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messineo-francesco-web7"Coprì i politici ma non i magistrati"
di AMDuemila - 19 marzo 2014
“L'omicidio Lima creò un panico diffuso tra certi soggetti politici alla ricerca di forme di protezione. E l'avvio di quella che abbiamo indicato come la 'Trattativa'. E' probabile che non trovando la strada dei politici, bloccata con la trattativa, si aprì la violenza nei confronti dei magistrati, non coperti, invece, dalla trattativa. Falcone prima, Borsellino poi”. Così il Procuratore Capo di Palermo, Francesco Messineo, ha risposto in Commissione parlamentare antimafia ad una domanda sulla trattativa tra Stato-Mafia. L'omicidio del massimo rappresentante siciliano della Dc di allora viene descritto dal Procuratore come il primo atto “di un vasto disegno che poi si concretizza nei contatti dei carabinieri con Ciancimino e dei carabinieri con una sponda politica”.

Diversi passaggi dell'audizione di Messineo sono stati secretati ma compaiono comunque dei riferimenti al ministero dell'Interno e all'“anomalo protagonismo del dottor La Barbera" che viene indicato come “referente dei servizi”. Ricostruendo lo scenario di quegli anni, Messineo parla di “dati che potrebbero sostanziare l'ipotesi che l'aggressione ai magistrati sia collegata alla trattativa che aveva invece messo in salvo i politici”.
Ma il procuratore di Palermo, assieme all'aggiunto Leonardo Agueci, ha anche parlato di altri aspetti della mafia di oggi.

Mafia e politica
“La mafia ha un notevolissimo peso elettorale. Centinaia di migliaia di voti possono essere mobilitati da Cosa Nostra” hanno detto entrambi per poi aggiungere: “Nella nostra banca dati ha aggiunto ci sono cinquemila soggetti legati a Cosa Nostra, molti vivono nella società civile. Vi lascio immaginare che forza elettorale sono in grado di mobilitare. Ogni Comune ha il suo bravo gruppo mafioso. Lo scioglimento non risolve perché dopo la gestione commissariale il gruppo mafioso prende nuovamente il controllo dietro un nuovo soggetto incensurato”. Il procuratore è convinto che “occorrerebbe che il codice antimafia estenda l’intervento anche ai semplici dipendenti dei Comuni. Cosa peraltro già prevista ma che andrebbe rafforzata”.

Infiltrazioni in distributori benzina
Altro aspetto è quello legato alle infiltrazioni nel tessuto economico sociale. “La mafia - ha detto Messineo - non disdegna nessuna attività economica. Abbiamo individuato un'importante infiltrazione mafiosa nei distributori di benzina. Un primo fattore di arricchimento passa proprio per il controllo di questo mercato”. Quindi ha aggiunto: “Attraverso le indagini della guardia di finanza sulle colonnine truccate abbiamo individuato diversi distributori riconducibili alla famiglia Graviano. Il sequestro però per la famiglia mafiosa non è un grande danno perché spesso poi viene riaperto da un'altra parte", ha concluso. Messineo ha anche fatto notare che truccando le colonnine in modo che segnano più di quanto effettivamente erogato un solo distributore rende 15 mila euro l'anno.

La legge Severino non aiuta
Di fronte alla Commissione antimafia sono state poi rivolte alcune critiche alla legge Severino che a detta del procuratore “non ci ha aiutato e non ci aiuta: nel momento in cui isola la figura del destinatario di concussione e lo affianca all'autore del reato, fa a mio avviso un grosso favore a chi vuol mantenere il sistema nel malaffare”. Messineo ha poi detto che “Cosa Nostra ha interessi a interferire sulle attività economiche pubbliche in Sicilia”. E senza esprimere giudizi sulla giunta Crocetta “il dato di fatto è che è diverso il rapporto instaurato con le istituzioni giudiziarie e di polizia. Il numero delle denunce è cresciuto in maniera esponenziale”.

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