Il governo accoglie la richiesta della Procura antimafia di Palermo
di Aaron Pettinari - 6 febbraio 2014
Il ministero della Giustizia ha deciso: il tesoriere dei boss corleonesi Riina e Provenzano, Vito Roberto Palazzolo, è stato trasferito al 41 bis. Da tempo c'era il sollecito da parte del procuratore aggiunto Leonardo Agueci e del sostituto procuratore Gaetano Paci.
Palazzolo è in Italia dal 19 dicembre scorso, quando è stato estradato dalla Thailandia, il paese in cui era stato arrestato il 30 marzo 2012.
Dopo una vita da latitante Palazzolo era stato intercettato dagli uomini dell'Interpol presso l'aeroporto di Bangkok, pochi attimi prima di lasciare il Paese.
Per arrivare a lui avevano eseguito una serie di attività investigative, coordinate dalla locale Dda e sviluppatesi attraverso intercettazioni telematiche e acquisizione di notizie da fonti confidenziali. In particolare il Nucleo Investigativo, in collaborazione con il Ros, aveva seguito i profili Facebook e di altri social network riferibili al latitante e al nucleo familiare.
La sua storia parla dei segreti di cui è depositario tanto da essere ricercato dai tempi della storica indagine Pizza Connection, il più grande affare di droga mai realizzato dalla mafia siciliana, fra l'estremo oriente, la Sicilia e gli Stati Uniti, passando per la Svizzera, coordinata da Giovanni Falcone.
Dal 1988 ha vissuto in Sudafrica, protetto dalla falsa identità di Robert Von Palace Kolbatschenko, regolarmente approvata dalle autorità locali. E in terra africana ha frequentato così i salotti buoni dell'alta finanza e dell'imprenditoria.
Nonostante le indagini nei suoi riguardi le autorità sudafricane hanno sempre risposto negativamente alle richieste dei pm di Palermo per l'estradizione del boss.
Al momento dell'arresto il legale del boss, Baldassarre Lauria aveva lasciato intendere che il suo assistito “potrebbe chiarire molti irrisolti misteri italiani”. E a quanto pare con l'estradizione sarebbero state portate avanti le premesse per una possibile collaborazione con la giustizia. E secondo le indiscrezioni che emersero sulle colonne dell'Unità non si sarebbe trattato di un pentimento ma di un “accordo alla luce del sole”. Quando però Paci è volato in Thailandia per interrogarlo non ha avuto molte risposte. Vito Roberto Palazzolo chiedeva la revisione del suo processo celebrato in Italia per iniziare un percorso di collaborazione, o presunto tale. Ed è così che, una volta tornato in Italia, per lui si sono aperte le porte del “carcere duro”.
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