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candidati-sindaco-palermo-2012-bigAddiopizzo richiama all’appello i candidati sindaci
di Anna Petrozzi e Lorenzo Baldo - 23 aprile 2012
Finalmente in questa campagna elettorale per le comunali di Palermo si sente parlare direttamente e concretamente di contrasto alla mafia. Il merito è ancora una volta di ADDIOPIZZO che ha invitato i candidati sindaco presso la sua sede di via Lincoln, bene confiscato al boss Masino Spadaro e ristrutturato completamente a proprie spese. Presenti all’appello Gioacchino Basile, Riccardo Nuti, Fabrizio Ferrandelli, Leoluca Orlando, Marco Priulla e Marianna Caronia.

Tre le domande rivolte agli esponenti politici basate su un meticoloso studio condotto dall’Associazione sul campo dal titolo eloquente: “Circoscrizioni e Mandamenti. Il territorio in bilico tra Res Publica e Cosa Nostra”.
A Palermo a contendersi territorio e consenso sono lo Stato e Cosa Nostra e come noto nella maggior parte delle borgate dove anche i più elementari servizi sono un’eccezione è la mafia ad accaparrarsi quel senso di appartenenza che poi orienta i voti e gli scambi di favore. Che fa da base al sistema clientelare che ha portato la città in un gravissimo stato di dissesto economico ma soprattutto di sfaldamento del tessuto sociale.

“L’attuale considerazione – si legge nelle prime conclusioni della mappatura del territorio- è che le unità amministrative di Cosa nostra sono più efficienti e vitali di quelle dell’amministrazione comunale. Le unità territoriali di Cosa nostra sono conosciute dalla popolazione, costituiscono un punto di riferimento, un luogo sempre operativo, con una relativa autonomia decisionale. Amministrano la fiscalità criminale e la mettono a disposizione degli affiliati, creano legami sociali, codici culturali, una narrazione di sé, elaborano cioè un senso di appartenenza che esprime una propria visione del mondo, che si estende anche ai non affiliati, cioè esercitano, in una qualche maniera e a modo loro, un’egemonia culturale”.

Un bagno di cruda realtà, essenziale però per poter innescare un processo autentico di cambiamento rivoluzionario. ADDIOPIZZO ha anche individuato possibili soluzioni da suggerire ai candidati proprio a partire dalla consapevolezza della particolare condizione palermitana.
Al centro dell’azione dello Stato, secondo la proposta dell’Associazione, dovrebbero tornare le circoscrizioni comunali con un ruolo totalmente rinnovato.
Palermo - scrivono gli autori dello studio – nonostante sia la quinta città del settimo paese più industrializzato al mondo invece di essere suddivisa come tutte le altre in quartieri e in circoscrizioni è divisa in 7 mandamenti mafiosi.

“Alle circoscrizioni comunali si contrappongono, anzi meglio dire si sovrappongono i mandamenti mafiosi. Ciascun mandamento, a sua volta, si suddivide in una o più famiglie mafiose che corrispondono –pressappoco – ai quartieri della città di Palermo. I gruppi mafiosi, quindi, si qualificano per questa spiccata capacità di radicarsi nel territorio, per la capacità di controllare le attività economiche e i traffici illeciti, di influenzare la vita politica e istituzionale a livello locale prima ancora che nazionale, ricorrendo all’uso di un apparato militare, ma ricercando anche un certo grado di consenso sociale”.

La battaglia si combatte quindi centimetro per centimetro e una possibile via d’uscita sarebbe da cercare nel decentramento, ovvero nella cessione di alcuni settori di potere e di competenze da parte del governo centrale agli enti locali che dovrebbero essere in grado di rispondere più da vicino alle esigenze dei cittadini. E’ un sistema fortemente condiviso in tutta Europa con il nome di principio di sussidiarietà e come modello di riferimento ADDIOPIZZO ha scelto la città di Bologna dove questo sistema ha consentito un miglior servizio alla comunità.
A Palermo però nelle ultime legislature il Comune che ha il compito di istituire le circoscrizioni non ha mai delegato le funzioni e nemmeno sono mai entrate in bilancio le somme di denaro necessarie per renderle attive. Con il risultato di vederle trasformate semplicemente nel solito “bacino sicuro e controllato” di voti in cui spadroneggiano i sistemi clientelari che fanno dell’articolo 48 della Costituzione carta straccia.
Le circoscrizioni sono sostanzialmente il banco del mercato dei voti in cambio dei quali vengono offerti favori che dovrebbero essere diritti.
La logica rivoluzionaria proposta da ADDIOPIZZO si basa sul principio per cui i palermitani e i siciliani devono smettere di giocare al ribasso. Invece di cedere al principio per cui se un appalto o la politica locale o gli stessi seggi elettorali sono inquinati dalla mafia è meglio rinunciare al lavoro, o delegare decisioni agli organi nazionali o accorpare i seggi elettorali, occorre invertire la tendenza: combattere sul campo.
Significa appunto attivare le circoscrizioni perché siano sentinelle dei bisogni dei cittadini e strumento fondamentale di democrazia partecipata.
Una sfida insomma allo stra-potere di Cosa Nostra sul territorio perché la città sia restituita ai tanti palermitani onesti che vede nella legalità la via maestra per il rinnovamento.
Quindi ai candidati è stato chiesto un parere su questa impostazione, i criteri con cui sono stati scelti i presidenti di circoscrizione e più in generale le iniziative a favore della legalità.
Non potevano che esprimersi in accordo su questa linea i vari candidati che hanno preso la parola in ordine più o meno alfabetico. In generale trova tutti in sintonia l’idea di una democrazia più partecipata ma mentre per Orlando e Ferrandelli le circoscrizioni hanno un ruolo fondamentale e la scelta del candidato presidente di circoscrizione si è basata su coloro che hanno più conoscenza del territorio, per Riccardo Nuti in questo momento la situazione è tale per cui il movimento cinquestelle non ha ritenuto di proporre alcun candidato poiché la sola conoscenza personale può essere a garanzia di trasparenza e affidabilità per un ruolo così delicato. Il riferimento è ai “grattacapi” che hanno costretto Ferrandelli e la Caronia ad impiegare buona parte degli otto minuti disponibili per l’ intervento a chiarire le posizioni di loro candidati. E’ il caso di Settimo Trapani, candidato presidente della circoscrizione n°7 Arenella-Vergine Maria, accusato per malversazione in concorso con Franco Mineo, uomo forte di Micciché, un autentico ras del quartiere, intercettato mentre discute di affari con Pietro Scotto, boss locale finito nell’inchiesta per la strage di via D’Amelio e fratello di quel Gaetano considerato dagli inquirenti il trait d’union tra Cosa Nostra e i servizi deviati. Secondo la versione di Ferrandelli però Trapani, nel 2007, resosi conto della caratura di Mineo, avrebbe iniziato un percorso di rottura con quel mondo lavorando a fondo sul territorio e nel sociale, godendo di grande consenso trai cittadini che per difenderlo hanno addirittura organizzato una fiaccolata.
Problemi molto più seri per Marianna Caronia, sostenuta dai centristi che fanno capo a Saverio Romano, che ha visto un suo candidato Vincenzo Ganci arrestato per mafia.
Per chiudere in bellezza Orlando ha denunciato le attività illecite di presunte cooperative legate ad un candidato sindaco (di cui non ha fatto il nome) che promettono lavoro in cambio di voti.
Più regole, più legalità, più rispetto persino per il codice della strada (ha ricordato giustamente Nuti) sono le promesse elettorali… o meglio le premesse elettorali, se non altro la questione mafiosa, che pur per assurdo non è in testa a nessuno dei programmi elettorali, è tornata sul tavolo del dibattito.  Noi, sul punto, la pensiamo come ADDIOPIZZO: “o si vive e si combatte con consapevolezza e coraggio la realtà, per quanto difficile, o nessun cambiamento sarà possibile”.

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