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di AMDuemila
I ragazzi delle scuole di Palermo incontrano Di Matteo
I ragazzi dell'Istituto Magistrale “Regina Margherita”, del Liceo Statale “G. A. De Cosmi”, del Liceo Scientifico “Benedetto Croce”, quelli del “Ferrara”, del “Vittorio Emanuele”, del “Meli”, dell'istituto “Borsellino”, del “Duca degli Abruzzi-Libero Grassi” ed ovviamente quelli del “Damiani Almeyda - Crispi”, che hanno ospitato l'evento nello splendido Auditorio, ieri hanno avuto modo di incontrare il magistrato palermitano, Antonino Di Matteo e rivolgere le loro domande sulla mafia, l'antimafia, la giustizia, la ricerca della verità sulle stragi. L'occasione è stata data dall'evento “Memoria è impegno”, organizzato da “Scorta civica” (il cartello di associazioni e cittadini che per sostenere i magistrati minacciati dalla mafia) a conclusione di un percorso di legalità effettuato nelle scuole nel corso dell'anno e che ha visto le stesse preparare alcuni elaborati che saranno pubblicati proprio sulla nostra testata. Dopo la consegna di attestati e targhe si è avuto il dibattito. Sia il portavoce di Scorta civica, Giorgio Colajanni, che il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni, intervenuto telefonicamente, nel congratularsi per gli scritti, hanno invitato i ragazzi ad informarsi, seguire delicati processi come quello sulla “trattativa Stato-mafia” e quelli sulle stragi, “Capaci bis” e “Borsellino quater”, perché “finché non sapremo la verità su quegli eventi forse non saremo veramente liberi in questo Paese, e quella verità va pretesa, va ricercata”. Con grande attenzione i ragazzi hanno poi ascoltato le parole del pm Di Matteo.


“La cultura della legalità deve partire dal basso - ha ricordato - È giusto che esistano questi incontri tra la magistratura e gli studenti. Solo così avremo la possibilità di cambiare la mentalità di questa società e quindi di sconfiggere la mafia”. Nel suo intervento, rispondendo alla curiosità e alle domande dei ragazzi, ha parlato dei rapporti tra mafia e potere, ha ribadito la necessità “che la magistratura sia dotata di strumenti come una nuova normativa sul voto di scambio politico-mafioso ed anche un intervento sui tempi della prescrizione”. “La politica - ha aggiunto - per anni ha considerato la mafia elemento di esclusivo interesse penale, delegata alla giustizia penale mentre nel passato ci sono stati partiti politici che hanno caratterizzato la loro lotta anche nelle relazioni parlamentari, come fece Pio La Torre, che prima ancora che intervenissero i giudici, nella relazione di minoranza, denunciò con nomi e cognomi gli esponenti del potere mafioso”. E sulla sua condizione di magistrato più scortato d'Italia ha detto: “Non è importante sapere se ho paura. Credo che molto prima e più autorevolmente di me altri hanno parlato del coraggio. Il coraggio non è non provare paura ma andare avanti comunque, pur nella consapevolezza e nel timore che qualcosa possa succedere. Soprattutto da parte nostra, noi uomini dello Stato, serve una volontà di continuare a cercare la verità. Non che la verità non sia stata in parte acquisita, ma abbiamo una verità parziale su quelle stragi e delitti eccellenti. E una verità parziale è comunque una verità negata. E c'è questa esigenza di continuare a percorre la strada della verità. Lo dobbiamo anche alla memoria dei nostri morti”.

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