di AMDuemila
Secondo il procuratore nazionale antimafia i suoi uffici seppero della circolare del Dap dopo un mese
"I detenuti potevano essere assegnati a centri di cura penitenziari invece si è optato per i domiciliari perché ci si è lasciati prendere dal rischio del contagio". A dirlo, a Radio 24, è stato il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho. “Non si comprende perché ci fosse questa preoccupazione, si tratta di detenuti in isolamento e dunque impossibili da contagiare, bastava un termo scanner", ha aggiunto il magistrato. De Raho ha poi dichiarato che il “21 marzo c’è stata una nota dell'amministrazione penitenziaria rivolta agli istituti penitenziari in cui si diceva che era necessario esaminare le condizioni di salute dei singoli detenuti e trasmettere ai tribunali di sorveglianza perché valutassero la compatibilità della protrazione della detenzione in questo momento di rischio: di questa nota la Direzione nazionale antimafia ha appreso l'esistenza solo il 21 aprile". "L'amministrazione penitenziaria - ha continuato il capo della Dna - ha lasciato intendere di non essere in grado di escludere il rischio spostando la responsabilità sui tribunali” rilevando che "i detenuti potevano essere assegnati a centri di cura penitenziari” invece si è scelto la concessione dei domiciliari.
Foto © Imagoeconomica
ARTICOLI CORRELATI
Scarcerazioni boss: ecco la lista del Dap, a casa in 376 fra mafiosi e narcos
Detto-fatto, i 41-bis tornano a casa
Mafiosi ai domiciliari, dopo Bonura è il turno di Sansone
Coronavirus e mafia, ecco i boss stragisti che usciranno dal carcere (?)
Emergenza Coronavirus: lo Stato dica ai boss di restare in carcere
'Ndrangheta stragista, sì ai domiciliari per Rocco Santo Filippone
Di Matteo sulle scarcerazioni: ''E' la resa dello Stato''
Il ''Cura Italia'', le carceri e l'indulto mascherato