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di Francesca Mondin - 20 gennaio 2015

Quando l’impegno civile è quotidiano

A distanza di un anno la società civile si ritrova, come ogni giorno, sotto il gazebo di Scorta civica per manifestare sostegno ai magistrati condannati a morte dalla mafia con il benestare di uno Stato colluso, in una simbolica scorta allestita davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo.
Da oltre un anno lo scopo è sempre lo stesso: Non far sentire soli i magistrati ma soprattutto pretendere che lo Stato si schieri a difesa e sostegno di questi uomini impegnati in prima linea contro la criminalità organizzata. Con azioni concrete come quella di disporre il “bomb-jammer” (dispositivo in grado di impedire l’uso di telecomandi adoperati per innescare l’attivazione di cariche esplosive, ndr), promesso dal Ministro dell’Interno Alfano a dicembre di due anni fa, per Nino Di Matteo, pubblica accusa al processo trattativa stato mafia assieme a Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia.
Eppure dalle istituzioni non è giunta ancora risposta, un anno di movimentazione civile ma anche di silenzi e promesse cadute nel vuoto.




Una storia di movimentazione civile.

“Scorta civica” di fatto nasce nel 2010 a Caltanissetta (su iniziativa di alcuni cittadini appartenenti al movimento delle “Agende Rosse”) in difesa dei magistrati nisseni minacciati dalla mafia.  Una scorta che si sarebbe replicata poi a Trapani in difesa del procuratore Marcello Viola e degli altri magistrati trapanesi nel mirino di Cosa Nostra. Dopo le condanne a morte di Totò Riina, registrate nelle intercettazioni del carcere di Opera contro il pm Nino Di Matteo, le associazioni antimafia di Palermo diedero inizio a Scorta Civica Palermo, una sigla che è diventata un simbolo di quella cittadinanza che non vuole lasciare soli i pm impegnati in indagini delicate. “Ogni palermitano che si definisce onesto dovrebbe essere qui a manifestare – aveva detto il primo giorno del presidio il rappresentante delle ‘Agende Rosse’ - Solo così costringeremo le Istituzioni a prendere una posizione chiara nei confronti dei magistrati. Non possiamo rivivere quello che è successo dopo l’omicidio Dalla Chiesa, non dimentichiamo che 10 anni dopo la strage di via Carini hanno ammazzato Falcone e Borsellino come se non fosse cambiato nulla. Ora, dopo vent'anni, ci ritroviamo tragicamente nella stessa situazione.” Pian piano il gruppo si è allargato e attivisti di altre regioni, alcuni politici, insegnanti e scuole superiori hanno aderito al presidio. Grazie ai tour di Addio pizzo, molte classi anche delle elementari e medie hanno partecipato. Il grande impegno di Scorta civica è stato quello di tenere sempre alta l’attenzione attorno a questi magistrati organizzando svariate iniziative a loro sostegno ogni qualvolta si verificassero delle azioni intimidatorie o d’isolamento per questi magistrati. Ad ogni udienza del processo Trattativa Stato-mafia dei rappresentanti di scorta civica erano presenti, anche nelle trasferte a Roma e Milano. Nell’arco dell’anno Scorta civica ha promosso eventi sportivi come la biciclettata a sostegno di Nino di Matteo, e vari sit-in, presidi e raccolte firme in più parti d’Italia per chiedere che venisse reso disponibile il “bomb-jammer” per la sicurezza del magistato Nino Di Matteo . Ultima fra tutte l’iniziativa culturale “Fare scruscio”, dove sono stati invitati teatri, cinema, scuole, pub e ristoranti a “schierarsi” per non lasciare solo Di Matteo e i suoi colleghi Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi, leggendo e condividendo in pubblico un testo che evidenziasse la pericolosa situazione che stanno vivendo alcuni magistrati palermitani.

Un anno di menzogne: il bomb jammer mai arrivato

Era il 3 dicembre 2013 quando il ministro dell’Interno Angelino Alfano, durante una conferenza stampa aveva dichiarato che per il dott. Di Matteo il dispositivo anti bomba “era stato reso disponibile”. Il bomb jammer proposto dal ministro però era un modello di prima generazione che portava con sé pericolose controindicazioni per la salute umana, motivo per cui il pm Di Matteo aveva dovuto rifiutare tale dispositivo. Successivamente  durante la trasferta milanese della commissione parlamentare antimafia l’on. Giulia Sarti aveva chiesto indicazioni riguardo l’effettivo utilizzo del “jammer” in Italia.  In quell’occasione il ministro Alfano aveva dichiarato che  “Riguardo al mezzo elettronico cui faceva riferimento l’onorevole Sarti noi l’abbiamo già reso disponibile, salvo un’accurata verifica tecnica”. All’epoca aveva anche detto che secondo le sue previsioni, lo studio che si stava effettuando si sarebbe concluso presto: “Non posso dire l’ora o il giorno, ma mi sento di dire che si concluderà in un ristrettissimo lasso di tempo, certamente nei prossimi giorni”.
Il 12 aprile scorso Scorta Civica e Agende rosse hanno organizzato una manifestazione nazionale a Roma proprio per chiedere a gran voce risposte esaustive sulla disponibilità del “jammer”. Quel giorno Salvatore Borsellino (fratello del magistrato Paolo e fondatore del Movimento Agende rosse, ndr) avrebbe dovuto consegnare direttamente al Ministro Alfano le firme raccolte in tutta Italia. Ebbene, anche in quell’occasione il ministro dell’Interno si era dimostrato per nulla interessato ad una questione così delicata e nonostante Borsellino avesse concordato l'appuntamento tramite la prefettura di Palermo, Alfano non si presentò nemmeno perchè impegnato al congresso del Nuovo centrodestra. 
Nell’arco dell’anno, in tutta Italia, sono stati fatti sit-in e manifestazioni per chiedere esplicitamente il “bomb-jammer” per Nino Di Matteo. Sui balconi di tutta la Penisola sono comparsi i lenzuoli per esprimere la solidarietà al magistrato, e perfino in Argentina è stata realizzata una manifestazione intitolata “Todos somos el fiscal Di Matteo” davanti al Consolato italiano di Rosario.
Sono passati nove mesi dalla manifestazione nazionale e un anno e 47 giorni dalla prima dichiarazione di Alfano sulla messa a disposizione immediata del Bomb jammer. Ancora Borsellino attende una risposta e Di Matteo non ha nessun dispositivo anti bomba che lo protegge.

Nel mentre negli ambienti antimafia il clima di tensione e allarme continua ad aumentare a tutti i livelli. Ad ottobre scorso è stato trovato un proiettile da guerra di grosso calibro in dotazione alle forze armate israeliane tra il vecchio ed il nuovo tribunale, fatto inquietante che si aggiunge alle varie  telefonate anonime di allarme bomba. A gennaio del 2014 erano state recapitate pesanti intimidazioni al procuratore aggiunto Teresa Principato, impegnata nelle indagini sul super latitante Matteo Messina Denaro, Tra il 2 e il 23 settembre il procuratore generale Roberto Scarpinato era stato destinatario di due chiari messaggi intimidatori che lo mettevano in guardia e lo invitavano a non continuare le indagini sulle quali stava lavorando, un nuovo filone sui possibili contatti tra il generale Mario Mori (imputato per favoreggiamento a Cosa nostra) e la P2 . In ultimo a novembre, alle dichiarazioni su una possibile attentato al pm Di Matteo fatte dal collaboratore di giustizia Antonio Zarcone si sono aggiunte le rivelazioni del neo pentito Galatolo che ha svelato un vero e proprio progetto di morte nei confronti del pm Nino Di Matteo con tanto di tritolo pronto per il botto.

La forza della società civile
Inutile dire che in questi ultimi mesi si respira sempre più un'aria simile a quella degli anni ‘90, quando Falcone e Borsellino vennero fatti saltare in aria nel silenzio assordante delle Istituzioni e della cittadinanza stessa. “Se guardo al passato – aveva detto Salvatore Borsellino durante una delle manifestazione di Scorta civica davanti al tribunale di Palermo – non posso fare altro che constatare che se all’epoca ci fosse stata una forte presa di posizione dell’opinione pubblica, si sarebbe ottenuto l’effetto di far arrivare a Giovanni e a Paolo quel sostegno che invece è mancato.”
Il fatto stesso che oggi Scorta civica Palermo compia un anno dimostra che il germe del cambiamento può attecchire anche nella terra dove la mafia e la corruzione hanno solidissime radici.
Il compito importante che investe ora Scorta civica è quello di fare “cittadinanza”. Continuando a pretendere l’intervento dello Stato e moltiplicare il proprio intervento nel territorio con coscienza, invitando la cittadinanza tutta a prendere posizione per far fronte unico contro la criminalità organizzata e l’alone di compiacenze che lo circonda, senza cadere nelle divisioni interne che troppo spesso rischiano di logorare iniziative civili promettenti.

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