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abbatino mauriziodi Pietro Orsatti
Da più di un mese evito di scrivere di Roma. Mi sembra ormai totalmente superfluo: non interessa a nessuno, alla fine, dove si siano andati a cacciare la Capitale, la sua classe dirigente, i suoi cinque milioni di abitanti (di cui più di tre milioni residenti) e forse anche questo paese. Ho scritto due libri e decine e decine di articoli, ci ho messo anima e fatica per cercare di far emergere quello che stava succedendo a Roma in ormai cinque anni di lavoro. Con Floriana Bulfon, con cui ho scritto Grande Raccordo Criminale, avevamo anticipato di quasi un anno l’inchiesta Mafia Capitale e siamo rimasti inascoltati nonostante fossimo riusciti a descrivere con precisione come e chi si era preso Roma in decenni di sottovalutazioni.

Oggi assistiamo a una fetida campagna elettorale dove la parola mafia è nascosta, rimossa, sminuita. Oggi il sistema osceno di potere politico-economico-mafioso che ha governato – e governa – la città si riorganizza, si camuffa, si ricicla. C’è un processo in corso, certo. Ma nessuno sa che cosa sta avvenendo nel corso del dibattimento. E a nessuno frega niente.

Ieri Maurizio Abbatino (in foto), collaboratore di giustizia che negli anni novanta fu fondamentale per colpire l’organizzazione della Banda della Magliana, è formalmente fuori dal programma di protezione – ha riconsegnato i documenti della sua identità di copertura – e chiunque – e a Roma c’è una fila chilometrica di balordi pronti a farsi avanti – può tranquillamente raggiungerlo, ucciderlo, cancellarne voce e memoria. Voce e memoria fondamentali in passato e certamente ancora utili ora in fase giudiziaria e processuale. Fosse solo per farsi notare dai nuovi padroni della Roma criminale. Con tanto di bollo e autorizzazione della procura di Roma, della procura nazionale Antimafia e del Ministero dell’Interno. Come vedete, alla fine a nessuno frega niente.

Roma Brucia. Che continui a bruciare.

Tratto da: orsattipietro.wordpress.com

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