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marcinkus-calodi AMDuemila - 3 marzo 2015
"Il cassiere della mafia" Pippo Calò, condannato anche per la strage del rapido 904, "aveva rapporti di natura economica con esponenti della Banda della Magliana, con soggetti della chiesa, non con la Chiesa in generale, mi riferisco in particolare al cardinale Marcinkus."  A dirlo è il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè al processo sulla strage del treno Rapido 904 che si sta svolgendo a Firenze. Parlando dei molti rapporti che la mafia tesseva con ambienti di potere ha aggiunto: "Avevano rapporti importanti e interessanti, con il mondo imprenditoriale ed economico e finanziario" .
"I rapporti con la Camorra c'erano - ha sottolineato Giuffrè - ma quando con Provenzano si parlava dei napoletani diceva che erano troppo litigiosi fra di loro".L'unico imputato a processo è il boss corleonese Totò Riina accusato di aver ordinato la strage del rapido 904 diretto da Napoli a Milano, che il 23 dicembre 1984 provocò 17 morti e 267 feriti, aprendo così il periodo delle stragi in Sicilia e in Continente che si susseguirono fino al 1993. Per questa strage infatti sono già stati condannati definitivamente nel 1992 i boss mafiosi Pippo Calo', Guido Cercola e Franco Di Agostino e l'artificiere tedesco Friedrich Schaudinn. Su Calò Giuffrè ha dichiarato anche: "L'unica cosa che mi ricordo è qualche frase detta da Calò nell'84, che era estraneo, di altro non so. Si parlava della strage e Calò portava avanti il discorso che lui di quella strage era accusato ingiustamente. Stava parlando con Michele Greco".

Sempre del cassiere di Cosa Nostra ha parlato un altro pentito sentito oggi nel corso dell'udienza, Luigi Giuliano, ex boss di Camorra Conobbe Pippo Calò "in modo fugace, trent'anni fa, in un ristorante. A quell'incontro c'era anche Roberto Calvi. Lo scopo dell'incontro era portare a termine un furto in un caveau di una banca dell'Ambrosiano, per prendere dei documenti in una cassetta di sicurezza. Il furto fu tentato, ma non ci riuscì". Giuliano avrebbe poi aggiunto che Calò è coinvolto nell'omicidio di Calvi.
Parlando della strage del Rapido 904, Giuliano ha citato il gruppo eversivo 'La Fenice' : "Io sono a conoscenza che anche i siciliani sono coinvolti in questa strage - ha detto - Mi dissero che si trattava di eversione criminale, non di politica, dove si sarebbero uccisi degli innocenti. Per questo fuggii. Misso poi mi disse: 'Siamo stati noi'". Giuseppe Misso, altro collaboratore di giustizia, camorrista, è stato ascoltato subito dopo e ha negato ogni suo coinvolgimento nella strage del Rapido 904: "Cercola - si è limitato a spiegare - mi diceva che l'esplosivo serviva per una strage, mentre Calò gli diceva che era per la guerra di mafia".  
Gioacchino La Barbera invece, sentito prima di Giuffrè, ha raccontato il suo stupore per la strage del Rapido 904:  "Quando ho fatto parte di Cosa nostra mi dissero che bisognava evitare di toccare i bambini" quindi "una strage del genere", come quella del Rapido 904, "negli anni '82 o '83 non collimava per niente che potesse essere di Cosa nostra".
Parlando degli altri omicidi di mafia "quelli nel paese per fare pulizia li decideva il mandamento - ha spiegato La Barbera - quelli eccellenti, politici, magistrati e stragi, era Totò Riina a decidere".
"Si aspettava la sentenza" del maxiprocesso "e dopo si è cominciato con la morte di Salvo, Salvo Lima e poi tutte le stragi del 1992 - ha aggiunto il pentito - Lo scopo era intimidire lo Stato e scendere a patti perché con la sentenza non si erano rispettati i patti con Cosa Nostra".

Fonte ANSA

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