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comm antimafia sicilia 2016La Commissione antimafia in Sicilia per far luce
di Rino Giacalone

“Abbiamo sconfitto la mafia contro la quale combatterono Falcone e Borsellino. Oggi abbiamo innanzi una mafia che è mutata, che uccide di meno ma incide di più nella vita sociale, politica ed economica del Paese”. Sono le parole della presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, espresse a conclusione della tre giorni siciliana, una missione durante la quale numerose sono state le audizioni ma c’è stata anche la significativa presenza alle manifestazioni a ricordo dei 24 anni dalla strage di via d’Amelio.

“Abbiamo ritardi anche politici da scontare – ha detto la Bindi – Falcone e Borsellino non sono stati mai ascoltati da una commissione antimafia, a 24 anni dalla strage di via d’Amelio abbiamo ascoltato Lucia Borsellino, figlia del procuratore aggiunto Paolo ucciso con la sua scorta il 19 luglio del 1992, a lei abbiamo promesso il nostro impegno, ma dobbiamo anche dire che si tratta di restituire non solo a lei e alla famiglia Borsellino, e ancora alla famiglia Falcone, alle famiglie dei poliziotti uccisi, dobbiamo restituire al Paese segmenti di verità”.

La nuova mafia. Il lavoro di audizione e raccolta dell’antimafia nel trapanese è stato lungo e complesso. D’altronde, è qui, nella terra di Trapani, che da sempre le mafie hanno mostrato la loro versatilità. Come ha spiegato bene il vicepresidente della commissione, Claudio Fava, “esiste una nuova cupola fatta di mafia e massoneria”. Come a Castelvetrano, per esempio, dove c’è un “anomalo concentrato di logge segrete”. Senza dimenticare tuttavia che è questa “la terra dove il boss latitante Matteo Messina Denaro ha costruito il proprio sistema di potere”. “Lavoreremo per capire meglio – ha aggiunto il deputato Pd Davide Mattiello – ma abbiamo la forte impressione che qui bisogna cercare quell’accordo forte denunciato ieri a Palermo dal procuratore generale Scarpinato sull’esistenza di un fronte masso-mafia che a Messina Denaro ha garantito altolocate coperture per la sua ventennale e perdurante latitanza”.

Magistrati sotto pressione. “Ci siamo trovati a fare un viaggio nel tempo – ha detto il senatore Mario Giarrusso dei 5 Stelle – Non è possibile sentire parlare nel 2016 magistrati con le stesse parole di altri magistrati, quando a Trapani negli anni ’80 si scopriva la famosa loggia segreta Iside 2”. Quella trapanese poi deve essere davvero una mafia-massoneria potente, “se è vero – per dirla ancora con le parole Fava – che un alto dirigente della Regione, la segretaria generale sarebbe addirittura iscritta ad una loggia massonica segreta di Castelvetrano. In commissione nazionale antimafia verranno convocati i vertici degli ordinamenti massonici italiani: “Chiederemo loro se sono a conoscenza di logge segrete e, nel caso, perché non abbiano denunciato. Se dovessero essere all’oscuro, al contrario, chiederemo loro di agire per espellere questi corpi, fornendo collaborazione all’autorità giudiziaria”, la conclusione sul tema mafia e massoneria della presidente Bindi.

Dalle audizioni emerge un quadro pesante anche a proposito degli uffici giudiziari trapanesi. Sullo scenario già descritto delle connessioni tra mafia e massoneria, si è sviluppata un’attenzione che poteri occulti dedicano proprio alla Procura di Trapani. “Nel 2016 – ha detto il senatore 5 Stelle Giarrusso – sentiamo magistrati inquirenti che dicono non sentirsi al sicuro nelle proprie stanze, che non lasciano documenti in ufficio, un clima assurdo che rimanda ad altri tempi e altre vicende”. Parole che, di fatto, concordano con quelle di Fava: “Siamo preoccupati del clima pesante che riscontriamo nei confronti degli uffici giudiziari, abbiamo l’esatta percezione che c’è una Procura sotto tiro, con intrusioni e pedinamenti. Sono le reazioni illecite di chi con fastidio giudica il lavoro della Procura. Ci sono troppe attenzioni che arrivano da parte di ambienti inquietanti verso cui la Commissione avrà scrupolo e attenzione”. Su questi temi sono stati sentiti dalla commissione antimafia in prefettura a Trapani il procuratore della Repubblica Marcello Viola ed i pm Marco Verzera e Andrea Tarondo, e le dichiarazioni rese dai magistrati sono state secretate.

Caso Rostagno e i depistaggi. In particolare la commissione antimafia ha ascoltato i giudici della Corte di Assise che hanno processato e condannato due boss mafiosi all’ergastolo, Vincenzo Virga e Vito Mazzara, per il delitto del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, risalente al 1988. “Abbiamo apposta voluto ascoltare i giudici Angelo Pellino e Samuele Corso, presidente e giudice a latere della Corte – ha detto la presidente Bindi – perché interessati al processo e interessati a conoscere la fase dei depistaggi”. “Non escludo – ha aggiunto Fava – che per questo delitto si faccia ciò che è stato fatto per altri analoghi delitti. Chiederò l’apertura di un Comitato per far luce sui depistaggi dell’omicidio Rostagno” ha confermato Fava. “Come avvenuto per l’omicidio di Peppino Impastato, spero che – alla luce della sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Trapani – sia istituito un Comitato (interno alla Commissione) per far luce sui depistaggi che hanno impedito il raggiungimento della verità sulla morte di Mauro Rostagno e sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini”. Il processo per l’omicidio del giornalista-sociologo è recentemente approdato dinanzi la Corte d’Appello di Palermo, ma è tuttora in corso un indagine a carico di dieci persone, accusate di falsa testimonianza. Ma di una commissione di indagine non è escluso che si parli anche a proposito del processo per la strage di Pizzolungo del 1985. Anche durante i dibattimenti dedicati alla strage dove morirono Barbara Rizzo Asta ed i suoi figlioletti di sei anni, Giuseppe e Salvatore Asta, è possibile scorgere depistaggi gravissimi. Ancora oggi non si conosce perché il pm Carlo Palermo, destinatario di quell’attentato, doveva essere ucciso e non sappiamo perché sono morti quella mamma e i suoi figli. Nelle sentenze è scritto che gli autori erano quelli condannati in primo grado e assolti definitivamente in Cassazione. C’è la confessione del pentito Leonardo Messina che racconta di un incarico arrivato da Riina al capo della mafia di Caltanissetta, Piddu Madonia, per avvicinare i giudici popolari di quella Corte di Assise di Appello che processava gli esecutori della strage. “Credo – ha aggiunto Fava parlando del processo Rostagno – che attraverso l’incrocio di alcuni interrogatori si possano ricostruire quelle manine che hanno reso maggiormente difficoltoso il raggiungimento della verità’ sull’omicidio. La sentenza sul processo Rostagno è eloquente di un sistema che, attraverso una rete di connivenze, riusciva a garantire un sistema di coperture efficace. Era un meccanismo collaudato? Spero che questo Comitato possa chiarirlo”.

Caso Castelvetrano. La commissione ha sentito il sindaco di Castelvetrano Felice Errante e l’ex capogruppo del Pd Pasquale Calamia.”Ci saremmo aspettati una presa di distanza del sindaco di Castelvetrano che non c’è stata. E le vicende del Consiglio comunale ci inquietano”. Così la presidente Bindi ha commentato il comportamento assunto dal sindaco quando il consigliere comunale Lillo Giambalvo, intercettato nell’ambito di un’indagine, ha usato espressioni di stima ed elogio nei confronti del boss mafioso latitante, Matteo Messina Denaro. A tal proposito, Fava ha rimarcato il fatto che Errante ha in giunta tre assessori iscritti alla massoneria. “Se Castelvetrano fosse in Baviera non ci porremmo questo problema; ma si tratta della città di Messina Denaro”, ha detto. Sul boss, latitante dal ’93, la Bindi ha aggiunto: “Aspettiamo anche noi la buona notizia”, riferendosi chiaramente alla cattura. Poi la Bindi è tornata sui comportamenti del sindaco Errante sottolineando come anomala la presenza in Giunta di assessori appartenenti alla massoneria. E alla domanda se pensa come necessarie le dimissioni del sindaco ha risposto ricordando che lo stesso Errante aveva annunciato le sue dimissioni, rinviandole proprio a dopo la sua audizione dinanzi alla commissione antimafia: “Castelvetrano – ha detto l’on. Bindi – è un interessante spaccato del rapporto tra mafie e pubbliche amministrazioni, è l’esempio di una nuova frontiera del rapporto della mafia e della massoneria con la politica, di fronte alle parole di un consigliere comunale intercettato a esaltare la figura del boss Messina Denaro ci saremmo aspettati presa di distanza che non c’è stata, abbiamo trovato invece una Giunta che ha mandato all’aria un accordo elettorale per portare in Giunta aderenti a logge massoniche, non vorremmo che dietro questa operazione trasformistica ci sia una scelta apposta arrendevole, una scelta che cozza con il lavoro di magistratura e investigatori che operano per assicurare legalità a questa provincia”.

Beni confiscati. Anche su questo tema l’audizione dei magistrati trapanesi è stata in parte secretata, conferma che ci sono indagini in corso. A essere sentiti sono stati i vertici della Calcestruzzi Ericina Libera, Giacomo Messina, il presidente della coop che gestisce l’impianto che è stato confiscato al capo mafia di Trapani Vincenzo Virga, l’ing. Gisella Mammo Zagarella, amministratore delegato, e il Luigi Miserendino, amministratore giudiziario. La commissione ha appreso di un progetto importante che tende a mettere in rete le imprese sequestrate e confiscate che producono calcestruzzo nella provincia di Trapani. Rappresentano l’80 per cento delle imprese del settore esistenti nel trapanese. Metterle in rete significherebbe salvarle dal fallimento ma il progetto segna il passo, risposte che devono arrivare dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati non arrivano. “Tempo ne è passato troppo, credo – ha detto la presidente Bindi – che in commissione il prefetto Postiglione debba venire a dare delle risposte, ho capito che molto dipende da delle risposte che deve dare la direzione regionale dell’Agenzia dei beni confiscati, credo che l’Agenzia siciliana abbia troppa voce in capitolo”. La Calcestruzzi Ericina Libera oggi si trova in difficoltà anche per mancanza di mezzi adeguati mentre sotto il sole e destinati a deperire restano altri mezzi che appartengono a imprese confiscate. La Calcestruzzi Ericina Libera ha chiesto l’assegnazione, ma l’agenzia regionale è rimasta in silenzio. Intanto sembra che alcuni automezzi appartenenti sempre a imprese del settore del calcestruzzo siano addirittura finiti assegnati a comandi territoriali dei vigili del fuoco.

Tratto da: narcomafie.it

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