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di Aaron Pettinari
Se non è un colpo di scena poco ci manca. Gioacchino Polizzi, ex assessore di Borgetto a cui, secondo la Procura di Palermo, sarebbe stato imposto da Pino Maniaci di cedere duemila euro di magliette col logo della sua emittente e di pagargli tre mesi di affitto di alcuni locali, sentito come testimone al processo che si sta celebrando davanti al giudice monocratico di Palermo Mauro Terranova, ha negato categoricamente di aver mai subito minacce, estorsioni o di aver affittato case o ceduto magliette.
Del resto già nell'ordinanza si specificava che "i dati emergenti dall’indagine non consentono di ravvisare gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato in ordine al reato a lui provvisoriamente ascritto di estorsione continuata".
A difendere il giornalista di Telejato, sotto processo per tentata estorsione e diffamazione, sono gli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino che sono andati immediatamente al punto. Polizzi, che nella vita si occupa di pubblicità e serigrafia ha dichiarato senza remore: "Io l'ho già detto tempo fa alla Procura. Non ho ricevuto nessuna estorsione dal signor Maniaci".
Quando sia l'avvocato Parrino gli ha fatto notare l'esistenza di un'intercettazione, del 2015, in cui l'ex assessore parlava con il sindaco Davì lamentandosi apertamente per un servizio andato in onda su Telejato sarebbe stato accusato di essere un mafioso facendo riferimento all fornitura di magliette e all'affitto pagato per alcuni locali. "Io la telefonata non me la ricordo - ha detto il teste - E' passato tanto tempo. L'affitto non lo ricordo. Io non sono proprietario di nessuna casa e personalmente non ho mai affittato niente a Pino Maniaci né fornito magliette. Che spiegazione posso dare? Semplicemente non ricordo la telefonata. Non so quale sia il senso".
Quell'intercettazione telefonica, agli atti del processo, è stata in alcuni punti riletta in aula dal pm Amelia Luise che ha tentato di avere qualche spiegazione su parole precise dette da Polizzi nel dialogo con il sindaco.
Ed in effetti quelle parole lasciavano spazio a pochi dubbi: "Ha voluto duemila euro di magliette gratis e ha voluto tre mesi di casa in affitto che l’ho pagata io di tasca mia… questa è estorsione…pura estorsione…Vattene da Pino Maniaci - diceva, rivolgendosi proprio a Davì per telefono -, perché succede la terza guerra mondiale, non faccio passi indietro. Lui è mafioso - alludendo al giornalista -, ha fatto estorsione nei miei confronti, io lo denuncio, prendo dieci avvocati, appena fa il mio nome…io te lo sto dicendo e vi tiro a tutti in ballo, non mi disturbate".
"Cosa significano queste frasi? 'Mi ha obbligato a dargli la casa. Mi ha obbligato a fargli le magliettine'" ha chiesto ancora il pm. Ma Polizzi non solo non ha alcun ricordo ma ha anche negato: "No no, forse il senso era un altro. Io non ho pagato l'affitto a nessuno. Forse il riferimento è a discorsi precedenti con Davì. Io non ho subito estorsioni. Magari lo dico, mi è scappato. Io sono sempre stato chiaro. Se mi avesse fatto estorsione sarei andato a denunciarlo".
Nel corso dell'esame si è anche parlato del servizio che sarebbe stato mandato in onda su Telejato in cui si sarebbe fatto riferimento alle parentele mafiose di Polizzi. "Io sono parente solo a mia moglie. Il papà di mia moglie è fratello del signor Giuseppe Giambrone ma io con questa cosa non c'entro niente. Sono stato pure indagato (la sua posizione è stata archiviata così come è stato dato atto ad inizio udienza, ndr) magari mi risento per la trasmissione e per qualche allusione a parentele e cose simili. Può essere che mi sono arrabbiato, ma non mi ricordo più, sono passati degli anni. Forse certe cose le ho dette per rabbia. Mi ricordo gli attacchi di Telejato alla giunta di Borgetto, ma erano contro tutti, parlava in generale. A me lo raccontavano, io non guardavano Telejato, io lavoravo".
Ma qual è dunque la verità? Quella detta al telefono o quella riferita in aula? La questione è rimasta aperta anche nella risposta data ad una domanda specifica dell'avvocato Ingroia. "E' possibile che in quel momento sulla base della collera venuta con il servizio televisivo possa aver detto anche cose non vere per telefono?" ha chiesto il legale di Maniaci. "Può essere" ha dichiarato il teste. Alla luce della testimonianza la difesa ha già detto di voler rinunciare all'esame dell'ex sindaco Davì.
Successivamente a salire sul pretorio è stato Pietro Polizzi, che fino al 2016 si è anche occupato di pubblicità per conto di Telejato. Dopo aver "Io con Maniaci mi sono conosciuto tanto tempo fa. Ho collaborato on Pino facendo da agenzia pubblicitaria. Compravo la pubblicità, giravo gli spot e li mettevo in onda. La pubblicità si vendeva a 300 euro più Iva, era la mensilità, cioè i trenta giorni in cui andava in onda la pubblicità". La testimonianza diventa importante nel momento in cui l'avvocato Parrino, facendo riferimento al filmato dei carabinieri in cui Maniaci riceve denaro dal sindaco di Borgetto Gioacchino De Luca, ha chiesto al teste cosa avesse pensato: "L'ho visto in televisione. Ho pensato subito che era il costo della pubblicità. Il costo di una mensilità". Il processo è stato rinviato al prossimo 10 dicembre.

Foto © Imagoeconomica

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