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di AMDuemila
“A questo punto non so se ci sono più le condizioni per continuare a collaborare con la giustizia”. E’ questa la dura constatazione del collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, ex reggente della cosca Bonaventura di Corigliano di Crotone e oggi collaboratore di giustizia. Delle sue rivelazioni se ne sono servite ben 14 procure d’Italia, ma ancora oggi è chiamato da diverse Dda per nuove inchieste. Proprio per questa sua continua collaborazione ha ricevuto diverse minacce, anche più recenti. “Te lo dico dal vivo - si legge in un messaggio inviato al pentito tramite Facebook - un giorno non dimenticare 6 anni di galera lontani dai miei figli innocente a assolto a formula piena questi amici che ai adesso che ti ammirano sanno che 30 persone sono stati assolti per tutte le cazzate che ai detto vabbè gente come te devono essere se non ci vediamo Dio e grande ma il male li voglio solo per te Dio mi ascolta i bambini lo spero con tutto il cuore gli auguro 100 anni di felicità e se voglio il loro male voglio il male dei miei figli”. Il riferimento agli amici riguarderebbe l’associazione “Sostenitori dei collaboratori e testimoni di giustizia”. Un’altra minaccia è stata poi recapitata tramite lo scrittore e collaboratore di Fanpage.it, Giulio Cavalli, che si trovava a Catanzaro Lido due giorni prima della manifestazione in sostegno al magistrato Nicola Gratteri. “E’ stato avvicinato - ha raccontato Bonaventura al Quotidiano del Sud - in un bar da alcune persone che gli dicono con fare minaccioso: 'Ma tu sei l’amico di Bonaventura? Portagli i saluti di zio Pino di Catanzaro'".
Il collaboratore ha spiegato al quotidiano che sarebbe in possesso di nuove informazioni riservate riguardo l’esistenza di una “locale” di ‘Ndrangheta all’estero, solo che gli agenti del Nop (Nucleo operativo di protezione) gli hanno comunicato che può inviare lettere e documenti soltanto tramite plichi aperti. “In queste condizioni come faccio a spedire atti riservati?” si è domandato il pentito, che poi ha spiegato che farà un’istanza per essere audito. “Lo farò a breve, ma io ritengo che sia il sistema di protezione che non funziona, tant’è che non ne faccio parte”. Bonaventura è si sotto protezione, insieme a suoi familiari, ma è ancora in attesa delle nuove generalità di copertura e da ottobre scorso non ha ricevuto risposte, dopo anche essere stato ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia. In conclusione, il collaboratore di giustizia ha spiegato che non accetterebbe alcuna proposta di trasferimento, perché “impedirebbe a mio figlio di proseguire gli studi. Dopo gli esami di maturità che farà quest’estate mio figlio - ha detto Bonaventura - vorrebbe iscriversi all’università ma ci hanno già comunicato che non può iscriversi in un’università della provincia in cui ha sede la località protetta. Considerate le minacce di cui continuiamo a essere oggetto io e miei familiari, questo è assurdo”.

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