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di AMDuemila - Video
Le 20mila persone presenti hanno manifestato il proprio no alla violenza mafiosa che negli ultimi anni si è abbattuta sul capoluogo dauno

"Non c'è retorica nelle mie parole ma il mio grande affetto, stima, riconoscenza va alla magistratura e alle forze di polizia: nessuno dica che lo Stato rispetto alla lotta alla mafia e alla corruzione non c'è stato negli ultimi anni, perché qui c'è stata questa risposta. Altre risposte non sono state date ma questa sì". E’ questo il commento del presidente e fondatore di Libera, don Luigi Ciotti che ieri è intervenuto dal palco di piazza Cavour a Foggia dopo la mobilitazione contro la violenza mafiosa che ha portato in corteo diverse migliaia di persone a seguito degli episodi violenti degli ultimi giorni. A sfilare sono state associazioni, sindacati, imprenditori, commercianti, studenti e, soprattutto tantissimi cittadini: in tutto 20mila persone. "La terribile malattia - ha detto don Ciotti - è che molti pensano che si possa delegare solo e sempre in una direzione. Senza responsabilità collettiva non è dato un futuro. Non è un problema di Foggia è un problema della nostra Italia. Non c'è regione d'Italia che può considerarsi esente dalla mafia ma qui siete in tanti a dire basta. E magari da altre parti non è così”. Il presidente di Libera ha poi rimarcato: “Siate orgogliosi di essere pugliesi e foggiani. Qui si vive e si sente uno spirito nuovo. Siamo venuti qui tutti insieme per disinnescare la miccia della paura, della rassegnazione e della delega che è la cosa più pericolosa. Pensare cioè che tocca sempre agli altri. Lo so che non è semplice ma siamo venuti qui per riportare al centro della società i valori positivi, profondi. - ha continuato - Perché questo avvenga è necessario agire tutti insieme. C'è bisogno di parole chiare, autentiche e inequivocabili per dire no alla violenza in tutte le sue espressioni. La mafia delle parole è la più pericolosa".
Secondo il don Ciotti la mafia e la corruzione oggi “sono parassiti che vivono a nostre spese, dunque sono agenti di morte” e per questo “non è ammesso tirarsi indietro. Ma neanche dobbiamo permettere atteggiamenti ambigui e subdoli. - ha sostenuto - Attenti ai neutrali e ai mormoranti, a quelli che stanno alla finestra a guardare invece di sporcarsi le mani per il cambiamento per amore del nostro Paese e attenti alle malelingue a quelli che giudicano e criticano per partito preso”.



Durante il suo discorso, don Ciotti ha parlato anche del ruolo della politica in quanto se non è proiettata al bene comune "tradisce la sua essenza, non è politica”. “La politica, non solo qui ma nel Paese, esca dai tatticismi e dalla spartizione di potere, riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone, questa è la politica - ha aggiunto - Mi ha fatto piacere, se mi permettete, vedere tantissimi amministratori e persone impegnate nella politica. Sarebbe sbagliato come qualcuno fa distinguere per non confondere perché è troppo facile sempre semplificare. Dobbiamo diventar capaci di riconoscere giovani, donne, uomini impegnati nella politica al servizio del bene comune da mascalzoni che fanno altro”.
Don Ciotti ha spiegato che è importante il “diritto alla sicurezza”, ma “io vorrei gridare con forza con voi la sicurezza dei diritti. Sono 165 anni che in Italia parliamo di mafia. Passi in avanti nella lotta alla mafia sono stati fatti, ieri come oggi. Ma noi - ha sottolineato il fondatore di Libera - non vogliamo parlare tanto di lotta alle mafie e alla corruzione. Certo lo facciamo ma il nostro impegno è la lotta per la giustizia sociale. Perché se non si lotta per questo non se ne uscirà mai fuori. Sono 165 anni che parliamo di mafia" ma al centro ci devono essere "il lavoro, la scuola, la cultura, le politiche sociali, i servizi per le persone”.
Il sacerdote ha poi ricordato le famosi parole del magistrato ucciso a Capaci, Giovanni Falcone quando disse “'la lotta alla mafia è una lotta di civiltà e di legalità'. Basta fare della legalità il mito del Paese. Molti hanno scelto la legalità però quella malleabile e sostenibile, molti si nascondono usando la legalità come un lasciapassare. - ha concluso - La legalità non è l'obiettivo ma è lo strumento, è il mezzo necessario per raggiungere l'obiettivo che si chiama giustizia sociale. Abbiamo avuto persone che nel nome della legalità hanno fatto anche associazioni mafiose”.

Foto © Imagoeconomica

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