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rostagno-mauro-unita-webdi Maria Loi - 22 maggio 2012
Roma. Fu un duro articolo pubblicato sul settimanale Panorama a cui poi fece seguito l’interrogazione parlamentare dell’allora Senatore a vita Francesco Cossiga a far fallire la consulenza  sul delitto di Mauro Rostagno che nel 2002 il professor Aldo Giannuli e il giornalista Nicola Biondo stavano svolgendo su incarico del procuratore Antonio Ingroia  della Procura di Palermo.

Le consulenze vertevano su due argomenti distinti: l’omicidio dell’ex leader di Lotta Continua, Rostagno e il delitto del giornalista dell’Ora Mauro De Mauro. Solo quella sulla morte di De Mauro è andata a buon fine  confluendo poi nel processo De Mauro mentre la richiesta della Procura di acquisire le carte dell’archivio dei servizi segreti  sulla morte di Rostagno per dieci anni è rimasta senza risposta.
La svolta è arrivata qualche settimana fa quando  il Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), diretto  da Gianni De Gennaro, (di recente nominato sottosegretario di stato della presidenza del Consiglio), con l’incarico di Autorità delegata all’intelligence, ha comunicato ai magistrati di Palermo che la loro richiesta era stata accolta. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, i sostituti Gaetano Paci e Francesco Del Bene sono volati Roma dove sono stati ricevuti nelle sedi dei servizi segreti civili e militari portandosi  a Palermo  un centinaio di documenti  nell’ambito dell’indagine stralcio sulla morte del giornalista –sociologo Mauro Rostagno.
Già nel 2002 la richiesta dei magistrati ai servizi segreti era stata piuttosto chiara: “Si chiede di acquisire informazioni dagli atti d’archivio che possano confermare collegamenti fra la scomparsa di Rostagno e traffici internazionali di armi, con particolare riferimento ai traffici fra Italia e Somalia”. Così come “gli eventuali collegamenti fra la scomparsa di Rostagno e l’omicidio in Somalia della giornalista Ilaria Alpi”. La Somalia cela infatti misteri nel mistero. Ci sono tre nomi, e altrettanti delitti, che si legano tra loro: Ilaria Alpi, Vincenzo Li Causi, Mauro Rostagno. La giornalista della Rai venne assassinata insieme all’operatore Miran Hrovatin a Mogadiscio, il 20 marzo 1994. Vincenzo Li Causi, uomo del Sismi (servizio segreto militare italiano), per un certo tempo attivo presso la struttura di Gladio operante a Trapani (il centro Scorpione), fu ucciso a Balad, in Somalia pochi mesi prima: era il 12 novembre 1993. Mauro Rostagno, ex leader di Lotta Continua, giornalista e fondatore, insieme a Francesco Cardella, della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti, venne trucidato nei pressi di Trapani il 26 settembre 1988. Questi omicidi, apparentemente senza nesso tra loro, hanno un comune denominatore: la Somalia. E qui si inserisce il mistero della vecchia pista militare in disuso, quella di Kinisia, in cui il giornalista avrebbe visto e filmato l’arrivo a Trapani di velivoli militari italiani da trasporto che scaricavano aiuti umanitari per imbarcare armi e ripartire. I magistrati avevano chiesto delucidazioni anche sul centro Scorpione di Trapani che operò in Sicilia fra il 1987 e il 1990. Ma neanche gli ex responsabili del centro hanno chiarito il mistero: il colonnello Paolo Fornaro ha spiegato di essere stato inviato in Sicilia per “improntare un’azione di contrasto contro la criminalità”; il suo successore, invece , il maresciallo Vincenzo Li Causi, ribadendo di non sapere nulla dell’attività antimafia, ha aggiunto che Gladio era “una struttura creata per preservare la nazione da attacchi nemici”.
Entrambi hanno riferito ai magistrati poi di una relazione di servizio che venne trasmessa a Roma che avrebbe avuto come oggetto un giro di droga nella comunità Saman di Valderice. Ma fra le carte consegnate dai servizi di questo documento non vi sarebbe traccia alcuna.

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