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di AMDuemila
A 38 anni dall'assassinio del sindacalista siciliano e del suo collaboratore Rosario Di Salvo il ricordo di Cgil Sicilia

Il 30 aprile del 1982 veniva fermata per sempre la vita di uno degli uomini più grandi della Sicilia del tempo, l'on. Pio La Torre, e del suo stretto collaboratore, Rosario Di Salvo.
Erano da poco passate le nove di mattina quando a Palermo da una moto, affiancatasi alla Fiat 131 con a bordo La Torre e Di Salvo in via Generale Turba, partì una violenta raffica di colpi. La Torre morì sul colpo. Di Salvo invece, prima di morire anche lui, ebbe tempo di estrarre la pistola e rispondere al fuoco, invano.
Figura storica dei diritti, del pacifismo e dell'antimafia concreta che intaccava le connessioni politiche ed economiche delle cosche, La Torre soprattutto negli ultimi anni della sua vita, da dirigente del Pci e della Cgil, si occupò attivamente di due serie problematiche che riguardavano la sua Sicilia: la mafia e l'installazione dei missili Cruise nella base NATO di Comiso.
“Occorre respingere questa prospettiva, chiamando il popolo siciliano nella lotta per dire no a un destino che, prima ancora di farla diventare bersaglio della ritorsione atomica, trasformerebbe la nostra isola in terreno di manovra di spine, terroristi e provocatori di ogni risma al soldo dei Servizi segreti dei blocchi contrapposti. Ne trarrebbero nuovo alimento il sistema di potere mafioso e i processi degenerativi delle istituzioni autonomistiche, mentre la Sicilia sarebbe condannata alla degradazione economica e sociale”, diceva La Torre il 14 gennaio 1982, in occasione del nono congresso regionale del PCI.
Un'attività politica intensa, per la sua terra e la sua gente, che lo aveva messo in cima alla lista nera di uomini appartenenti al mondo della criminalità organizzata e probabilmente anche a quelli provenienti da certi ambienti occulti, questi ultimi ostacolati dalle posizioni del sindacalista siciliano in merito ai missili da crociera. Su questo punto, scrive infatti il nostro editorialista e scrittore Saverio Lodato, "tra tutti i delitti politico mafiosi di quegli anni, è difficile trovarne uno che sia stato più 'annunciato' di questo". Come dimostra anche il fatto che sia La Torre che Di Salvo avevano frettolosamente sbrigato le pratiche per ottenere il porto d'armi in quanto, coscienti del pericolo, non avevano ricevuto un'adeguata protezione dalle forze dell'ordine. Una circostanza, questa della negligenza delle istituzioni, che accumuna molte delle vittime di mafia ancora oggi.
Celebre, oltre che estremamente utile ai fini del contrasto alle mafie, fu la legge da lui promossa, che introduceva per la prima volta il reato di associazione mafiosa (il famoso 416 bis, ndr) e prevedeva la confisca dei beni riconducibili alle attività mafiosa degli arrestati: la cosiddetta Legge Rognoni-La Torre, approvata solo in seguito alla sua morte, come tra l'altro avvenuto con quelle pensate dai giudici Falcone e Borsellino anni più tardi. Stando alle sentenze sul delitto, le ragioni che portarono Giuseppe Lucchese, Nino Madonia, Salvatore Cucuzza e Pino Greco a uccidere il sindacalista per ordine del gotha di Cosa nostra (Riina, Provenzano, Calò, Brusca e Geraci), fu proprio la sua intensa attività antimafia, e la legge che ideò. Nonché per il movimento sociale antimafia venuto a crearsi grazie ai suoi sforzi sociali e politici.
A distanza di 38 anni dal duplice omicidio in piazza Turba, luogo in cui si consumò il delitto, non si possono celebrare le consuete commemorazioni a causa dell'emergenza Covid-19. Ma la Cgil non intende rinunciare a sottolineare la figura di Pio la Torre per il suo impegno politico e sindacale che si è svolto in un momento molto convulso della storia della Sicilia e del Mezzogiorno. Un anno fa, nella sede della Cgil Sicilia, fu istituita la prima Giornata in memoria dei sindacalisti uccisi dalla Mafia, anche in onore di Pio La Torre. "Quest'anno, in vista della seconda giornata, abbiamo portato a compimento il percorso di intitolazione delle strade ai protagonisti del movimento sindacale uccisi, portatori dei valori di giustizia, democrazia, libertà alla base della nostra Costituzione - dice il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo - e con l'ultima intitolazione, il 27 gennaio scorso, di una strada a Nicolò Azoti, segretario della Camera del Lavoro di Baucina, ucciso il 21 dicembre 1947, abbiamo lavorato alla ricostruzione della storia della Cgil, raccontando il sacrificio di quanti sono morti facendo il proprio lavoro nella difesa dei diritti dei lavoratori". Una grande opera di verità e di recupero della memoria per mettere al centro il lavoro, i diritti, la dignità dei lavoratori.

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