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029Video e Fotogallery
di Miriam Cuccu - 1° aprile 2015

La proiezione del film al cinema di Campiglione di Fermo
Se più di 500 persone hanno riempito due sale di un cinema per la proiezione del film La Trattativa – giunto alla 528ma proiezione grazie a una distribuzione partita da associazioni e cittadini di tutta Italia – è segno che un interesse si sta smuovendo. Una nuova volontà di conoscere e capire la storia, che è quella del paese in cui siamo nati e cresciuti. E perché partire proprio da quei dialoghi intercorsi a cavallo delle stragi degli anni ’90 tra Stato e mafia? “La trattativa è un atto fondativo della seconda repubblica, non uno scandalo come un altro – spiega Sabina Guzzanti, regista del film, ospite nella serata di ieri organizzata da Antimafia Duemila, la Provincia di Fermo, il Tavolo della Legalità e Agende Rosse Fermo a Campiglione, nelle Marche – è un attacco alla democrazia le cui conseguenze le stiamo pagando ancora oggi. A fare questo film mi ha spinto l’idea che, dando un punto di vista che sia poi condiviso sulle radici del nostro paese, si possa poi voltare pagina”. Al dibattito seguito alla proiezione (moderato da Anna Petrozzi, caporedattore di Antimafia Duemila) hanno preso parte anche il direttore, Giorgio Bongiovanni, e Salvatore Borsellino con un collegamento skype. È proprio il fratello del giudice ucciso in via D’Amelio, più di tutti, ad aver vissuto sulla propria pelle le conseguenze del trattare: “Con Paolo vivo la trattativa non sarebbe mai andata avanti – spiega Salvatore – Paolo sapeva di dover morire, la trattativa ha sacrificato servitori dello Stato (quello vero, ndr) e ha salvato la vita di alcuni politici che non avevano rispettato i patti con Cosa nostra. Per questo hanno fatto sparire l’agenda rossa, che mio fratello negli ultimi giorni prima di morire portava sempre con sé. Ma ancora più grave – ha precisato – è la congiura del silenzio che ha coperto la trattativa, dalla politica sia di destra che di sinistra. Cosa sarebbe successo – si è chiesto Borsellino – se tutto questo fosse venuto alla luce subito dopo via D’Amelio? Peggio che la rivoluzione. Ora che la gente potrebbe insorgere, però, sono passati troppi anni. È l’informazione che manca, altrimenti la gente reagisce”.

FOTOGALLERY © Paolo Bassani


E le informazioni sulla trattativa, ha sottolineato Bongiovanni, sono basate su “fatti reali e atti giudiziari” al vaglio, in questo momento, dei pm che conducono il processo, Di Matteo, Del Bene, Teresi e Tartaglia. “Di Matteo è stato prima condannato da Riina, poi Galatolo rivela il progetto di un attentato, Messina Denaro dice che ‘è andato troppo oltre’. Chi lo vuole morto sono personaggi potenti, invisibili, che hanno chiesto il favore di uccidere Di Matteo. Per proteggerlo – ha detto Bongiovanni – dobbiamo prestare attenzione agli eventi, superare le divisioni politiche e non, cercare di capire e combattere il fenomeno mafioso. Dobbiamo intervenire con tutti i mezzi possibili”. “Sogno che questo paese si liberi dalla mafia” ha continuato la Guzzanti, che la speranza intesa come “manipolazione, qualcosa che ci viene regalata dai potenti” sia sostituita “dalla speranza vera che deriva dalla razionalità, dalla fiducia in noi stessi come esseri umani. Abbiamo creduto fin troppo, adesso basta! È ora di capire e partecipare perché solo così si fanno succedere le cose. E non è solo un sogno, so che lo vedrò”.

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