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chiuso-parlamentodi Tiziana Silvestri - 11 luglio 2013
Ci basterebbe poter dire di essere cittadini di un Paese normale.
Ma di questa normalità, che voglio ricondurre semplicemente alla percezione e all’applicazione del più elementare principio di legalità, non abbiamo sentore alcuno.
Da troppo tempo.
Cosi come della percezione di far parte attiva di una cittadinanza che venga rispettata nei suoi diritti fondamentali, che veda applicate leggi, regole e tutele che riguardano tutti.
Proprio tutti.
L’episodio della sospensione del Parlamento per una giornata, da tre che inizialmente erano state chieste dal Pdl, non é un fatto di routine o addirittura di “netiquette parlamentare” come ha voluto giustificarla il Pd che ha avallato, votato e accettato questa richiesta.
Perché le motivazioni che la sottendono sono gravissime.
E impattano proprio sul nostro sentirci parte di una cittadinanza viva, che in questo modo viene azzerata, vituperata e azzittita.

Durante la mattinata, il Pdl chiede ben tre giorni di sospensione dei lavori del Parlamento “per affrontare la grave crisi del partito” a seguito della calendarizzazione della pronuncia della Cassazione a fine luglio (cosi come previsto dalla legge per tutte sentenze a rischio prescrizione) sul processo Mediaset che vede imputato Silvio Berlusconi, già condannato in appello a 4 anni e 3 mesi per frode fiscale e conseguente interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Ma il Parlamento è il luogo dove, in una democrazia parlamentare rappresentativa, quale ora “ancora” noi siamo, e che non a caso si vuole trasformare, i partiti e quindi i nostri rappresentanti (che ormai non eleggiamo più grazie al Porcellum) si confrontano e legiferano per risolvere i problemi di chi appunto li ha qualificati come rappresentanti della volontà popolare.
Non è il luogo normale dei rinvii, degli slittamenti, della eccessiva e mortificante decretazione d’urgenza nè tantomeno delle sospensioni perché un partito è in guerra contro un altro potere dello Stato, la magistratura.
Un partito per modo di dire, perché appiattito sulle posizioni di un unico uomo, plurindagato e pluricondannato (e pluriprescritto grazie alle leggi che si è costruito ad hoc) che si chiama Silvio Berlusconi.
Ma lo schiaffo più forte, quello più potente dato al cittadino che assiste indignato ed inerme lo dà l’altro partito, che si dichiara progressista, riformista ed europeista, il Pd, che invece, complice una maggioranza innaturale e forzata, si piega e accetta il diktat dell’imputato Berlusconi.
Un episodio che si è voluto far passare come “normale accadimento di vita parlamentare” non è niente altro che l’ennesimo strappo istituzionale che siamo costretti a subire, l’ennesima trincea aperta da un potere dello Stato, il Parlamento o almeno la sua maggioranza, contro un altro, senza rispetto alcuno per la Costituzione.
È un episodio che intacca il nostro assetto democratico, perché ne mina le regole di base.
Quelle del dettato costituzionale che non a caso, in totale segretezza e nel silenzio assordante della maggior parte dei media si sta cercando di sradicare e scardinare con la modifica a dell’art.138 della Costituzione.
La complicità dei due grandi partiti di maggioranza in quello che è stato definito da tanti “un giorno di ordinaria follia” ci offende tutti.
Cittadini, elettori, osservatori.
Lo schiaffo è per noi tutti.
Azione Civile prende fermamente posizione contro lo snaturamento del Parlamento e delle sue dinamiche e prerogative e ancora una volta ribadisce il primato del dettato costituzionale che ormai sembra lettera morta.
L’ennesimo schiaffo al cittadino.

Tiziana Silvestri – Responsabile Giustizia Azione Civile

Tratto da: azionecivile.net

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