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marina-militare augustadi Miriam Cuccu - 15 dicembre 2014
Operazione "Ghost ship": sei fermi, tre sono militari
Proseguono le operazioni su "Mafia Capitale", l'inchiesta che ha rivelato l'esistenza di un'organizzazione criminale capeggiata da Massimo Carminati, ex appartenente della Banda della Magliana. Questa volta, dei sei nuovi arrestati nell'operazione "Ghost ship", tre sono militari. Tra questi c'è Massimo Perazza, detto "il romanista", personaggio già conosciuto nell'inchiesta madre "Mondo di mezzo", che aveva arrestato 37 soggetti tra cui lo stesso Carminati e Salvatore Buzzi, imprenditore vicino al capo criminale. Tra Perazza e Roberto Lacopo (ugualmente arrestato in "Mondo di mezzo") sono già stati provati ripetuti contatti. L'operazione è stata effettuata dal Nucleo di polizia tributaria di Roma e coordinata dalla locale Procura della Repubblica.
Al centro dell'inchiesta il rifornimento di gasolio per la nave cisterna "Victory I".

Gli inquirenti hanno scoperto che quella nave era affondata nell'Oceano Atlantico più di un anno fa, nel settembre 2013. La banda criminale, però, continuava a rifornirla, sulla carta, di considerevoli quantità di carburante, grazie anche all'aiuto di esponenti della Marina Militare. Formalmente è stata certificata la consegna di 11 milioni di litri di gasolio (per un valore di 7 milioni di euro) al deposito della Marina Militare di Augusta, a Siracusa, che sarebbe dovuta andare alla ditta danese O.W. Supply a/s di proprietà di Lars P. Bohn, arrestato sempre nel corso del blitz. Per queste operazioni Bohn poteva contare sulla complicità di due società italiane che facevano da brokers: la Global chemical broker Srl di Massimo Perazza e la Abac Petroli di Andrea D’Aloja che, in qualità di complici, sono destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare. Il gip ha inoltre disposto il sequestro preventivo delle risorse finanziarie e dei beni delle persone fisiche e delle società coinvolte, pari a 7.401.248,36 di euro.
Secondo gli inquirenti, a fare da appoggio nel porto siciliano per la struttura criminale erano Mario Leto (capitano di Corvetta della Marina Militare, capo deposito della direzione di Commissariato Militare Marittimo di Augusta) e Sebastiano Di Stefano, (primo maresciallo, capo reparto Combustibili) che avrebbero preparato i falsi documenti. Altri soggetti che secondo l'accusa avrebbero collaborato sono i marescialli Salvatore De Pasquale e Salvatore Mazzone (già arrestato) in quanto avrebbero confermato l'effettiva consegna del gasolio alla "Victory I". Chi invece accertava la qualità del carburante, in realtà mai consegnato, era invece il tecnico chimico Francesco Ippedico.

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