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toga-tribunale-webdi Ferdinando Imposimato - 18 dicembre 2012
Vorrei fare un excursus sulla questione delle indagini che sono state condotte da Borsellino e Falcone prima che venisse fuori una parte della verità attraverso quelle intercettazioni che volevano precludere.

Nel momento in cui, nel 2008, la Procura di Palermo, dopo 25 anni di depistaggi e di deviazioni sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio cominciava a fare luce su autori e mandanti occulti, anche dentro le Istituzioni, ed emergeva chiaro che via D’Amelio è stato l’ultimo e tragico episodio della strategia della tensione iniziata a p.zza Fontana il 12/12/1969 per alterare gli equilibri politici esistenti, ci fecero sperare che i colpevoli ancora in libertà venissero assicurati alla giustizia. Da allora cominciò l’isolamento dei magistrati di Palermo. E nel momento in cui si accertava che il movente delle stragi era nel fatto che Falcone e Borsellino avevano scoperto di insospettabili legami tra Cosa Nostra e l’alta finanza del nord Italia, che Falcone aveva scoperto l’esistenza di Gladio nel 1990 e voleva riaprire le indagini sui delitti Mattarella, La Torre e Dalla Chiesa, probabile opera di Gladio, l'organizzazione eversiva internazionale della quale fanno parte la CIA, i Servizi segreti italiani, i poteri eversivi, Ordine Nuovo, uomini politici di destra e parte della DC di destra. Gladio ha avuto la responsabilità di molti dei delitti che sono stati commessi in Italia, come avevano capito Falcone e Borsellino.
Negli ultimi tempi una parte della verità è venuta fuori: le stragi di Capaci, via D’Amelio e quelle successive del 1993 e 1994 a via Fauro, S. Giovanni ed allo Stadio Olimpico erano tutte funzionali ad un disegno politico, quello di favorire l’avvento al governo di questo paese di Silvio Berlusconi e della sua banda. Questo è stato detto da alcuni collaboratori di giustizia e queste cose sono state confermate anche da Piero Grasso il quale non è sospettabile di essere un fazioso. Grasso ha detto che queste stragi sono sicuramente determinate da una volontà di imporre regimi politici diversi da quelli che la democrazia avrebbe consentito.
Vorrei fare una riflessione sul conflitto di attribuzione sollevato dal Presidente della Repubblica davanti alla Corte Costituzionale e sulla decisione della Corte Costituzionale, la quale ha citato l’art. 271 affermando che le intercettazioni telefoniche intercorse tra Nicola Mancino ed il Presidente della Repubblica debbano essere distrutte. Secondo me è una decisione illegittima che contrasta con il codice di procedura penale che non è stato modificato, perché non si può omologare il segreto professionale che appartiene agli avvocati, ai medici, ai sacerdoti con un segreto privato del Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica è persona che gode dell’immunità politica, non dell’immunità penale. Questo viene affermato da tutti i costituzionalisti che io ho consultato prima di fare quest’intervento, nel rispetto di tutte le cariche dello Stato a partire dalla Costituzione al Presidente della Repubblica che è il primo garante della Costituzione. Per cui il riferimento all’art. 271 c.p.p., 3° co, è sbagliato. O la Corte Costituzionale abrogava e dichiarava incostituzionale una parte del Codice di procedura penale che prevedeva e che prevede l’autorizzazione delle conversazioni anche casuali, quali quelle di cui discutiamo, oppure, essendo rimasto in vigore il codice di procedura penale, questa decisione è illegittima. La ritengono tale il 90% dei costituzionalisti che io ho consultato da Zagrebelsky a Carlassere, ad altri che io ho consultato.
E allora io vorrei chiedere al Movimento delle Agende Rosse ed a Salvatore Borsellino se non sia il caso di proporre un ricorso alla Corte di Strasburgo, perché ritengo che vi siano tutti i requisiti per farlo. C’è la necessità di fare in modo che le decisioni sbagliate, anche della Corte Costituzionale, siano sottoposte al vaglio della Corte dei diritti dell’uomo a Strasburgo. Quindi io vi consegno questa mia proposta e spero che le Agende Rosse e Salvatore Borsellino possano accogliere la mia proposta.

Intervento di Ferdinando Imposimato alla manifestazione “Noi sappiamo” – Roma 15 dicembre 2012

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