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di-matteo-nino2di Aaron Pettinari - 27 maggio 2013
Oggi è il giorno della prima udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia. Alla sbarra, tutti insieme, ci sono mafiosi, politici e uomini delle istituzioni. La procura di Palermo è in fibrillazione però per la notizia di una nuova lettera anonima inviata al sostituto procuratore Nino Di Matteo. La missiva è all'esame dei magistrati di Caltanissetta che già stanno indagando sul contenuto del primo documento, denominato “protocollo fantasma” inviato al pm palermitano lo scorso settembre. Allora l'anonimo metteva in guardia i magistrati avvertendoli di essere spiati da “uomini delle Istituzioni” che “canalizzano le informazioni che riescono ad avere”. Quindi forniva anche indicazioni su altre prove del patto Stato-mafia (“Ci sono catacombe all’interno dello Stato sepolte e ricoperte di cemento armato, ma alcune verità si possono ancora trovare”) con un elenco di luoghi, nomi di politici mai indagati fino ad ora.

Nella nuova lettera, di cui oggi parla il quotidiano La Repubblica, l'anonimo (che fa intendere di essere un sottufficiale dei carabinieri ndr) torna a mettere in guardia: “Il nemico ti spia, come e quando vuole. Attenzione a quando parli, alle auto su cui viaggi, al telefono cellulare. E come se avessi vicino a te una microspia”. E poi aggiunge: “Navighi su un’antica giunca a vela, insieme a persone sbagliate, e affinché tu non finisca in un quasar ti offro altre informazioni”. Il riferimento ai quasar (gli oggetti più luminosi dell'universo che si caratterizzano anche per brusche fiammate) ha contribuito ad aumentare la fibrillazione interna anche se il tono usato nella missiva non sembra minaccioso anzi, sembrerebbe che vi siano nuove indicazioni per le indagini, come quelle che hanno permesso di recuperare la borsa del generale dalla Chiesa, ritrovata vuota nei sotterranei del tribunale. Vi sarebbe anche un riferimento all'arresto di Riina, avvenuto il 15 gennaio del '93: “Chi ci offre la certezza che Riina sia stato arrestato fuori la sua abitazione?”.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e dal suo aggiunto Domenico Gozzo, riunisce più episodi. Oltre alle missive si cerca di capire chi ha manomesso il modem presente nell'ufficio del pm Lia Sava in cui era stata ritrovata traccia d'installazione di una microspia, e ancora sulle telefonate di minaccia ricevute da pm Roberto Tartaglia e sulla manomissione della cassetta elettrica nella casa di Nino Di Matteo. Fatti che si aggiungono alla informazioni fornite da un'altra lettera di minacce in cui sempre un anonimo, che dice di essere uno dei membri del commando di morte, mette in guardia ancora Di Matteo: “Amici romani di Matteo (Messina Denaro, ndr) hanno deciso di eliminare il pm Nino Di Matteo in questo momento di confusione istituzionale, per fermare questa deriva di ingovernabilità. Cosa Nostra ha dato il suo assenso, ma io non sono d’accordo”. In questa missiva venivano fornite una serie di notizie riservate e dettagliate sugli spostamenti quotidiani (e sui punti deboli della protezione) del pm.

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