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gulotta-giuseppe-2di Giuseppe Pipitone - 5 novembre 2014
Giuseppe Gulotta, ”incastrato” dai carabinieri per l’eccidio di Alcamo Marina, due militari uccisi nella casermetta la notte del 27 gennaio 1976. La richiesta sarà presentata oggi dall’avvocato Baldassare Lauria davanti alla corte d’assise di Reggio Calabria, la stessa che nel 2012 ha assolto il muratore nel processo di revisione. Gli autori dell’agguato non sono mai stati individuati

Gli hanno spezzato la vita in una notte d’inverno del 1976: tra pugni e sevizie lo hanno obbligato a confessare una strage che non aveva mai compiuto. E dopo averlo condannato per un’atrocità con cui non aveva niente a che fare, si sono accorti che quel processo era basato su prove false: solo che nel frattempo sono passati 36 anni.

Tanto ha dovuto aspettare Giuseppe Gulotta prima che una corte sancisse come lui con la strage della casermetta di Alcamo Marina, l’eccidio in cui il 27 gennaio del 1976 furono assassinati i carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, non c’entrasse nulla. Ed è per questo che oggi Gulotta chiederà allo Stato di essere risarcito per ventidue anni di ingiusta detenzione, trentasei dentro un incubo che sembrava senza uscita e una vita marchiata a fuoco dall’onta di essere indicato come un assassino. Quanto vale una violenza del genere? Secondo il legale di Gulotta, l’avvocato Baldassare Lauria, almeno 56 milioni di euro: se concesso sarebbe tra i risarcimenti più alti della storia repubblicana. Un calcolo basato su tre fattori principali: il fattore biologico, ovvero la distruzione della qualità della vita di Gulotta, che pesa per il 65 per cento della somma totale; il fattore economico, che si riferisce ai mancati guadagni dell’uomo che quando fu condannato in via definitiva (nel 1990) era titolare di una piccola azienda edile; poi c’è il capitolo dell’ingiusta detenzione, un milione di euro per ogni anno trascorso ingiustamente in carcere, e quindi ventidue milioni in totale. La richiesta del legale di Gulotta sarà presentata oggi davanti la corte d’appello di Reggio Calabria, la stessa che nel febbraio del 2012 ha sancito per la prima volta l’innocenza del manovale siciliano.

Dopo l’assoluzione di Gulotta anche Gaetano SantangeloVincenzo Ferrantelli  hanno fatto chiesto l’apertura di un processo di revisione. Ad accusarli ingiustamente per la strage di Alcamo Marina fu un altro ragazzo, Giuseppe Vesco, il primo arrestato dai carabinieri, che in macchina gli trovarono una delle armi usate nel duplice omicidio, poi torturato fino a quando non decise di tirare in ballo i suoi presunti complici, in realtà semplici conoscenti, che all’epoca avevano tra i 17 e i 18 anni. Le indagini sulla strage di Alcamo Marina erano guidate dal colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo: dopo l’omicidio dei due militari di stanza nella piccola casermetta della frazione marina di Alcamo, ci vollero poche settimane prima di arrestare Vesco e quindi trascinare in caserma Santangelo, Ferrantelli e Gulotta. Che vennero torturati fino ad ammettere di avere compiuto una strage con cui non avevano nulla a che fare. E mentre Santangelo e Ferrantelli fuggivano in Sudamerica, l’unico ad essere condannato era Gulotta: poi nel 2006 Renato Olino, un brigadiere che aveva partecipato alle indagini trent’anni prima, decise di raccontare la verità sulle torture, facendo scattare il processo di revisione davanti la corte calabrese.

La richiesta di risarcimento avanzata da Gulotta è, però, solo un capitolo di una storia che rimane ancora oggi un’incompiuta. I veri esecutori della strage di Alcamo Marina, infatti, non sono mai stati individuati: la ricostruzione giornalistica del programma Blu Notte collegò il fatto alla presenza nei dintorni della frazione marinara di una base di Gladio, l’organizzazione militare segreta attiva in Italia dal dopoguerra. Poco dopo l’arresto, Vesco, il ragazzo che per primo fu torturato per sputare fuori una verità fasulla, proverà in seguito a scagionare Ferrantelli, Santangelo e Gulotta, senza però mai riuscirci: fu  infatti trovato impiccato in carcere nell’estate del 1976. E anche se il ragazzo fosse privo di una mano, nessuno si chiese mai come fosse riuscito a fare da il nodo scorsoio.

Tratto da: loraquotidiano.it

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