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sullo sfondo c imagoeconomicaL’autore di ‘Gomorra' risponde: “È il ministro della malavita”
di Francesca Mondin

La carica di ministro dell'Interno non sembra aver conferito a Matteo Salvini maggior raziocinio nell'uso delle parole, anzi la sue esternazioni sono rimbalzate su giornali e televisioni a più non posso da quando è al governo. Ieri però il ministro dell'Interno, facendo un baffo alla riservatezza su argomenti delicati come la tutela di chi è sotto minacciato dalle mafie, si è scagliato contro il giornalista e scrittore Roberto Saviano sollevando un botta e risposta dai toni aspri. La miccia è partita ieri mattina quando il leader della Lega ad Agorà su Rai3 ha risposto in merito ad una sua dichiarazione di un anno fa (“se andiamo al governo a Saviano gli leviamo l’inutile scorta”). “Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio - ha detto Salvini - anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero…”. Aggiungendo poi cheRoberto Saviano è l’ultimo dei miei problemi: gli mando un bacione se ci sta guardando. È una persona che mi provoca tanta tenerezza e tanto affetto, ma è giusto valutare come gli italiani spendono i loro soldi”. Dichiarazioni che, anche non contenendo un esplicito attacco, rappresentano un sostanziale isolamento da parte del ministero dell'Interno nei confronti di un giornalista minacciato di morte dalle mafie che vive sotto scorta dal 2006.
In seguito Salvini ha precisato che: “Non sono io a decidere sulle scorte, ci sono organismi preposti” per annunciare poi una verifica ad ampio raggio: “Verificheremo tutti i servizi di vigilanza, sono quasi 600 e occupano 2.000 uomini delle forze dell’ordine”.
Non si è fatta attendere la risposta dell'autore di 'Gomorra' che, nel video pubblicato su Facebook, non ha fatto sconti al leader della Lega (mai entrato nelle sue simpatie, si sa): “E secondo te, Salvini, io sono felice di vivere così da 11 anni, minacciato dalla camorra e dai narcos messicani? Buffone”. Poi Saviano è passato al contro attacco definendo Salvini “il ministro della malavita. È stato eletto in Calabria e in un suo comizio a Rosarno in prima fila c’erano uomini della cosca Pesce. Lui, da codardo, non ha detto niente contro la ’ndrangheta”. In merito all'importanza di informare i cittadini sui "soldi degli italiani", il giornalista ricorda: “Salvini restituisca i soldi della maxi-truffa della Lega ai danni della Repubblica italiana e poi parli del denaro che gli italiani devono sapere come viene speso”.

saviano grasso c imagoeconomica

Già nei giorni scorsi Saviano aveva definito il leader della Lega “il ministro della crudeltà" per la complessa vicenda della nave Aquarius, ieri ha rinnovato l'invito a togliere "al ministro della malavita, la possibilità di continuare ad armare odio e disprezzo”.
La critica alle dichiarazioni di Salvini è arrivata dal suo predecessore Marco Minniti che ha detto: “Le scorte non si assegnano né si tolgono in tv”. “Non vogliamo altri Pippo Fava, Peppino Impastato, Mario Francese, ha rincarato Pietro Grasso. Mentre Graziano Delrio ha proposto “tolga a me la scorta e la lasci a Saviano”. Il pentastellato presidente della Camera Roberto Fico, senza fare nomi, ha ricordato la serietà con cui bisogna parlare di mafia: "L'Italia è il Paese che ha nel suo ventre tre fra le più grandi organizzazioni criminali internazionali: mafia, camorra, 'ndrangheta. Tutti i cittadini, gli imprenditori e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di opporsi alla criminalità organizzata devono essere protetti dallo Stato. Spero che al più presto questo male possa essere definitivamente sradicato, diventando così solo un brutto ricordo. In questo modo nessuno dovrà più essere scortato perché finalmente libero".
In difesa e sostegno del giornalista si sono schierati diversi colleghi anche dall'estero. Il presidente di Articolo21 Paolo Borrometi anche lui minacciato di recente di morte, ha scritto: “Le scorte non si chiedono e chi vive sotto scorta non è un privilegiato, ma un condannato”. "Chi ricopre cariche istituzionali - è invece l'avvertimento lanciato dai microfoni del Tg1 da parte del Pm Nino Di Matteo - dovrebbe conoscere bene la mentalità dei mafiosi in modo da evitare che certe dichiarazioni siano interpretate come un segnale di indebolimento".

Foto © Imagoeconomica