Sanfilippo. Il provvedimento riguarda, tra l'altro, il quotidiano 'La Sicilia', la maggioranza delle quote della 'Gazzetta del Mezzogiorno' di Bari e due emittenti televisive regionali, 'Antenna Sicilia' e 'Telecolor'. Il Tribunale ha nominato dei commissari giudiziari per garantire la continuazione dell'attività del gruppo. Il decreto di sequestro e confisca che riguarda l'imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo è di 377 pagine. Nel giugno 2015 all'editore erano stato sequestrati 17 milioni di euro: 12 milioni in una banca svizzera, dove c'erano depositati titoli e azioni e 5 milioni in contanti in una banca catanese. Tra i beni oggetto del nuovo sequestro vi sono la società Etis, che stampa quotidiani siciliani e nazionali, la società Simeto Docks, concessionaria di pubblicità e affissioni, il 100% della società che edita il quotidiano 'La Sicilia', le quote di maggioranza della società che edita la 'Gazzetta del Mezzogiorno' di Bari oltre alle due emittenti televisive regionali 'Antenna Sicilia' e 'Telecolor'. Da parte sua l'editore Ciancio si difende
''Nell'ambito del procedimento di prevenzione a mio carico ritenevo di avere dimostrato, attraverso i miei tecnici e i miei avvocati, che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi e che il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me. Ritengo che le motivazioni addotte dal Tribunale siano facilmente superabili da argomenti importanti di segno diametralmente opposto, di cui il collegio non ha tenuto conto. I miei avvocati sono già al lavoro per predisporre l'impugnazione in Corte di Appello''. A commentare il sequestro dei beni all'editore siciliano è anch intervenuto Claudio Fava, presidente della Commissione regionale antimafia: "Il sequestro del quotidiano 'La Sicilia' diventi occasione per ribaltare la storia opaca di quel giornale e della sua direzione. Se vi sarà confisca, si affidi la testata ai giornalisti siciliani che in questi anni hanno cercato e raccontato le verità sulle collusioni e le protezioni del potere mafioso al prezzo della propria emarginazione professionale, del rischio, della solitudine. Togliere non basta - prosegue -, occorre restituire ai siciliani il diritto a un'informazione libera, autonoma, coraggiosa. Lo pretende anche il rispetto dovuto ai tanti, troppi colleghi uccisi dalla mafia e dai suoi innominabili protettori per aver difeso quel diritto contro ogni conformismo".


Fonte ANSA

Foto © Imagoeconomica

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