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toga web8Mancano i soldi per mantenerlo a Reggio Emilia
di Sara Donatelli
“Ho inviato ieri al Ministero della Giustizia una lettera. Che si assuma la responsabilità politica su dove dovrà essere celebrato il processo Aemilia.  Allo stato attuale, il dibattimento non si può tenere a Reggio Emilia”. E’ questo l’atto d’accusa del presidente del tribunale di Reggio Emilia, Francesco Maria Caruso. Parole dure, durissime, pronunciate durante il convegno organizzato dall'Ordine dei commercialisti reggiani dal titolo «Contrasto alla attività delle organizzazioni criminali e gestione dei beni sequestrati e confiscati». Il Presidente Caruso ha sottolineato il fatto che una soluzione fattibile per mantenere il processo in Emilia Romagna, in realtà, esisterebbe già: si tratterebbe di allestire una tensostruttura nel cortile del tribunale, con una serie di interventi aggiuntivi inerenti alla sicurezza. “Ma sono necessari circa 100mila euro e nessuno si è detto disponibile a impiegare nemmeno un euro. Non c'è un euro per l'operazione Aemilia”.

Le udienze preliminari del processo Aemilia si stanno tenendo presso il padiglione 19 della BolognaFiere. Una volta terminata questa prima fase, il procedimento penale entrerà nel vivo del suo pieno svolgimento, ma il rischio di un decentramento a Firenze si fa sempre più concreto. Ed è un rischio che comporterebbe non solo un rallentamento del processo (i giudici, i cancellieri e i fascicoli dovrebbero essere trasferiti nel capoluogo toscano) ma si priverebbe l’intera regione di un’occasione unica: la possibilità di seguire un processo che sta svelando come la presenza della ‘ndrangheta abbia influenzato l’economia e la politica locale. Subito dopo il Presidente Francesco Maria Caruso, ha preso la parola anche il Sostituto Procuratore della DDA di Bologna Marco Mescolini, che insieme ai colleghi Beatrice Ronchi ed Enrico Cieri, rappresenta l’accusa all’interno processo. “Non posso non raccogliere la preoccupazione del presidente del tribunale di Reggio Emilia. A Bologna, però, la Regione ha fatto uno sforzo mostruoso per riuscire ad allestire l'aula bunker per l'udienza preliminare, per cui credo che si riuscirà a fare anche il dibattimento qui a Reggio Emilia”. L’aula che dovrà ospitare la fase dibattimentale del processo dovrà avere dimensioni considerevoli, considerando il fatto che, oltre alla presenza dei 150 imputati che hanno optato per il rito ordinario, dovrà ospitare avvocati, parti civili ed anche il pubblico che vorrà assistere alle udienze. Si tratterebbe, in poche parole, di costruire una vera e propria aula bunker. Nel frattempo, durante l’ultima udienza, Giulio Gerrini, ex capo ufficio Lavori Pubblici del Comune di Finale Emilia, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Tutto ciò comporterebbe, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena e la non audizione di testimoni che, in realtà, sarebbe molto importante ascoltare (come ad esempio il sindaco Fernando Ferioli e l’assessore Angelo D’Aiello). Gerrini, accusato di abuso d'ufficio continuato con l'aggravante di aver favorito l'associazione con la sua condotta,  ha presentato una memoria difensiva e potrà chiarire la sua posizione in merito ai suoi rapporti con l'impresa Bianchini Costruzioni Srl e alle strategie adottate nei numerosi appalti post sisma, a partire dall'11 gennaio, data in cui avrà inizio il procedimento penale per tutti coloro che hanno richiesto di essere giudicati con riti speciali.

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