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di Michela Gargiulo*
Un giudice ed una bambina, due vite diverse lo stesso destino. Quella mattina del 2 aprile 1985 a Pizzolungo, una piccola frazione balneare a pochi chilometri da Trapani una bambina di 10 anni, Margherita Asta, si prepara come tutte le mattine per andare a scuola. Pochi chilometri ad ovest, in un’altra villetta, a Bonagia, un giudice che si chiama Carlo Palermo si è alzato dal letto lasciandosi alle spalle un’altra notte di incubi e paura. Nessuno di loro sa dell’altro anche se lo loro case sono vicine. Carlo Palermo è lì da pochi giorni e anche Margherita è a Pizzolungo perché il padre ha litigato con un vicino di casa e allora si sono trasferiti in anticipo nella casa al mare. Il giudice invece ha dovuto lasciare il suo alloggio nella base militare dell’aeroporto di Birgi in fretta. L’hanno invitato ad andarsene dopo l’ennesima telefonata di minacce arrivata di notte che annunciava un pacco da recapitargli.  Sono vicine le loro case perché quella villetta isolata è l’unica che Palermo ha trovato dopo giorni di ricerche. Non lo vogliono a Trapani, tutti si lamentano di quel giudice sotto scorta che viene dal nord, delle auto che sfrecciano in centro con le sirene spiegate. Il giudice prende un caffè mentre nella testa ripercorre le ultime inchieste e mentalmente organizza le cose da fare in ufficio. Nell’altra casa la bambina guarda sua madre, il suo sguardo è triste ma solo lei coglie quell’attimo che viene cancellato dalle grida dei due gemelli che si litigano un paio di pantaloni e non vogliono sapere di sbrigarsi per andare a scuola. Non c’è tempo per i perché, per le spiegazioni, è ora di andare.

“Mamma si fa tardi”

“Porta pazienza Margherita, tra poco andiamo”.

In quello stesso momento Palermo aspetta la sua auto blindata, quella di scorta, e guarda i suoi cani correre in giardino. Jar e Koral sono tutto ciò che gli è rimasto della sua famiglia. La moglie lo ha lasciato quando era ancora giudice istruttore a Trento portando via con sé le due figlie. Le sue inchieste avevano portato via tutto il suo tempo, anche quello da dedicare agli affetti e le minacce erano diventate la quotidianità. Pensa anche a loro mentre infila i documenti nella borsa e mentre in quella casa vicina ma lontana Margherita decide che a scuola quella mattina ci andrà con una sua amichetta, Maria Elena, perché non vuole arrivare in ritardo a causa di Giuseppe e Salvatore che continuano a giocare invece di sbrigarsi.
“Mamma io vado, la mamma di Maria Elena è già fuori dal cancello con la macchina”.
(segue)

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