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di AMDuemila
Inviata una lettera al Parlamento per la declassificazione degli atti

Un nuovo fronte per la ricerca della verità sulle stragi potrebbe presto aprirsi grazie all’intervento del Premier Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio dei Ministri ha scritto una lettera al Parlamento (ai relativi presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati) per la declassificazione degli atti conservati nei loro archivi, ma che ad oggi non sono divulgabili in quanto ritenuti top secret dalle amministrazioni dello Stato e dai servizi di sicurezza. Un fattore, quest’ultimo, che ha inciso profondamente nella ricerca delle verità sulle stragi che hanno terrorizzato l’Italia tra il 1969 e il 1984 e che ancora oggi rimangono con numerosi misteri. A riportare la notizia è stato oggi il giornale “Il Fatto Quotidiano”. Proprio per dare un “un segno tangibile”, Conte ha chiesto al Parlamento lo scorso 30 luglio di togliere quel segreto a quei atti che potrebbero riscrivere la verità ancora mancante. “Nel quarantennale del disastro di Ustica e della strage alla stazione di Bologna, il doveroso contributo alla ricostruzione di tali gravissimi fatti impone uno sforzo corale e coordinato delle Istituzioni per fare luce su alcune tra le pagine più buie del nostro recente passato - ha scritto il presidente del Consiglio parlando delle limitazioni esistenti al regime di pubblicità derivanti dai vincoli imposti degli enti che hanno posto il segreto di Stato e che saranno interpellati”. Secondo Conte le procedure sono indispensabili per rendere fruibili quelle carte che sono complesse. “In anni recenti è stata compiuta una complessa istruttoria che si è rivelata onerosa con riferimento ai tempi di realizzazione” ha continuato il premier facendo riferimento all’iniziativa di Matteo Renzi che sei anni fa aveva acceso le speranze imponendo di riversare all’Archivio di Stato i documenti rimasti chiusi negli armadi per oltre 40 anni. Quell’iniziativa però, come ha detto qualche giorno fa il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, in occasione del 40° anniversario della strage di Bologna, “è stata solo uno specchietto per le allodole”. Anche per i familiari delle altre vittime delle stragi da Piazza Fontana (1969) per passare a quella dell’Italicus (1974), del Rapido 904 (1984) e Ustica (1980), non hanno dato un giudizio positivo all’iniziativa di Renzi in quanto quella commissione composta da membri dei servizi di sicurezza aveva il compito di capire cosa declassificare o no dall’Archivio di Stato. Ma quei documenti avrebbero avuto dei contenuti già conosciuti o atti su cui è stato fatto abbondante uso di omissis e bianchetto. Dunque, sembrerebbe che chi avesse avuto la possibilità di squarciare quel velo di Maya sulle stragi non avrebbe voluto farlo fino in fondo e che quindi avrebbe anche interesse a far rimanere nei cassetti dei segreti atti sulla divulgazione degli atti acquisiti nel tempo dalle commissioni di inchiesta istituite in Parlamento. La lettera del presidente del Consiglio dà il consenso alla declassificazione di quella documentazione acquisita “presso amministrazioni dello Stato, ivi inclusi gli organismi di informazione per la sicurezza”. Non solo. Il premier ha dato “indicazioni affinché il direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza concordi con l’Archivio storico del Senato e gli altri uffici della Camera interessati, le procedure più sollecite e idonee per individuare criteri e modalità per la protezione delle informazioni tuttora sensibili”. Quindi, un’iniziativa in cui non saranno sempre i soliti a decidere, ma anche il Parlamento potrà collaborare a fissare dei limiti per aggirare qualunque forma di discrezionalità.

Foto © Imagoeconomica

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