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di Davide de Bari
Il vice direttore Baldo: "La verità deve arrivare"
“Il nostro è un Paese dove la giustizia e la verità arrivano dopo tantissimi anni e il caso di Attilio Manca entra in questa casistica”.
Queste le parole del vice direttore di ANTIMAFIADuemila, Lorenzo Baldo, alla presentazione del suo libro “Suicidate Attilio Manca” (edito da Imprimatur) nella biblioteca civica di Varese. All’evento sono anche intervenuti Umberto Colombo, segretario generale della Camera del Lavoro Cgil di Varese e Giorgio Saporiti, segretario generale provinciale Silp Cgil.
Baldo ha ricordato le prime immagini successive al ritrovamento del corpo di Attilio: “Ho ancora davanti ai miei occhi l’immagine di Angelina Manca mentre distribuiva i primi articoli, dove si scriveva che suo figlio non fosse morto per overdose”. La madre di Attilio ha sempre sostenuto fin dall’inizio, contrariamente alla Procura di Viterbo, che suo figlio, non poteva suicidarsi “perché amava il suo lavoro, facendo turni massacranti” ed “era una persona piena di vita, innamorata dell’arte e della cultura”, ha spiegato l’autore del libro.



Grazie alla collaborazione di Giuseppe Campo sono emersi ulteriori risvolti sulla vicenda di Attilio Manca: “Campo - ha aggiunto Baldo - fu incaricato di uccidere Attilio nel dicembre 2003, poi nel febbraio l’ordine venne revocato”. È sempre Campo a dire che "nell’assassinio - ha continuato Baldo - dell’Urologo di Barcellona Pozzo di Gotto, uno dei tre killer sarebbe stato il cugino Ugo Manca, molto vicino al pregiudicato Rosario Pio Cattafi condannato per mafia in primo e in secondo grado e collegato ai servizi segreti”. Campo decise di collaborare dopo aver sentito le parole di dolore di Angelina Manca. Oltre a lui, “anche Carmelo D’Amico - ha proseguito Baldo - decise di parlare e alzare il tiro” dichiarando che “il generale dei Carabinieri Giuseppe Siracusano, legato alla P2 di Licio Gelli, avrebbe chiesto a Rosario Pio Cattafi di metterlo in contatto con Attilio Manca per curare Bernardo Provenzano, e qui si chiude - ha aggiunto - il cerchio mafia-massoneria e si incastra la trattativa Stato-mafia”.
 All’evento moderato da Michele Mancino, vice direttore di VareseNews, è intervenuto anche Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila, che ha ricordato la petizione lanciata in favore dell’indagine sulla morte di Attilio Manca, coordinata della Procura di Roma: “In questo caso il cittadino chiede davanti a un fatto acclarato, che la verità deve essere perseguita, poiché non è quella emersa dal processo di Viterbo e che quindi c’è bisogno di nuove indagini”.


“Noi pensiamo
- ha aggiunto Bongiovanni - che Attilio Manca sia stato ammazzato dallo Stato-mafia”. “Quale poteva essere il motivo dell’assassino del dottor Manca? - si è chiesto il direttore - Attilio probabilmente ha visitato Provenzano e anche avendo riconosciuto il suo volto, ciò non decreta una condanna a morte da parte della mafia. L’hanno ucciso perché ha visto personaggi istituzionali accompagnare Provenzano”.
Baldo alla fine della presentazione del libro ha auspicato che “l’unica speranza è nella Procura di Roma” e “per quanto la strada sia lunga” la verità deve essere trovata anche a distanza di tanti anni, nonostante “si combatta contro un mostro cosi grande”. “Se delle scelte sono giuste vanno compiute fino in fondo, per cercare di lasciare traccia e per dire che qualcuno in questo Paese ha lottato” ha concluso Baldo.



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