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scorta-civica-pool-trattativa-mesedi AMDuemila - 20 febbraio 2014
Palermo. Era il 20 gennaio quando Simone Cappellani del movimento delle “Agende Rosse” rispondeva alle domande dei giornalisti sul significato di quel presidio davanti a Palazzo di Giustizia (formato da associazioni e semplici cittadini), in risposta alle condanne a morte di Totò Riina nei confronti del pm Nino Di Matto. “Con quello che stiamo facendo – affermava Cappellani – vogliamo ricordare la vita di Paolo Borsellino. Oggi siamo qui per stare accanto a quei magistrati che proseguono il lavoro dello stesso giudice Borsellino. Non mi riferisco solo al dottor Nino Di Matteo, penso anche agli altri magistrati del pool che indaga sulla trattativa, ad altri magistrati della procura di Palermo (ugualmente sotto attacco da parte della mafia) come Teresa Principato; così come a Nico Gozzo della procura di Caltanissetta o a Marcello Viola della procura di Trapani”.

In questo primo mese, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 11 (sotto il sole, o molto più spesso sotto la pioggia), le varie associazioni che hanno aderito hanno fatto veri e propri turni di scorta simbolica nei confronti dei magistrati minacciati dalla mafia e da chi “tra i poteri forti, vuole che la verità rimanga sotterrata” (ogni giovedì, invece, la “Scorta civica” si trasferisce all’Ucciardone per seguire l’udienza del processo sulla trattativa). Fin dal 20 gennaio era stato lanciato l’invito ad aderire alla “Scorta civica”. Da diverse regioni d’Italia sono venuti rappresentanti di associazioni, alcuni insegnanti hanno portato le loro classi, qualche esponente politico è venuto a manifestare la propria solidarietà, ma soprattutto sono state le persone comuni a mettersi in gioco schierandosi dalla parte dei giusti. “Ogni palermitano che si definisce onesto dovrebbe essere qui a manifestare – aveva detto il primo giorno del presidio il rappresentante delle ‘Agende Rosse’ –. Solo così costringeremmo le istituzioni a prendere una posizione chiara nei confronti dei magistrati. Non possiamo rivivere quello che è successo dopo l’omicidio Dalla Chiesa, non dimentichiamo che 10 anni dopo la strage di via Carini hanno ammazzato Falcone e Borsellino come se fosse cambiato nulla. Ora, dopo vent’anni, ci ritroviamo tragicamente nella stessa situazione. Se oggi dovessero uccidere un magistrato sicuramente ci sarebbe una risposta da parte della società; sicuramente le persone scenderebbero in piazza per protestare, ma poi? Altri 10 anni fino al prossimo martire da celebrare? Non è più accettabile un simile scenario. E’ adesso il momento nel quale i palermitani si devono svegliare!”. E a dare quella sveglia ogni giorno si vedono le facce di ragazzi e ragazze, uomini e donne di tutte le fasce sociali ed anche alcuni anziani. Tante ancora sono le domande della società civile che attendono risposta. A cominciare dalla disponibilità del bomb-jammer per la macchina di Nino Di Matteo, promessa solennemente dal ministro Alfano lo scorso 3 dicembre, ma che non è stata ancora realizzata. In un momento come questo dove ogni giorno fioriscono attacchi nei confronti del pm Di Matteo, dei suoi colleghi Teresi, Del Bene e Tartaglia, così come nei confronti dello stesso processo sulla trattativa la “Scorta civica” acquisisce ulteriore valore e importanza. Dall’altra parte della barricata c’è sempre quello Stato-mafia che attende il momento della stanchezza (dei cittadini) e dell’isolamento (dei magistrati) per poter colpire chi osa fare luce su una trattativa che non è – e non sarà mai – “legittima”. Nel frattempo da Catania a Milano si moltiplicano le iniziative di “Scorta civica” davanti ai vari palazzi di giustizia, in altri luoghi simbolo della giustizia italiana, o semplicemente nelle piazze principali.

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Foto © Simonetta Genova
Alla fine del “turno” una rappresentanza della “Scorta civica” è stata ricevuta dai pm Di Matteo e Tartaglia.

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