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toga tribunale webQuesta la strada processuale per 23 imputati su 29
di AMDuemila
Si è svolta ieri mattina l’udienza preliminare del processo scaturito con la quinta tranche dell’inchiesta antimafia Gotha che ha disarticolato la scalata dei nuovi boss del barcellonese. Quasi la totalità degli imputati ha optato per il rito abbreviato, scegliendo cioè di essere giudicato già in questa prima fase processuale, allo stato degli atti del fascicolo, saltando la fase dibattimentale. Una scelta che consentirà loro di ottenere uno "sconto di pena", fino ad un massimo di un terzo del massimo previsto.
Una scelta effettuata da 23 dei 29 imputati. Altri quattro (Antonino Calderone, Agostino Campisi, Nunziato Siracusa e Maurizio Trifirò) hanno chiesto di patteggiare la pena mentre è stata momentaneamente stralciata la posizione dei due indagati Antonino Biondo e Filippo Munafò. Il primo per un impedimento del difensore impegnato in altro processo, il secondo per problemi di notifica. Il gip Eugenio Fiorentino, che presiede l’udienza, ha già fissato un calendario di udienze ed il prossimo 4 maggio si tornerà in aula per discutere le varie posizioni e per sentire le richieste dei Pm Vito Di Giorgio ed Angelo Cavallo, titolari dell'inchiesta.
Sono stati loro a raccogliere i racconti dei due più recenti pentiti dissociatisi dal clan di Barcellona, cioè Alessio Alesci e Franco Munafò, appartenenti al gruppo degli emergenti, le nuove leve guidate da Ofria jr e i giovani Chiofalo. Racconti che hanno trovato conferma anche nei verbali dei collaboratori già noti, come il mazzarroto Salvatore Artino, Salvatore Campisi di Terme Vigliatore, l’ex meccanico di Oliveri Santo Gullo e Nunziato Siracusa.
I pentiti sono ora imputati insieme ai barcellonesi Bartolo D’Amico (26) Santino Benvenga (23) Antonino Biondo (40), Antonino Calderone (40); Marco Chiofalo (22), Salvatore Chiofalo (26), Giovanni Fiore (26), Antonino Genovese (33) anni, Giuseppe Ofria (21); i mazzarroti Carmelo Crisafulli (25), Angelo Bucolo (38), Giuseppe Cammisa (36) Pantè (45), Giovanni Pino (32), Miloud Essaoula (26) Giuseppe Reale (29), Orazio Salvo (30) infine il boss, Tindaro Calabrese (42) e Salvatore Calcò Labbruzzo, (63). Ancora: Agostino Campisi (54) di Terme Vigliatore residente a Terme Vigliatore; anni, di Mazzarrà Sant’Andrea; Filippo Munafò, 30 anni, di Furnari Mario; Sebastiano Torre, 38 anni, di Mazzarrà Sant’Andrea e Maurizio Trifirò, 36 anni, di Terme Vigliatore.
Secondo l’accusa il gruppo gestiva un ampio giro di stupefacenti e cercavano anche di controllare il giro delle estorsioni ai locali notturni ed alle discoteche dove pretendevano di entrare gratuitamente e consumare senza pagare.
Quando ciò non è avvenuto non hanno esitato ad appiccare il fuoco al locale di Portorosa il 13 agosto 2014 oltre a pestare a sangue un buttafuori che non aveva permesso al boss Ofria di entrare nel locale.
Il 3 dicembre 2014 è invece andata a fuoco la Eolo d'oro, la nave da 32 metri del gruppo Navisanl impiegata per le mini crociere alle Eolie. A deciderlo è stato un altro giovane emergente, il milazzese Giovanni Fiore, ansioso di mettersi in luce con i capi barcellonesi ma anche con la famiglia della sua fidanzata, direttamente concorrenti della famiglia Salamone, titolari della Navisal.

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