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ecomafia-cartello-webdi Salvo Vitale - 19 novembre 2012
Grande successo ha avuto il convegno del 17-11 sulle ecomafie, organizzato a Cinisi dall’Associazione Peppino Impastato presso il salone della casa che fu del boss Gaetano Badalamenti, sia per la grande affluenza di pubblico, sia per la qualità degli interventi e per l’interesse mostrato verso di essi.

Nel suo saluto ai partecipanti il Presidente dell’Associazione Salvo Vitale ha evidenziato la vastità dell’argomento, che va da tutto il ciclo di raccolta e smaltimento dei rifiuti all’abusivismo edilizio, alle facili concessioni di porzioni di territorio ai privati, per attività commerciali, ricordando che Peppino Impastato si era già occupato di questo argomento con le sue mostre sulla devastazione del territorio. Carlo Bommarito, ingegnere dell’ENEA e socio dell’Associazione, ha fornito una serie di dati e cifre sulla quantità dei rifiuti prodotti in Italia e in Europa e sulle regioni italiane che, seguendo le direttive della Comunità Europea, hanno attuato la raccolta differenziata: la Sicilia risulta all’ultimo posto. Puntualissima la relazione del dott. Gioacchino Genchi, dirigente dell’assessorato ambiente e territorio, che si è occupato  dei vari tipi di inquinamento, da quello ambientale a quello derivato dall’assorbimento, nella terra, di veleni e liquami che, come nel caso della diossina sprigionata dall’incendio della discarica di Bellolampo, contamina verdure, animali e uomini, all’interno di un territorio che va da Palermo a Carini, a Montelepre: Genchi ha parlato delle sue ispezioni nei tre poli industriali della Sicilia, ovvero Milazzo, Augusta, Gela, delle difficoltà e degli ostacoli frapposti dalla Regione Siciliana e dal suo Presidente Cuffaro, che avevano predisposto la costruzione di quattro megainceneritori a Palermo, a Paternò, ad Augusta e a Campofranco: grazie al suo lavoro il progetto è stato fermato, ma egli, per dieci anni, è stato rimosso dall’incarico e condannato a non far nulla, pur essendo pagato: il risultato è stato quello di un contenzioso tra la regione e i fornitori degli inceneritori per una richiesta di 400 milioni di risarcimento. Ha accennato anche alla distilleria Bertolino, alla disinvoltura con cui essa ha ammassato, all’aria aperta, sino a 50 mila tonnellate di vinacce, alle leggi su misura che hanno consentito l’utilizzo di pet-coke o delle vinacce esauste declassate, da rifiuti speciali, a rifiuti normali da usare come carburante nel ciclo di lavorazione. Ha concluso dicendo che la soluzione del problema dei rifiuti è affidata a quattro Erre: Riutilizzo, Riduzione, Riciclo. Recupero. Ha preso poi la parola l’avvocato Cristiano Bevilacqua, docente universitario di diritto ambientale, che ha parlato del difficile equilibrio tra ecosfera e tecnosfera, ovvero tra quello che è il normale assetto dell’ambiente e gli stravolgimenti fatti dall’uomo: il futuro del pianeta è affidato al principio dello sviluppo sostenibile, ovvero al diritto di utilizzare il presente senza danneggiare il futuro. Ha evidenziato i limiti e i margini della legislazione sull’ambiente, nata da pochi anni e spesso assai blanda con i contravventori: su questo tema si è soffermata la dott.ssa Claudia Ferrari, sostituto procuratore della Repubblica di Palermo, analizzando i vari passaggi che consentono alle mafie di lucrare sulla distruzione dell’ambiente e poi sulla sua ricomposizione, come nel caso delle cave o delle discariche. La disponibilità di denaro spinge la mafia ad  attrezzarsi acquistando mezzi e tecnologie avanzate che s’impongono sul mercato perché più  specializzate e che consumano reati contro l’ambiente con il concorso di parecchia gente. Intenso e partecipato è stato anche il dibattito, coordinato da Giuseppe Leone: in particolare si è discusso degli ultimi tentativi di devastazione dell’ambiente portati avanti sulla costa di pertinenza aeroportuale, dove si stanno sbancando interi costoni, cancellando l’ecosistema ambientale   e le spiaggette esistenti, ma anche di un progetto per la costruzione di un solarium con servizi igienici e bar, approvato dal Comune di Terrasini, ma contestato dagli ambientalisti, che temono un ulteriore scippo di porzioni di un territorio in cui sono stati chiusi nel tempo tutti gli accessi a mare, per causare, d’estate, all’intasamento giornaliero della spiaggia Magaggiari, già in parte privatizzata, con qualche metro di arenile ancora libero. Malgrado l’interesse dell’argomento, in un ambiente, come quello di Cinisi e Terrasini che, nei giorni passati è stato sommerso dai rifiuti, solo un assessore di Terrasini era presente ai lavori: gli altri forse avevano altre cose  di cui occuparsi, più importanti della tutela della salute dei cittadini.