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droga-rotteA Contromafie la storia di un mercato che non conosce crisi
di Miriam Cuccu - 26 ottobre 2014
Dai campi di oppio nell'Asia Orientale alle colture di coca in Sud America, per poi arrivare nei porti e aeroporti di mezza Europa. Nascosta nei doppifondi o pressata all'interno di valige e automobili, la droga circola ovunque. E lo fa nonostante i controlli alle dogane e delle forze dell'ordine, perché solo una minima parte viene sottratta alle mani delle mafie, vere imprenditrici in un mercato che non conosce crisi. Della fiorente industria degli stupefacenti - dalla produzione fino allo spaccio - se ne è parlato a "Il mercato internazionale delle droghe", uno dei trenta seminari organizzati da Contromafie, l'evento di Libera che per quattro giorni (dal 23 al 26 ottobre) riunisce gli Stati generali dell'Antimafia. Una full immersion che lascia libero spazio al dialogo e al confronto ma, soprattutto, alla discussione di nuove vie e soluzioni. "Le mafie sono tornate forti. Non possiamo permettercelo" ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, all'apertura della quattro giorni che si ripete ogni cinque anni. Per tutta risposta tremila partecipanti sono giunti a Roma ad ascoltare 200 relatori tra educatori, operatori sociali, magistrati, docenti universitari, forze di polizia, imprenditori e sindacalisti.  

Follow the money
"Basta seguire i piccioli". Questa era la ricetta di Giovanni Falcone per intercettare le attività illecite della mafia. Ed è valida ancora oggi, soprattutto per il traffico di droga che si classifica come la fonte più redditizia di guadagno, nello specifico per la 'Ndrangheta, che da sola detiene la quasi totalità del monopolio del traffico di cocaina. Con cifre da capogiro, di cui però si può avere solo una vaga idea: "Solo per il 'petrolio bianco' si parla - ha detto Vincenzo Spagnolo, giornalista de L'Avvenire e autore del libro "Cocaina s.p.a." - di quasi 500 miliardi di dollari l'anno" ma di tutto questo fiume di denaro "i campesinos ricevono solo lo 0,6% di quello che sarà il prezzo finale della merce". Con incalcolabili danni in termini di corruzione, riciclaggio e danni ambientali. E di vite umane: sono 200mila, infatti, i morti che si registrano ogni anno per uso di droghe.

Droghe sintetiche, l'evoluzione del mercato
Accanto alle droghe naturali come eroina, cocaina e cannabis, ha spiegato Franz del Trimbos Instituut di Utrecht (Olanda), "assistiamo ad un incremento sul mercato delle droghe sintetiche". "Negli ultimi dieci, vent'anni il fenomeno si è diffuso in molti paesi, soprattutto in Arabia Saudita. Ed emergono nuovi produttori, paesi postcomunisti come l'Estonia o la Russia". La produzione, ha continuato, avviene "in laboratori piccoli come una cucina o su larga scala" ed è più redditizia perchè "questo tipo di stupefacente è facilmente producibile - non è necessario attendere che il raccolto sia pronto - la produzione è meno visibile, garantisce profitti più alti, è facile da rilocalizzare, non essendo vincolata geograficamente, in luoghi più vicini ai suoi utilizzatori finali". Le droghe sintetiche si vendono e si comprano con estrema facilità (anche su internet) e a prezzi più vantaggiosi. Soprattutto tra i più giovani, è ormai diventato uno status symbol: "Si integrano bene nel loro stile di vita e nella loro cultura, spesso legata alla musica e alle feste" ha detto ancora Trautmann. La possibilità di scelta è infinita, se si pensa che vengono continuamente create nuove sostanze "nate da prodotti farmaceutici convertiti" che solo dopo aver preso piede tra i consumatori sono inserite nella "black list" delle droghe illecite.

Messico: ai confini del mondo
"Non ci sono strumenti legislativi, mancano controlli patrimoniali, la corruzione è talmente alta che si parla di penetrazione vera e propria" Stefano Fumarulo è il referente del Messico per Libera International. Qui, dopo il ridimensionamento del cartello di Medellin, nuovi cartelitos si contendono il traffico di droga - pur interfacciandosi con i broker, solitamente affiliati alle cosche calabresi - mentre ogni anno si registrano quasi 20mila vittime, una media di 53 delitti al giorno. Di cui 56 sono i giornalisti uccisi. Il problema del Messico, ha dichiarato Fumarulo, "non interessa ai governi nè ai mass media, se non per l'iniziativa personale di qualche giornalista" e la situazione "non è cambiata con il nuovo presidente. Il ruolo della comunità internazionale è importante - è stato il suo appello - i governi hanno bisogno di essere pressati dai media, dalle associazioni e dai cittadini". Recentemente Libera ha lanciato una campagna internazionale, "Pace per il Messico - México por la Paz" per chiedere al governo messicano e alla comunità internazionale di attivarsi per dar vita e sostenere iniziative di prevenzione in merito.

Nuove rotte nell'era della globalizzazione
Una serie di fili collega i paesi produttori a quelli consumatori. Su queste tratte - nessun continente ne è escluso - scorrono fiumi di droga a bordo dei mezzi più disparati: dalle "bare" (sommergibili che viaggiano a pelo d'acqua, dipinti in modo da essere difficilmente riconoscibili) che possono contenere fino a 15 tonnellate di droga, ai "muli", veri e propri stomaci in affitto che, ha spiegato Spagnolo "possono contenere fino a 115 ovuli ognuno tra i 7 e i 9 grammi. In qualche caso sono stati individuati anche nei condotti uditivi esterni". Ma le grandi quantità, è quindi intervenuto Franco Maisto, presidente del Tribunale di Sorveglianza dell’Emilia Romagna "arrivano a bordo dei container, in genere associate a merce deperibile come i prodotti ittici e ortofrutticoli. Questo perché, data la facile deperibilità, il carico necessita di un passaggio pressoché immediato". "L'Italia risulta avere le minacce maggiori - ha elencato Maisto - lunghezza del tratto costiero, porti collegati anche con l'oltreoceano e una grande quantità di container in arrivo". Solo al porto di Gioia Tauro ogni anno sono 3 milioni e 200mila. "Senza contare che - ha concluso - la nuova fenomenologia globale ha consentito l'importazione della droga con un sistema 'a pioggia' per via aerea con voli anche dall'Africa Orientale". Fino alle dogane, l'ultimo step del viaggio. E qui, ha raccontato Salvatore Veltri, dell'Agenzia delle dogane, si può trovare di tutto: "Dagli ovuli di hashish, ai panetti nascosti dietro doppiofondi di container o valige. La droga viene nascosta anche all'interno di prodotti cosmetici o di bottiglie di vino e spumante. A volte pure il ghiaccio del pesce è composto da una soluzione di acqua e cocaina, che viene poi recuperata. La costa tirrenica - ha proseguito Veltri - interessa il traffico di cocaina mentre quella adriatica soprattutto eroina e marijuana. Si tratta di una lotta impari e per questo bisogna ricorrere a delle tecniche, casualmente non si arriva mai da nessuna parte".

 

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