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di AMDuemila
E scoppia la polemica per il "silenzio" del sindaco De Luca

Nei giorni scorsi, a Messina, in piena emergenza coronavirus, ha avuto luogo un funerale, con la partecipazione di amici e parenti, per la morte di Rosario Sparacio, fratello di Luigi, numero uno di Cosa nostra sullo Stretto a fine degli anni ’90, poi diventato collaboratore di giustizia. Ad accompagnare la salma, in un vero e proprio corteo funebre, fino al cimitero vi sarebbero state alcune decine di persone. Un momento che è stato anche immortalato (a pubblicare l'immagine è stato il sito MessinaOra.it) mentre nei giorni successivi, tanto sui social quanto sui giornali, è montata la polemica su due piani. Il primo, riportato anche dalla Gazzetta del sud, ha suscitato l’ira dei familiari: “Condividete tutti, per favore, perché mio nonno deve avere la sua eterna pace e questi giornalisti di merda lo devono lasciare stare nella sua santa pace”, scrive un nipote del defunto su facebook, riportando un altro post in cui, un’altra nipote inveisce contro i giornalisti, “dovete lasciarci in pace nel nostro dolore, non abbiamo tolto niente a nessuno... siamo brave persone... se davvero fossimo quei boss che tanto proclamate non vi sareste permessi”.
Il secondo è quello contro il lungo silenzio del sindaco di Messina, sempre pronto a denunciare qualsiasi assembramento e che avrebbe voluto controllare attraverso un sito anche gli sbarchi sullo Stretto. Critiche sono giunte dal gruppo che aveva sostenuto Renato Accorinti e dai Cinque stelle. Durissimo il commento del presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava che attacca: "Mentre in Italia non si celebrano pubblicamente funerali né matrimoni, com’è stato possibile che a Messina in cento abbiano accompagnato al cimitero il feretro del fratello di un capomafia? Dietro la bara di Rosario Sparacio, fratello del boss Luigi, sabato pomeriggio c’erano auto, moto, amici. - dice Fava - Dal sindaco Cateno De Luca, sempre pronto a rumoreggiare con la fascia tricolore al petto, stavolta è venuto solo il silenzio". Ieri sera la replica del primo cittadino: "Non si perde occasione per denigrare Messina e i messinesi. Ho appreso che Giulia Grillo, appartenente al M5S e cittadina messinese, ha pubblicato un post nel quale afferma che a Messina 'la criminalità organizzata è privilegiata anche in periodo di lockdown' riferendosi al presunto corteo funebre che sabato scorso, con un centinaio di persone a bordo di moto, che accompagnava il feretro del fratello dell'ex boss Luigi Sparacio. La deputata si chiede anche cosa faccia il Sindaco De Luca nel frattempo. Preciso che la notizia è stata immediatamente ripresa da altri deputati regionali e nazionali pentastellati e da Claudio Fava, Presidente della Commissione antimafia all'Ars. I medesimi, piuttosto che attivarsi personalmente per accertare la verità dei fatti, hanno preferito alimentare delle bieche speculazioni politiche che sono state immediatamente riprese dalla stampa, lasciando intendere che si sia svolto un rito mafioso. Non accetto insinuazioni o accostamenti della mia persona alla mafia o alla criminalità in genere, per cui ho già dato mandato alla PG di identificare gli autori dei commenti su Facebook al post della Grillo, con i quali si esprimono dichiarazioni gravemente offensive nei miei confronti". Quindi il sindaco ha spiegato i fatti: "Se invece di strumentalizzare i fatti per attaccarmi si fossero accertati dei medesimi, avrebbero scoperto che venerdì scorso, nel primo pomeriggio, il signor Sparacio Rosario, già gravemente malato, è deceduto all'interno della propria abitazione. Constatato il decesso, trascorse le canoniche 24 ore di osservazione, nel pomeriggio di sabato 11 aprile il feretro è stato trasportato dall'abitazione sita in via del Santo fino al Camposanto in via Catania dove è stato deposto in attesa della tumulazione. Non si è trattato né di un corteo funebre né di una celebrazione religiosa, che sono peraltro vietati dalle disposizioni del Dpcm come ribadite dallo stesso Arcivescovo di Messina che, da oltre un mese, ha vietato la celebrazione dei funerali. Dunque, quanto in modo becero è definito 'corteo funebre con oltre cento persone' non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina. Sulla partecipazione al trasporto del feretro da parte dei parenti e dei soggetti che sono ripresi nelle fotografie diffuse dalla stampa, sta già indagando la Questura, alla quale competono in via esclusiva questo genere di attività e sulle quali mi corre l'obbligo di osservare il massimo riserbo, ragione per la quale fino ad ora non ero entrato nel merito della questione".
Per capire meglio cosa è avvenuto, dunque, si dovrà attendere la conclusione dell'indagine della polizia. Anche perché l'assembramento è sotto gli occhi di tutti.

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