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borsellino s c barbagallo 2014 2L’incontro a Genova con gli studenti
di AMDuemila
"Dal presidente Mattarella mi aspetterei qualcosa di concreto e parole di conforto e di incoraggiamento per i magistrati che continuano la battaglia di Paolo, come Nino Di Matteo che a Palermo è sottoposto a minacce di morte quotidiane e che purtroppo da parte delle istituzioni non riceve messaggio di solidarietà". Lo ha detto Salvatore Borsellino, fondatore del movimento Agende Rosse e fratello del magistrato Paolo ucciso dalla mafia, a margine di un incontro con studenti sulla legalità che si è tenuto a Genova. "Io ho sollecitato le nostre istituzioni a portare messaggi di solidarietà nei confronti di Di Matteo ma risposte sono arrivate solo dal presidente del Senato Pietro Grasso".
"Da questi giovani - continua Borsellino - vengo a prendere la speranza e vengo a prendere la forza per continuare la mia lotta per la verità, per la giustizia, una lotta che farò fino all'ultimo giorno della mia vita. Per la giustizia e per quel fresco profumo di libertà di cui parlava mio fratello Paolo". L’incontro si è svolto al Teatro della Corte per partecipare a una iniziativa sulla legalità, organizzato dalla sezione genovese del movimento Agende Rosse. "Ci sono stati lunghi anni dopo il '92 nei quali ho smesso completamente di parlare - spiega Borsellino - e l'ho fatto quando avevo perso la speranza. Mio fratello sperava nei giovani per sconfiggere la mafia. Io non sono Paolo, ci ho messo del tempo a capirlo e quando ho capito cos'èra la sua speranza ho ricominciato a parlare". L'incontro è stato incentrato sulle parole legalità, sicurezza e giustizia. "Bisogna insegnare ai ragazzi che le regole e il loro rispetto difendono soprattutto chi è più debole - ha spiegato il procuratore generale di Genova, Valeria Fazio - e servono a garantire l'uguaglianza delle opportunità per tutti". Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha ricordato come "la legalità non è solo un problema di lotta alla mafia e alla criminalità organizzata ma è il rispetto delle istituzioni. La comunità può fare argine alla mafia usando tre leve: l'azione coordinata e intelligente delle forze di polizia e della magistratura; una grande cultura della legalità; l'azione per rimuovere tutte quelle condizioni sociali che favoriscono le azioni e la presenza della criminalità". Durante l'incontro c'è stata anche la lettura dell'elenco delle vittime della mafia nel 1992, l'anno delle stragi di Capaci e via D'Amelio con l'esecuzione del “Silenzio”.

Fonte ANSA

Foto © Giorgio Barbagallo

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