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sodano-fulvio-webMorto il “prefetto del popolo” che combatteva la mafia
di AMDuemila - 27 febbraio 2014
Cacciato in malo modo dalla sua Trapani per aver lottato a muso duro contro la mafia. Nell’Italia dei paradossi è questa la ricompensa per l’altissimo valore morale del prefetto Fulvio Sodano, che nel pomeriggio ha lasciato questo mondo, prostrato da una lunga malattia che non ha tuttavia scalfito la sua grande forza d’animo. In sedia a rotelle, con un respiratore attaccato alla trachea, senza poter usare la voce eppure conservando intatta tutta la sua lucidità, la sua malattia si era ulteriormente aggravata a seguito del forzato trasferimento ad Agrigento.

Arrivato nel 2000 a Trapani, Sodano era riuscito a sottrarre al boss Vincenzo Virga la “Calcestruzzi ericina”, di sua proprietà e in seguito confiscata dallo Stato, oltre a stipulare la “Carta degli impegni libera terra Trapani”, che consente di rendere più rapide le procedure di confisca dei beni ai mafiosi e di incidere consistentemente sull'impoverimento del loro patrimonio. Accusato dall’allora sottosegretario all’Interno D’Alì di “favoreggiamento”, nel 2003 nonostante la richiesta del prefetto di continuare a lavorare a Trapani fu trasferito ad Agrigento senza se e senza ma. Profondamente odiato dallo “zoccolo duro” della mafia trapanese, al pari solo dell’ex capo della Mobile Linares (recentemente trasferito a Napoli) fu ad Agrigento che la malattia iniziò a degenerare. Quando un gruppo di consiglieri comunali propose al sindaco Fazio di Trapani (manco a dirlo, braccio destro di D’Alì) di conferire a Sodano la cittadinanza onoraria, questi si oppose fermamente. E nel momento in cui, otto anni dopo, l’iniziativa venne infine approvata, l’ex prefetto rifiutò con un elegante “no grazie”, specificando di ritenersi “pienamente onorato e soddisfatto di quello già conferitomi semplicemente dai cittadini che lo hanno insistentemente voluto e dal ricordo indelebile del mio umile lavoro di servitore dello Stato”. Una vita di amarezza e batoste, spesa per la giustizia e per uno Stato che, come scrisse in una lettera, “non sempre stava dalla parte dello Stato”, quello vero, quello in cui Sodano credeva. Ed è affidandoci alle sue parole che la redazione di Antimafia Duemila lo ricorda con profondo affetto e con un debito di gratitudine per l’impegno morale al quale il prefetto ha votato tutta la sua vita.
 
Mentre mi accingevo a esprimere con l’obbligatorietà della sintesi questa mia riflessione, nel rivedere il mio percorso umano di presa di coscienza delle cose vere della vita, ho anche analizzato il mio cammino di approfondimento della mia relazione con lo Stato, ho esaminato le mie battaglie non facili ma alle quali ho sempre creduto nella consapevolezza che la logica dell’uomo di Stato è spesso terreno di scontro contro la sopraffazione della dittatura mafiosa, ma io avevo giurato fedeltà allo Stato, ai principi di democrazia, giustizia e legalità e solo a quelli dovevo ispirare le mie regole di comportamento umano e la mia attività lavorativa e mai avrei dovuto subordinarla ad interessi di parte o limitarne il campo di azione.
Ho analizzato le batoste subite, l’isolamento nei momenti critici da parte di chi per logica di potere non mi ha supportato e fu allora che compresi che lo Stato non sempre stava dalla parte dello Stato, ed ancora il rammarico per le tante cose importanti che non ho potuto realizzare ma anche i buoni risultati raggiunti per il successo della equità sociale e per il rispetto della dignità, grazie sopratutto all’ottima collaborazione di chi ha voluto rischiare condividendo le mie idee, scegliendo percorsi impopolari e scomodi.
E’ a costoro che dedico questo ambito riconoscimento odierno che per me è motivo di riconoscenza e orgoglio e ai quali urlo, con la forza della voce del cuore e non più ahimè della parola, che oggi possiamo ben gioire perché la strada per proclamare il lutto della mafia è già aperta, potremo godere nel vedere arresi e umiliati e sconfitti, almeno sino a quando non si ravvederanno sinceramente, i potenti di una volta.
Questo odierno è soprattutto il riconoscimento ai tanti che credendoci con perseveranza e determinazione, hanno messo in moto la loro testimonianza energica e generosa, generando un’eco assordante nel tempo, il riconoscimento all’impegno entusiasmante di moltissimi giovani di buon senso che hanno valorizzato ed amplificato con il sistema “del passa parola” il mio piccolo esempio, istituendo una rete di alleanza, una nuova identità secondo regole di uno Stato civile e democratico, un patto etico-morale e culturale e, creando nuove coscienze orientate al rispetto della natura umana, hanno sferzato un’azione punitiva nei confronti della malavita organizzata. Io ho semplicemente fatto il mio dovere.
Provate a immaginare a dover vivere in un Paese in cui si è privati della libertà e dei diritti legittimi, io non ci sono riuscito…
Se credi in quello che fai, se unisci la passione ai sogni è possibile che si avverino.
Così ho sentito di interpretare la mia vita, pur sbagliando ma sempre proiettata alla realizzazione dei miei ideali a cui mai vorrei rinunciare costi la mia vita. Non so se ci sono riuscito ma ci ho creduto.
Un grazie di cuore al Signor Sindaco, a chi è stato artefice di questa iniziativa e a tutti coloro che hanno collaborato e a quanti, anche a distanza mi stanno vicini. Sono onorato di essere vostro concittadino. Vi abbraccio tutti.
 
Fulvio Sodano

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