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cassata-franco-web6di Giuseppe Lo Bianco - 30 gennaio 2013
Messina, la poltrona riservata al pg Franco Cassata è rimasta vuota. Imbarazzo durante la cerimonia: è l’unico magistrato con una pena.
Il procuratore generale? “E’ contumace, ha preferito avvalersi della facoltà di non aprire l’anno giudiziario”, scherzava sabato mattina un giovane cancelliere del palazzo di Giustizia di Messina guardando quella sedia vuota, la prima di una fila occupata dagli ermellini della corte di appello di Messina riuniti nell’aula magna per la cerimonia di avvio dell’anno giudiziario celebrata nella città dello Stretto tra l’imbarazzo generale.

Per il collega che lo ha sostituito Franco Antonio Cassata, 72 anni, era “occasionalmente assente”, ma quell’avverbio non spiega le ragioni dell’assenza: Cassata ha disertato l’appuntamento annuale dopo che venerdi scorso il giudice di pace di Reggio Calabria lo ha condannato a ottocento euro di multa e al risarcimento del danno ai familiari del professor Adolfo Parmaliana, morto suicida nell’ottobre del 2008 per le vessazioni giudiziarie subìte in seguito alle sue denunce contro il malaffare di politici e magistrati. Il pg è ritenuto il vero dominus della giustizia messinese, e ieri al suo posto il sostituto procuratore generale più anziano, Melchiorre Briguglio, ha letto la sua (di Cassata) relazione giudiziaria ancor una volta centrata su due, a suo dire, abusi della sua funzione: della custodia cautelare, dell’uso delle intercettazioni ma, anche, della libera stampa.    Man mano che Briguglio leggeva si intensificano gli scambi di occhiate tra i magistrati presenti , ed alla fine, tra l’imbarazzo generale, il commissario straordinario del comune di Messina, Luigi Croce, ex procuratore generale a Palermo, ha evitato ostentatamente di applaudire.    Davanti agli “addetti ai lavori” della giustizia messinese su quella sedia vuota di Cassata, unico procuratore generale in carica con una condanna sulle spalle, è ieri mattina calato il sipario di una carriera accompagnata da trent’anni di ombre mai chiarite e approdata alla condanna per avere diffamato il docente universitario, che si lanciò da un viadotto dell’autostrada Messina – Palermo lasciando nella sua auto un durissima denuncia delle vessazioni subìte dal sistema di potere politico-giudiziario. Proprio Cassata è l’autore del dossier anonimo, diffuso un anno dopo il suicidio, e inviato a numerosi destinatari tra cui il senatore Beppe Lumia e lo scrittore Alfio Caruso, con cui si cercava di screditare la memoria del docente, autore di instancabili battaglie per la legalità, mettendone in dubbio moralità e qualità professionali. A incastrarlo furono i carabinieri del Ros che trovarono copia del dossier anonimo proprio in una vetrina del suo ufficio di capo dei pubblici ministeri messinesi, durante una perquisizione. Socio del circolo massonico Corda Fratres frequentato da mafiosi e massoni, in cui gestisce un museo che raccoglie cospicui finanziamenti pubblici, amico del boss Pino Chiofalo con il quale viaggiò in auto dalla Sicilia a Milano e buon conoscente di Rosario Pio Cattafi, il capo della mafia barcellonese in carcere per mafia, oggi sedicente teste del processo sulla trattativa , Cassata era ritenuto fino alla condanna pilastro di un collaudato sistema di potere a Messina che poteva contare anche sulla compiacenza e la “distrazione” di parte della magistratura. La sua condanna è “un miracolo”, ha detto Fabio Repici, legale dei familiari di Adolfo Parmaliana, costituiti parte civile. “E’ una sentenza storica – gli ha fatto eco Sonia Alfano, presidente della commissione antimafia europea – mi auguro che il Csm si assuma la responsabilità di rimuoverlo definitivamente”.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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