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pipitone lia2Il processo inizierà il prossimo 17 gennaio
di Aaron Pettinari
Antonino Madonia e Vincenzo Galatolo. Sono loro ad essere accusati di essere i mandanti dell'omicidio di Lia Pipitone (in foto), avvenuto il 23 settembre 1983, dopo che il padre si sarebbe sentito "disonorato" dalla figlia. Entrambi hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato ed il dibattimento avrà inizio il prossimo 17 gennaio.
La morte di Lia Pipitone per oltre trent'anni è stata avvolta nel mistero. A metà degli anni Duemila era finito in carcere Antonino Pipitone, padre della donna deceduto cinque anni fa, ma poi fu assolto per mancanza di riscontri alle accuse dei pentiti. Adesso però ci sono nuovi elementi. A riaprire il caso erano state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo che si aggiungono alle dichiarazioni di Angelo Fontana e Giovanna Galatolo.
"Mio fratello - ha raccontato Di Carlo ai magistrati - mi ha riferito che il padre di Lia, dinnanzi alla resistenza della figlia a cessare una relazione extraconiugale con un ragazzo, aveva deciso di punirla perché il capomandamento non voleva essere criticato per questa situazione incresciosa”.
Il pentito ha poi aggiunto che “In quel periodo il capomandamento di Resuttana, da cui dipendeva l'Acquasanta era Ciccio Madonia, che però non prendeva decisioni in quanto o malato o detenuto. Invero, il comando era assicurato da Nino Madonia e dopo l'arresto di questi dal fratello Salvatore. Secondo la regola di Cosa nostra Madonia ha convocato Nino Pipitone al quale ha comunicato la decisione di risolvere il problema eliminando la figlia. Circostanza a cui Pipitone non si è sottratto nel rispetto della mentalità di Cosa nostra che condivideva in pieno”. “Sempre secondo le regole di Cosa nostra - ha messo a verbale il collaboratore di giustizia - ha convocato Galatolo, in quel periodo responsabile della 'famiglia' era Vincenzo, al quale ha affidato l'esecuzione materiale dell'omicidio”.
Sulla scorta di queste dichiarazioni il pm Francesco Del Bene ha chiesto ed ottenuto il processo nei confronti dei due imputati. Costituite come parte civile il marito e il figlio di Lia Pipitone, Gero e Alessio Cordaro, con l'assistenza dell'avvocato Nino Caleca. Pipitone è stato assolto in tutti e tre i gradi di giudizio.

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