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semantica-rel-organ-crim-240513di AMDuemila - 24 maggio 2013
Nella giornata di oggi si è svolto a Palermo il convegno dal titolo ‘‘Semantica religiosa delle organizzazioni criminali. Aspetti Socio-Culturali, Storici e Giudiziari’’. A discutere sul rapporto consolidato negli anni tra la Chiesa e la mafia gli ospiti Francesco Del Bene, sostituto procuratore della direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni, Giuseppe Gandolfo, legale dell’associazione Antiraket di Marsala e dell’associazione ‘‘Io non pago il pizzo e tu?’’ di Mazara del Vallo, Francesco Michele Stabile, docente di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica di Sicilia e lo scrittore Vincenzo Ceruso.
Il convegno, moderato da Lucia Castellana (Presidentessa dell’Associazione Uni Donne), si è aperto con l'intervento dell'avvocato Antonio Cambria, che ne ha curato l'organizzazione. Cambria ha voluto subito portare l'attenzione sul pericoloso rapporto che intercorre tra mafia e Chiesa, verso il quale padre Puglisi si è sempre opposto con fermezza e che ha pagato con l'estremo sacrificio. “Su questo legame, da spezzare definitivamente, deve essere fatta subito chiarezza” ha detto.

Il nuovo preside della Facoltà di Giurisprudenza Antonio Scaglione, figlio del procuratore ucciso dalla mafia nel 1971, ha poi dato il suo saluto al pubblico, al quale è seguito l'intervento di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che ha spiegato come la mafia “non avrebbe continuato ad esistere per centocinquant'anni senza l'appoggio della Chiesa, all'interno della quale le organizzazioni criminali sono presenti”. Per questo è sempre più pesante quel “tanfo vaticano” che il nuovo Papa ha il dovere di bandire dalla sua Chiesa.
Successivamente Don Stabile ha voluto ricordare la figura di padre Puglisi: “Un uomo come lui, ammazzato per il suo impegno contro la mafia, è un martire, e certamente 'non è lontano dal regno di Dio'”. È stata poi la volta dello scrittore Vincenzo Ceruso che ha lavorato per circa vent’anni con la Comunità di Sant’Egidio con minori a rischio di devianza, in alcuni dei quartieri più difficili di Palermo, e ne ha portato la testimonianza.
Di seguito, Bongiovanni ha ricordato quando, l'8 maggio 1993, Papa Giovanni Paolo II ha dato un forte richiamo ai mafiosi, ordinando loro di pentirsi, perchè verrà un giorno il giudizio di Dio. “I capimafia, che nei primi anni '90 stanno intavolando la trattativa con lo Stato, questa volta vogliono lanciare un messaggio al potere religioso. Per questo i Graviano, depositari della volontà di Riina, Provenzano e dell'ala stragista di Cosa nostra, rispondono a quella che è una minaccia al loro potere ed al loro prestigio uccidendo padre Puglisi nel loro quartiere, a Brancaccio”. Come ha spiegato Bongiovanni, la mafia ha sempre depositato e spesso riciclato i propri miliardi presso la banca del Vaticano “ma Papa Francesco dovrebbe spezzare questo legame, e dare vita ad una potentissima riforma che si rifaccia a quel messaggio lanciato vent'anni fa nella Valle dei Templi da Giovanni Paolo II, che determini la definitiva rottura dei rapporti tra mafia e Chiesa” soprattutto in un momento come questo, quando Cosa nostra non ha le forze militari di un tempo per rispondere ancora una volta con la violenza del biennio stragista. “Ma è oltremodo necessario che tutti facciano il loro dovere per determinare la fine di questo legame, soprattutto trovando la forza di denunciare l'illegalità”.
All'intervento del direttore di ANTIMAFIADuemila è seguito quello dell'avvocato Gandolfo, che ha raccontato al pubblico in sala le molte 'disattenzioni' dei vescovi della provincia di Trapani, e soprattutto la loro assenza durante gli eventi antimafia, come la commemorazione della strage di Pizzolungo, avvenuta nel 1985, o per ricordare la 'siciliana ribelle' di Partanna, Rita Atria, e di come “la mafia cerchi interlocutori dappertutto, nel mondo della Chiesa”. E ancora: “Più che il 'tanfo vaticano' io avverto il 'tanfo di malapolitica'” perchè anche la politica deve fare la sua parte nella lotta alla mafia.
Successivamente ha preso la parola Angela Manca, madre di Attilio, medico ucciso nel 2004 per essere stato coinvolto nella latitanza di Bernardo Provenzano, che avrebbe sottoposto a un intervento alla prostata. Angela ha spiegato le molte 'coincidenze' che non spiegano in alcun modo la morte del figlio, fatta passare 'per overdose'.
“La morte di Attilio è un esempio di ciò che in Italia siamo ripetutamente costretti ad assistere: apparati di Stato che operano per nascondere la verità. Vicende diverse, ma medesimi risultati” ha affermato il pm Francesco Del Bene. “Io il 23 maggio non sono andato all'aula bunker a Palermo a vedere quella classe dirigente che, tre giorni prima, ha presentato un disegno di legge (che favorisce chi è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, ndr) che massacrava il ricordo e l'impegno di Falcone e Borsellino. Tutto questo è impresentabile”. Del Bene ha poi spiegato che “se la Chiesa avesse sempre portato avanti il suo messaggio evangelico, se i preti dopo il 1946, invece che adeguarsi alla linea scelta dallo Stato durante la guerra fredda dicendo che i comunisti mangiano i bambini, avessero detto che la mafia fa schifo, il fenomeno mafioso non sarebbe cresciuto fino a questo punto”. Il pm si è poi scagliato contro quei preti che non hanno disdegnato di impartire i sacramenti a mafiosi del calibro di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pietro Aglieri. “Hanno mai pensato quei preti a quante vite avrebbero salvato se avessero rivelato l'abitazione di Riina? Hanno mai riflettuto sul fatto che hanno salvato una vita, ma ne hanno uccise molte altre?”. E su don Pino Puglisi: “Farlo diventare un eroe significa riconoscere che tutto il resto dell'apparato ecclesiale l'ha lasciato solo”. “Fortunatamente - ha concluso Del Bene – l'impegno della Chiesa negli ultimi anni è cambiato, c'è molta più attenzione verso la legalità, forse anche perchè è cambiata la generazione, che ora è più aperta ai cambiamenti”.

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