Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

5“No ad atomizzazione nella lettura delle intercettazioni”
di Aaron Pettinari
Mai come in questa indagine le intercettazioni vengono decriptate grazie alle successive, e le tessere del mosaico investigativo si incastrano solo quando tutti i margini combaciano. Questo conferma che una atomizzazione della lettura delle intercettazioni riduce la capacità di leggere il contesto generale e di ricostruirlo". E’ questo l’allarme lanciato dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi durante la conferenza stampa seguita al blitz antimafia dei carabinieri che oggi ha portato all’arresto di 25 persone tra i mandamenti di San Lorenzo e Resuttana. Una critica agli interventi legislativi in materia di intercettazioni. "Una conversazione che appare irrilevante può assumere rilievo alla luce di una conversazione successiva - ha aggiunto - o di una successiva attività investigativa. Ma se non è stata trascritta o non se ne è riassunto il contenuto, proprio sulla base di una valutazione di irrilevanza, sarà poi impossibile farne uso". Parlando dell’operazione odierna il Procuratore ha rappresentato una difficoltà tra le famiglie mafiose dopo i continui arresti di questi anni. “In un’intercettazione - ha detto - si parla chiaramente della carenza di risorse umane dopo gli arresti dell’operazione Apocalisse alla fine del 2014. Un capomafia dice ‘qua sono venute a mancare cento persone’ il che comportava una serie di difficoltà rispetto alle attività che dovevano essere espletate. In un’altra intercettazione un capomafia parla proprio del problema delle estorsioni spiegando che per rimettere in piedi un’estorsione possono volerci addirittura due anni”. Lo Voi ha sottolineato "l'importanza" del racket per l'assistenza quotidiana delle famiglie dei detenuti ma anche per l'accumulo di somme necessarie al riciclaggio e a nuove attività criminali.


Estorcere conviene?
Il procuratore aggiunto Salvo De Luca,ha poi evidenziato come all’interno dell’organizzazione mafiosa c’è un dibattito rispetto alla convenienza delle estorsioni. “Un dato che emerge da questa e da altre inchieste. C’è questo dibattito interno sulla funzionalità. C’è chi dice di farle per il mantenimento dei detenuti e chi solleva il problema che con le estorsioni, ed i successivi arresti, aumentano proprio i numeri dei carcerati. Per questo morivo alcuni associati suggerivano di proiettarsi nel mondo del gioco delle scommesse per evitare di fare estorsioni e stare più tranquilli”.
Altro problema esposto dai magistrati è l’assenza di denunce. “In parte per scelta investigativa e in parte per scelta dei commercianti, di fronte ad un’estorsione consumata o tentata che fosse non c’è stata una significativa collaborazione delle vittime - ha detto Lo Voi - Benché noi sapessimo dalle intercettazioni che erano stati compiuti degli atti di danneggiamento i titolari di esercizi commerciali ed imprese non hanno neanche presentato la denuncia. E questo non è certo un dato positivo”. Lo Voi, che ha definito gli estorsori "una banda di parassiti", ha confermato che il racket continua ad essere una delle attività principali di Costa nostra. Lunga la lista delle vittime, tra cui il noto Bar Alba, che, come si evince dalle intercettazioni, "paga da cinquant'anni". A tappeto vengono taglieggiati pub, negozi e imprese, costretti a pagare da un minimo di 500 euro fino a 50 mila euro.

Il ruolo di Mariangela Di Trapani
Nell’inchiesta è emerso chiaramente il ruolo di Maria Angela Di Trapani, figlia del capomafia Ciccio Di Trapani, sorella del mafioso Nicola e moglie dello storico boss Salvino Madonia, all’interno del mandamento. "Maria Angela Di Trapani, scarcerata nel 2015, era subito tornata ad assumere un ruolo decisivo in Cosa nostra. E questo è solo uno dei casi di mafiosi scarcerati che tornano a delinquere” ha ricordato De Luca. “E’ lei - hanno spiegato gli investigatori - a favorire in un primo momento la nomina a reggente di Giovanni Niosi. Una decisione che veniva vissuta con qualche sofferenza all’interno dell’organizzazione criminale proprio per la tipologia di persona che lo stesso Niosi rappresentava”.
Tra le contestazioni maggiori, oltre all’appropriazione di denaro e l’incapacità di sostenere le famiglie, quella di aver patteggiato una pena con l’autorità giudiziaria (accusa di estorsione aggravata). “Non aveva rispettato un canone fondamentale in Cosa nostra - ha ricordato Lo Voi - in un’intercettazione si dice persino che ‘nei libri di scuola che si fanno leggere ai bambini delle  elementari’ si sa che non si deve mai ammettere di far parte di Cosa nostra o ammettere reati nell’interesse di Cosa nostra”.
Per questo motivo c’era chi avrebbe voluto ricorrere anche alla violenza nei confronti di Niosi ma ciò non è stato fatto grazie all’intermediazione di uomini di rilievo del vicino mandamento di Porta Nuova. In assenza della Commissione provinciale, dunque, ci sarebbe un confronto sui fatti di maggior rilievo per le strategie di Cosa nostra. “Alla fine - ha aggiunto il Procuratore capo - è stato accertato anche una sorta di riorganizzazione del mandamento con un affinamento dei compiti di responsabilità a più soggetti per territori limitati, più che ad un unico vertice che ha il controllo sull’intero mandamento”.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos