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"Sempre più difficile distinguerle, sono crimine contro civiltà"
di AMDuemila
“Tra mafie e corruzione è sempre più difficile distinguere, le mafie, astutamente, continuano a fare quello che hanno sempre fatto usando la forza del denaro invece della forza delle armi. La corruzione è una mano che strozza, ma in guanti bianchi". Così ha esordito Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, all’inaugurazione di ‘Contromafie' (da quest'anno ribattezzata “Contromafiecorruzione”), giunto alla sua quarta edizione, che si tiene a Roma da oggi fino a domenica.
Un evento a cui partecipano anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho e i familiari delle vittime di mafia. Proprio approfittando della presenza di Visco Don Ciotti ha chiesto il sostegno della Banca d'Italia per la realizzazione a Roma di un "Centro multimediale" dedicato in particolare a mostre dedicate ai ragazzi sul tema della lotta alle mafie.
"La lotta alle mafie e alla corruzione necessita di due cose - ha spiegato ancora il presidente di Libera - che non mancano, ma che vanno rafforzate, potenziate. La prima è la simultaneità degli interventi: la lotta alle mafie non ammette compartimenti stagni perché le mafie e la corruzione sono un male non solo criminale, ma culturale, sociale, politico, economico. Bisogna combatterle su ciascuno di questi piani contemporaneamente. Occorre una strategia, un'azione concordata di tutte le realtà, istituzionali e sociali, coinvolte in questa battaglia che non è di legalità, ma di civiltà. Le mafie non sono un crimine contro la legge, ma contro la civiltà". Poi ha proseguito: “La seconda cosa che manca sono le politiche sociali: per sconfiggere le mafie occorre costruire una società dei diritti, del lavoro, della giustizia. Occorrono impegno e cura per il bene comune. Le mafie sono parassiti che traggono forza dai vuoti di democrazia. Offrono come favore ciò che non viene garantito per diritto. Le attuali disuguaglianze, la a crescita della povertà, lo squilibrio indecente delle ricchezze e delle possibilità, sono il terreno a loro più congeniale".
Nel suo intervento il presidente di Libera ha invitato a riflettere anche sull’impatto che le fiction possono avere, soprattutto sui giovani. “Ben vengano le fiction sulla mafia - ha detto - Ma interroghiamoci sull'impatto che queste rappresentazione crude e sinistramente affascinanti possono avere su menti suggestionabili e poco attrezzate. Non invoco nessuna censura, beninteso! Ma mi chiedo se l'arte, il cinema, la letteratura siano solo identificazione emotiva e non anche riflessione, dubbio, coscienza critica". Don Ciotti era partito nel suo ragionamento dal fenomeno delle 'baby gang' che "sono anche il frutto della dispersione scolastica, della povertà diffusa, di un sistema di consumo che propone a ogni livello modelli di forza, di possesso, di supremazia. Domina la retorica del boss, del superuomo, del capobranco che comanda, non conosce limiti e tratta le donne come oggetti personali".

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