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bingo-conf-stampadi Antonio Nicola Pezzuto - 20 maggio 2015
Nel lontano 1983, Pino Rogoli decise di fondare la Sacra Corona Unita per opporsi alle altre mafie che stavano colonizzando il territorio salentino. Soprattutto, con la benedizione della ‘Ndrangheta di Umberto Bellocco e Carmine Alvaro, cercava di far fronte all’arrivo della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che tentava di far proseliti in Puglia per aprirsi un nuovo varco per i suoi traffici illeciti. A distanza di tanto tempo sembra che il tacco d’Italia sia nuovamente nel mirino delle organizzazioni criminali campane. Tanto emerge dall’operazione “Bingo” condotta dai Carabinieri dei Comandi Provinciali di Lecce, Napoli e Caserta che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Lecce, Simona Panzera, su richiesta del Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, Giuseppe Cataldi.
Venti persone (16 in carcere e 4 ai domiciliari) sono state colpite dal provvedimento con l’accusa di appartenere ad un’associazione finalizzata ai furti di armi e documenti d’identità presso gli uffici anagrafe e di Polizia Locale, detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione, contrabbando di tabacchi lavorati esteri e altro.
Le indagini prendono il via il 31 luglio dell’anno scorso in seguito a un furto avvenuto nel Comune di Gallipoli. Qualcuno, servendosi della fiamma ossidrica, riesce ad aprire un armadio metallico dove si trovano 12 pistole Beretta e 150 proiettili della Polizia Locale. Dall’adiacente Ufficio Anagrafe rubano anche 3000 euro in contanti e, soprattutto, 1050 carte d’identità in bianco.
Viene subito esclusa la pista della criminalità locale perché le registrazioni dei sistemi a circuito chiuso della zona, seppur di scarsa qualità, riprendono tre individui e una vettura la cui targa sposta subito le attenzioni degli inquirenti in direzione della pista Campana. In particolar modo in direzione di Melito di Napoli dov’è operativo un gruppo specializzato in questo tipo di reato responsabile anche del furto di  230 carte d’identità dall’anagrafe del Comune di Parabita lo scorso 25 agosto e di quello di 8 pistole e 230 carte d’identità dagli uffici della Polizia Municipale di Boscotrecase, furto avvenuto il 19 settembre 2014.
Dalle indagini, basate soprattutto sulle intercettazioni e dall’analisi dei tabulati del traffico telefonico, emerge l’esistenza di un sodalizio criminale campano fondato sulla parentela e amicizia che lega molti sodali, con sede operativa a Melito di Napoli. Un gruppo molto ben organizzato in cui ogni componente ricopriva uno specifico ruolo con attenzione alla selezione degli obiettivi e alla scelta della tecnica d’intervento più idonea. Un gruppo che usufruiva dell’uso di mezzi idonei a raggiungere il suo scopo e a trasportare il materiale trafugato.
Il clan, capeggiato da Francesco Criscuolo, inoltre, era attivo nel contrabbando di tabacchi lavorati esteri e nel traffico di armi come documentato dalle indagini che hanno portato al sequestro di 2280 stecche di sigarette.

Le carte d’identità rubate finivano con l’alimentare il mercato della disperazione perché, nella maggior parte dei casi, finivano nelle mani di un altro sodalizio criminale formato da nordafricani, collegati ad albanesi e dediti al traffico di documenti falsi per gli immigrati clandestini.
È importante sottolineare che una delle pistole rubate a Gallipoli è stata trovata lo scorso 4 settembre, a Napoli, in possesso di Raffaele Vastarello, soggetto appartenente all’omonimo clan della Camorra. Inquietante anche il ritrovamento da parte dei Carabinieri della Compagnia di Giugliano di quattro pistole, di una mitraglietta, un silenziatore e munizioni, riconducibili al clan Amato – Pagano, avvenuto il 2 ottobre scorso, in una zona roccaforte dei Criscuolo.
Le carte d’identità sono state trovate in possesso di extracomunitari fermati in Germania, Irlanda, Grecia, Belgio ed Italia. Quei documenti sono serviti a consentire l’ingresso di cittadini siriani, albanesi, palestinesi, iraniani ed afghani.
Quindi, sembra che l’organizzazione alimentasse un doppio canale per il mercato di documenti: quello che porta al continente africano e quello albanese che favorisce il traffico di disperati che arrivano dal Medio Oriente. Insieme alle carte d’identità il sodalizio criminale trafficava anche una mole notevole di altri documenti falsi. Considerato il momento storico, gli inquirenti tengono alta l’attenzione anche su possibili implicazioni terroristiche. Ma su questo, al momento, non ci sono riscontri.
Un’operazione di polizia particolare che, solo nel tempo, potrà dirci se si tratta di un caso isolato o di qualcosa di più rilevante che sta avvenendo sul territorio. Al momento è stata accertata la presenza di criminali Campani nel Salento. Resta da vedere quale sarà la reazione delle organizzazioni criminali locali.

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