Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

ciancimino-massimo-web9di Silvia Cordella - 28 marzo 2013
Fase preliminare tutta da rifare. È finita così l'udienza del procedimento a carico di Massimo Ciancimino e Giuseppe Avara, accusati innanzi al Tribunale di Palermo di detenzione di materiale esplosivo. Stamane infatti, nella giornata in cui il giudice avrebbe dovuto ascoltare il figlio dell'ex sindaco di Palermo Massimo Ciancimino, il gup Vittorio Anania ha informato le parti del suo imminente trasferimento presso la Corte d'appello di Palermo e della conseguente destituzione dal processo. Anania ha quindi lasciato l’aula e rinviato l'udienza al 19 aprile. In quella data il nuovo gup avrà il compito di acquisire le varie perizie eseguite nei mesi scorsi da accusa e difesa, in merito all’accertamento del potenziale esplosivo dei 13 candelotti di dinamite trovati nell'aprile 2011 nel giardino di casa Ciancimino.

Una scoperta avvenuta per mezzo delle sue stesse dichiarazioni, dopo che era stato arrestato per il reato di calunnia nei confronti dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro. 
In quell'occasione, il teste dell'inchiesta sulla trattativa stato - mafia rivelò ai magistrati la presenza delle cariche giustificando ai pm di averle ricevute da un non precisato personaggio a scopo intimidatorio a Bologna e di essersene disfatto a Palermo.  Una versione dei fatti giunta in seguito a varie ritrattazioni di Ciancimino che non convinse gli inquirenti. Troppe le contraddizioni così come le divergenze con le tesi fornite dal suo amico Avara, colui che lo aiutò a disfarsi di una parte dell’esplosivo. Avara, anche lui ascoltato dai magistrati e poi arrestato, riferì in un primo momento di aver gettato il pacco in un cassonetto della spazzatura in via Torrearsa, nel centro di Palermo. Poi, disse di aver buttato l’esplosivo (circa 4 candelotti) in un contenitore dei rifiuti vicino l'abitazione della sua fidanzata dell'epoca. Tutto ciò mentre Ciancimino sosteneva quanto l’amico gli avrebbe rivelato, ossia di avere buttato in mare l'involucro nei pressi di via Messina Marine.  
Comunque siano andate le cose l'esplosivo non è mai stato ritrovato. Il mandato del nuovo giudice sarà quindi quello di capire che fine abbiano fatto i candelotti e di stabilire la loro pericolosità. Intanto la Procura si è opposta alla richiesta di patteggiamento avanzata dai legali di Massimo Ciancimino. Le condanne a un anno e undici mesi e a un anno e sei mesi proposte rispettivamente per il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo e per Avara sarebbero state incongrue rispetto al reato commesso.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos