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di Luciano Armeli Iapichino
Ci risiamo! È arrivato un nuovo anno, un nuovo gennaio foriero di buoni propositi, speranze e aspettative.
Ci risiamo! Il governo del 2020, come quello dell’anno scorso e gli altri degli ultimi sedici anni sono alle prese con criticità più o meno le stesse: i numeri della maggioranza, diaspore ed espulsioni, ministri dimissionari, scontrini elettronici, manovrine correttive, legge elettorali da strutturare in base alle convenienze...
Tutto nella norma a cui si aggiungono notizie di cronaca più o meno solite: qualche nuovo prefetto arrestato per aver intascato la solita mazzetta, il puntuale e maledetto bollettino di morte delle strade che si aggiorna giorno dopo giorno, gli USA che stuzzicano il cane apparentemente dormiente, ops sempre sveglio, del fanatismo islamico e la notizia che fa davvero notizia: quella della più grossa operazione contro la ‘Ndrangheta mai eseguita a firma di Nicola Gratteri affondata nel tritacarne del silenzio dei media nazionali.
Hanno recuperato, si fa per dire, l’audience mediatico, il Papa, Salvini, ops il cazzaro verde sul Papa, Checco Zalone, Ficarra e Picone.
Eppure nel gennaio 2020 si registra, anche, un’opinione pubblica più attenta, curiosa, allibita e sempre più diffusa sul caso di quell’urologo siciliano, Attilio Manca, la cui storia già per se stessa è la fotografia, la radiografia, la diagnosi, l’emblema di tutto ciò che qualifica o forse squalifica questa nazione nel panorama delle cosiddette democrazie civilizzate e moderne: malagiustizia, poteri forti, deviati, malati e putridi, accidia istituzionale, codardia di certi magistrati (e non è qualunquismo), disimpegno mediatico, acclarato disinteresse per il cittadino, assenza di controlli sui controllori...
Ricostruire i paradossi di questa surreale vicenda è ormai apodittico.
L’ultimo: dinanzi a un caso apparentemente chiuso, volutamente fermo, politicamente inconveniente per riportarlo nelle nobili dimore della Verità, c’è un’iniziativa avallata dal MIUR, il ministero dell’Istruzione (quindi il settore dello studio, della ricerca, della logica, delle teste pensanti della nostra società) che evidentemente crede in ipotesi altre sulla morte del dott. Attilio Manca e, unitamente a esso, un’opinione pubblica fatta di scuole, altri magistrati, Ordini dei Medici, degli Avvocati, Rotary club, Fidapa, associazioni dai colori più disparati, forze dell’ordine sane che dinanzi al terrificante quanto imbarazzante excursus giudiziario del caso rimangono incredule, stordite, impotenti e forse, anche se magari non lo ammettono pubblicamente, imbarazzate per quello stesso Stato che servono giornalmente rischiando la vita, assurto parimenti tanto a vittima quanto a carnefice.
armeli iapichino lucianoIn questi sedici anni di battaglie sul caso Manca, le testimonianze, gli attestati di solidarietà raccolti dal mondo sano, coretto, dabbene delle Istituzioni hanno rasentato distanze e prese di posizioni così inconciliabili da questo modo di fare e garantire giustizia che, a volte, qualcuno ha osato pronunciare in privato delle scuse a nome di altri che sono indefinibili. O forse sì: assassini dei veri e nobili valori della Patria. Sul caso Manca, i nostri riempiono un elenco infinito. Infami!
Ormai anche locuzioni quali “l’Italia? È quella di Attilio Manca”, “basti pensare al caso Manca”, “finirà come il caso Manca”... sono nella bocca di quella nazione attenta alle sorti di un Paese al contrario, preoccupata per il futuro delle nuove generazioni, delusa dall’informazione disinformante e schierata, derisa da una classe politica sempre più scarsa, ridicola e rissosa.
Un’Italia oserei definire “sfortunata”, laddove per sfortuna s’intende una zona grigia che consapevole dell’inconcludente volontà risolutiva della politica e la distrazione di massa (che pure c’è ed è l’altra faccia maggioritaria di quella attenta) paralizza tutto: le buone riforme, l’economia, l’occupazione, la giustizia...
L’urologo siciliano, Attilio Manca, sta pagando (e non è il solo) il prezzo salato di un Paese-bordello dove nulla fa notizia se non l’impazienza di un Papa che in fondo è più umano di certi “paraccari” del dovere.
Un Paese al contrario: più vittima che garantito.
Più pericolante che sicuro.
Più forma che sostanza. Ma non lo percepisce.
Un nuovo anno per Attilio Manca: restiamo in attesa di nuovi e reali propositi o di nuove facce e ipocrisie pronte ad immolarsi sull’altare del nulla.

In foto dall'alto: Attilio Manca e Luciano Armeli Iapichino

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