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garofalo-bandiera-milanoOggi si sono celebrati i funerali civili a Milano
di Miriam Cuccu - 19 ottobre 2013
Questa mattina Milano ha onorato il ricordo di Lea Garofalo celebrandone i funerali civili – in una Piazza Beccaria gremita di persone provenienti da tutta Italia – e realizzando così il sogno accarezzato a lungo da sua figlia Denise, oggi 22enne. Denise, che porta il cognome di Carlo Cosco di Petilia Policastro, il cognome di un uomo che le ha barbaramente ucciso la madre il 24 novembre del 2009 perché era diventata testimone di giustizia. Si sa, la ‘Ndrangheta non perdona chi le volta le spalle, meno che mai se a farlo è una donna.
Denise, che si è liberata di quel cognome percorrendo la stessa strada di libertà e coraggio di Lea, che ha testimoniato contro il padre al processo aperto per indagare sulla sua morte e che è riuscita a farlo condannare – senza però l’aggravante mafiosa – insieme ad altre cinque persone (Vito e Giuseppe Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino, ex fidanzato di Denise). È stato proprio Venturino a rivelare come Lea non fosse stata sciolta nell’acido: dopo aver accettato la richiesta dell’ex compagno di rivedersi “per amore di nostra figlia”, Denise era andata via con il padre e Lea si era allontanata da sola. Non era passato molto tempo prima che venisse avvicinata e caricata in un furgone. Lea veniva poi portata in un capannone e lì interrogata e torturata, poi uccisa e il suo corpo bruciato. Per molto tempo il buio e il silenzio hanno inghiottito la sua storia, perfino il racconto delle ultime ore prima di morire.
Oggi la presenza di una folla così numerosa ha riscattato la vita di una donna temuta dalla mafia per il coraggio e la forza che non sono morte con lei, ma hanno continuato a vivere in Denise Cosco e nelle altre donne che si sono ribellate alla gabbia dentro la quale la mafia rinchiude le sue figlie.
Sotto le bandiere di Libera e quelle con scritto “Vedo, sento, parlo” i presenti hanno ascoltato l’appello che Denise, in collegamento da un luogo segreto, ha voluto lanciare alla piazza gremita: “Per me è un giorno triste, ma la forza me l'hai data tu, se è successo tutto questo è solo per il mio bene e non smetterò mai di ringraziarti. Grazie mamma”. Alle persone che hanno partecipato ai riti funebri sono stati distribuiti dei fiori insieme a un segnalibro con la foto di Lea e uno scritto firmato dalla figlia: “In ricordo di Lea, la mia giovane mamma uccisa per il suo coraggio”.
Toccante l’intervento di don Luigi Ciotti, presidente di Libera che ha sottolineato come è importante cercare la verità, perché parlarne non basta. “La verità è la giustizia di cui abbiamo bisogno – ha asserito, riferendosi in particolare “ai tanti giovani inghiottiti dalle organizzazioni mafiose affinchè cerchino la verità. Noi non vi lasceremo soli”. “Lea – ha poi proseguito – ha deciso di rompere il silenzio e l'ingiustizia. Il tuo cuore e la tua coscienza sono sorgenti di libertà” e rivolgendosi a Denise ha concluso: “La tua mamma è ancora viva, non è morta”.
Presente, tra la folla, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia: “Non è stato un incidente a dare la morte a Lea, ma la violenza degli uomini, in particolare di quelli che le erano più vicini. Lea aveva la volontà di uscire dalla gabbia che la teneva prigioniera, ma sapeva che lasciare la complicità voleva dire scegliere la paura e la via più difficile. Il suo dolore ci aiuta ad andare avanti, fino a quando non avremo sconfitto definitivamente la criminalità organizzata”.
Anche Amedeo Nicolazzi, sindaco di Petilia Policastro, il paese del crotonese dove è nata Lea, ha presenziato alla cerimonia di questa mattina: “E' nostra intenzione intitolare un'area a Lea - ha proclamato - per non dimenticarla e lasciare un segno indelebile alle nuove generazioni, affinché abbiano questo ricordo come esempio di coraggio e legalità”.

In foto: bandiera di Libera raffigurante Lea Garofalo (© Ansa)

FOTOGALLERY by Repubblica-Milano
Milano, fiori e bandiere in piazza per Lea Garofalo

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