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latrattativa-film-guzzantiSuccesso per il film della Guzzanti
di Sara Donatelli - 13 aprile 2015
Domenica 12 aprile a Carpi, presso la Sala Congressi è stato proiettato il film “La Trattativa”. L’evento, organizzato dal Movimento delle Agende Rosse Gruppo Mauro Rostagno di Modena, insieme ad Antimafia Duemila e all’Associazione Onlus “Funima International”, ha visto una grande partecipazione da parte del pubblico in sala, totalmente immerso nel film durante i cento minuti della proiezione, con uno sguardo quasi smarrito quando le luci si sono riaccese. Fa sempre questo effetto il film della Guzzanti: anche chi lo ha visto e rivisto riesce sempre a sorprendersi davanti ai piccoli ma significativi particolari che vengono messi in evidenza dalla regista, abile nel saper racchiudere in quasi due ore una storia che dura da vent’anni. Una storia non conosciuta da alcuni, ma ignorata da tanti. Al termine della proiezione è seguito un dibattito, che ha visto protagonisti il Direttore di Antimafia Duemila, Giorgio Bongiovanni, e Pierluigi Senatore, giornalista di Radio Bruno. Tanti i temi trattati: dalla morte di Paolo Borsellino, alla mancata perquisizione del covo di Riina, fino ad arrivare ai giorni nostri, a quel Patto del Nazareno che il Direttore di Antimafia Duemila ha definito come “una vera e propria trattativa”. “E’ molto importante che il film di Sabina Guzzanti venga proiettato ancora oggi. Nonostante il film sia stato boicottato fin dall’inizio,  fortunatamente grazie al lavoro di semplici cittadini esso viene quasi quotidianamente riproposto in tutta Italia: nelle scuole, durante le conferenze, all’interno delle sale cinematografiche. Si tratta sicuramente di un ottimo segnale: non ci si vuole più voltare dall’altra parte, ma si vuole guardare in faccia la realtà che, seppur triste, risulta essere l’unica strada percorribile affinché si possa finalmente arrivare ad ottenere giustizia su quelle stragi del 1992-1993 che portarono alla morte non solo di magistrati o agenti di scorta, ma anche di innocenti civili, colpendo addirittura neonati e bambini”.

La discussione si è poi spostata sul nuovo libro “Processo alla trattativa stato-mafia: tre procure, tre verità” scritto dal giornalista dell’ANSA Giampaolo Grassi. Nel saggio, l’autore ripercorre le indagini delle tre procure di Firenze, Palermo e Caltanissetta, componendo un intricato puzzle fatto di requisitorie, atti giudiziari e sentenze ed evidenziando tre differenti posizioni. Quella dei  PM di Firenze, titolari delle indagini sulle stragi dei Georgofili, di Roma e Milano del 1993-1994, viene ricostruita da Sandro Crini che afferma “i contatti e le relazioni della mafia con persone appartenenti a determinate presenze istituzionali, sono argomenti suggestivi, ma i fatti sono un'altra cosa”. Ben nota è la posizione della Procura di Palermo, i cui PM Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi  seguono il processo sulla trattativa stato-mafia. La Procura di Caltanissetta, che indaga sugli attentati a Falcone e a Borsellino, lega infine i contatti Stato-mafia all'omicidio del giudice Borsellino. Il giornalista di Radio Bruno, Pierluigi Senatore, ha chiesto al Direttore di Antimafia Duemila quale sia la sua impressione al riguardo: “Ad oggi colui che è costantemente sottoposto a minacce di morte è il magistrato Antonino Di Matteo. Il fatto che la Procura di Palermo sia talmente esposta a queste intimidazioni è probabilmente frutto del fatto che essa sta toccando i fili giusti, avvicinandosi più di altri alla verità. Non dimentichiamo che appena un anno fa Riina ha emesso dal carcere una vera e propria sentenza di morte nei confronti del PM palermitano, seguito dal boss latitante Matteo Messina Denaro. E non dobbiamo nemmeno sottovalutare le parole del neopentito Galatolo che doveva partecipare all’attentato contro Di Matteo, confessando che il tritolo per ucciderlo è già arrivato a Palermo. Alla mafia non interessano le beghe tra magistrati o procure; alla mafia interessa fermare il più pericoloso. E qui nessuno mi può smentire dal punto di vista della logica”. Viene anche analizzata la figura del testimone chiave del processo sulla trattativa stato-mafia: “Massimo Ciancimino ha fatto una scelta: quella di abbattere il mito mafioso che pesava sul proprio cognome, volendo così offrire una possibilità di riscatto al figlio, che porta il nome del nonno, Vito Ciancimino. Massimo Ciancimino è un testimone importantissimo e bisogna sottolineare come diverse delle sue dichiarazioni e testimonianze siano state ampiamente provate. Ma ha anche compiuto errori che gli sono costati il carcere”. Infine si analizza il ruolo di Totò Riina che, come afferma il Direttore di Antimafia Duemila, “può viene considerato come un simbolo da alcuni giovani. Qualsiasi criminale infatti, aldilà del fatto che Riina sia sottoposto al regime del 41 bis, lo identifica come una sorta di “papa” della mafia ed è dunque ancora oggi un grande punto di riferimento”. Un pomeriggio ricco di informazioni dunque, quello vissuto ieri dalla popolazione di Carpi che si è mostrata molto sensibile al tema del contrasto a quella piovra che con i suoi tentacoli è arrivata ad infiltrarsi anche in una terra, come l’Emilia Romagna, che fino a pochi anni fa poteva considerarsi “immune dalla metastasi del cancro mafioso”.