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di Davide de Bari - Video e Foto
Plenum si divide, Salvi non votato all’unanimità
Il vice presidente Ermini: “Segno positivo”. Presidente Mattarella: “Nomine su criteri della capacità professionale”

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha scelto di voltare pagina, nominando come nuovo Procuratore generale della Corte Suprema di Cassazione Giovanni Salvi, dopo la bufera scatenata dall’inchiesta di Perugia in primavera che ha visto coinvolti diversi consiglieri e proprio l'ex pg Riccardo Fuzio. Quella di oggi è una delle nomine più delicate e importanti visto che il Procuratore generale della Cassazione, oltre ad essere il “capo dei pm” italiani, è anche di titolare dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati e componente di diritto del Csm. Il plenum, in questa seduta straordinaria, è stato presieduto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha aperto la seduta e ha passato la parola all’illustrazione dei profili dei candidati. Il consigliere Piercamillo Davigo, esponente di Autonomia&Indipendenza ha spiegato i motivi per cui la terza commissione ha votato in maggioranza la candidatura del Procuratore generale di Roma: “Sicuramente tutti i candidati hanno il merito di questa carica, ma tuttavia la commissione a maggioranza ha ritenuto prevalente Salvi anzitutto sulla base del suo percorso professionale”. Mentre a sostenere la candidatura del Pg di Napoli Luigi Riello, la consigliera di Magistratura Indipendente Loredana Micciché ha evidenziato come il profilo di “Riello è quello più completo rispetto agli altri”. Subito dopo, è stato il turno del consigliere Marco Mancinetti di Unicost che ha spiegato le ragione del sostegno alla candidatura dell’avvocato generale della Cassazione Marcello Matera. “Il profilo del dottor Matera si colloca d’eccellenza nei confronti degli altri aspiranti”. Come ultimo intervenuto è stato quello del consigliere di Area Giuseppe Cascini il quale ha sostenuto la candidatura di Salvi: “Penso che la scelta del candidato Salvi sia quello più giusta in base agli elementi di fatto e delle norme da applicare”.
Dopo l’illustrazione dei profili dei candidati, il presidente Mattarella ha aperto le votazioni che hanno visto la votazione in maggioranza del plenum con 12 voti, quelli dei 'davighiani', delle toghe progressiste di Area e dei laici eletti in quota M5s, a Salvi mentre per Riello (sostenuto da MI e dal laico di Fi Cerabona) 4 voti e per Matera (sostenuto dai togati di Unicost) 3 voti. Cinque gli astenuti: oltre a Ermini che non vota di prassi, i laici della Lega, il primo presidente della Cassazione Mammone e il laico di Forza Italia Lanzi.



Chi è il “papa straniero”?
Giovanni Salvi è in magistratura da 40 anni. E la sua lunga carriera è segnata da due costanti: il legame con Roma, sua città di adozione, e con le funzioni di pubblico ministero, che non ha mai smesso se non per brevissimi periodi. Nato a Lecce, 67 anni fa, Salvi è arrivato alla procura di Roma nel 1984 e ci è rimasto per 20 anni. Un lunghissimo arco di tempo in cui si è occupato di indagini delicate, come quelle sulla strage di Ustica, gli omicidi di Mino Pecorelli e Roberto Calvi e di inchieste sui Nar e le Br. Un'esperienza interrotta nel 2002, quando Salvi è stato eletto componente togato del Consiglio Superiore della Magistratura, nella lista di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe confluita negli ultimi anni in Area, senza però sciogliersi. A Roma è poi tornato da procuratore generale nel 2015, nominato all’unanimità dal Csm.
Quattro anni prima invece era passata sul filo di lana la sua nomina a procuratore di Catania. E da quell'ufficio, che ha guidato dal 2011 al 2015, ha coordinato numerose inchieste sul traffico dei migranti e sulla mafia. Indagini che con la collaborazione dei capi di Cosa Nostra catanese, hanno consentito di individuare i responsabili di delitti centrali per la ricostruzione delle vicende nazionali dell'organizzazione mafiosa, come l'omicidio di Luigi Lardo. Se è vero che è la prima volta che il Csm non ha scelto una soluzione interna per il vertice della procura generale della Cassazione, Salvi non è del tutto estraneo all'ufficio che dovrà guidare: vi ha lavorato per 4 anni, dal 2007 al 2011, con le funzioni di sostituto Pg. E' stato anche vicepresidente dell'Associazione nazionale magistrati negli anni dello scontro tra le toghe e il governo Berlusconi. A cercare negli archivi non sono tante le sue esternazioni. L'ultima l'ha fatta per invocare rispetto per il lavoro della procura di Roma, dopo che la Cassazione ha fatto cadere l'accusa di associazione mafiosa per i condannati dell'inchiesta sul 'Mondo di mezzo'.
La nomina di oggi, secondo il vice presidente del Csm, David Ermini è un "segnale positivo", anche se "non c’è stata l'unanimità”. “Spero l'opinione pubblica - ha continuato - riesca a cogliere: stiamo lavorando per superare la crisi che, la scorsa primavera, e' andata a toccare l'intera istituzione della magistratura". Nel terminare il suo intervenuto dopo la votazione e proclamando la nomina di Salvi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha colto l’occasione “per ribadire l'esigenza, da tante parti sottolineata, che il Consiglio ha oggi più che mai, e come sempre, la necessità di dover assicurare all'ordine giudiziario e alla Repubblica che le sue nomine siano guidate soltanto da indiscutibili criteri attinenti alle capacità professionali dei candidati”.


Foto © Imagoeconomica

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