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di Karim El Sadi
In aula il racconto di Dario Montana, fratello del commissario ucciso dalla mafia

Al processo a carico di Mario Ciancio Sanfilippo, accusato di concorso esterno con la mafia che si celebra a Catania, è stato sentito ieri, dal Pm Agata Santonicito, Dario Montana, fratello del commissario della squadra mobile di Palermo Beppe Montana, assassinato da Cosa nostra il 28 luglio 1985. Costituito parte civile nel procedimento, dove è assistito dall’avvocato Goffredo D’Antona, Dario Montana ha parlato della famosa vicenda del necrologio rifiutato dal quotidiano La Sicilia, all’epoca guidato dall’editore Mario Ciancio Sanfilippo. “La famiglia con rabbioso rimpianto ricorda alla collettività il sacrificio di Beppe Montana. Commissario di P.s.. Rinnovando ogni disprezzo a mafia e ai suoi anonimi sostenitori”. Questo era il contenuto del necrologio scritto da Luigi Montana, padre di Beppe e Dario, il 28 ottobre 1985 (tre mesi dopo la morte del figlio). Luigi Montana, direttore del Banco di Sicilia “si presentò allo sportello per pagare il testo del necrologio - ha ricordato il fratello della vittima di mafia - ma l’addetto della Spi lo rifiutò dicendo che doveva essere autorizzato”. “Più tardi - ha rammentato ai giudici - si ripresentò dicendo che aveva parlato direttamente con il vice direttore Corigliano e con il direttore Mario Ciancio Sanfilippo in persona e che aveva ragione lui: 'quel necrologio non poteva essere pubblicato'”. A quel punto il padre annotò la scritta “rifiutato allo sportello” sul necrologio e se lo fece controfirmare da "un uomo che era dietro di lui in fila allo sportello”. “Una situazione paradossale” ha commentato il fratello del commissario di Polizia assassinato. Dopodiché Luigi Montana scrisse una lettera alla quale allegò il documento di necrologio respinto che spedì ai principali quotidiani nazionali. “Ci furono tantissime polemiche”. “Rispetto a questo rifiuto successivamente personalmente avete ricevuto spiegazioni?” ha chiesto il pubblico ministero Santonicito al teste, che all’epoca dei fatti era appena diventato maggiorenne. “La Sicilia non diede mai una spiegazione diretta a mio padre. - ha risposto - Ci furono delle spiegazioni sempre postume a degli avvenimenti eclatanti (come interviste nazionali a mio padre o interventi a teatro ripresi dalle principali testate d’Italia, ndr)”. Come ad esempio quella volta che, mesi più tardi, “ricevetti la telefonata di Zermo (Tony, lo storico inviato de La Sicilia, ndr) il quale ci chiese un’eventuale intervista sul giornale ma gli risposi che già l’avevamo rilasciata al quotidiano L’Ora e non eravamo interessati alla sua proposta”. Successivamente il presidente della corte ha dato spazio alle varie domande della difesa. Uno dei legali del direttore Mario Ciancio Sanfilippo ha contestato che in un documento giornalistico de La Sicilia datato 3 novembre 1985 risulterebbe che “il comitato di redazione ha offerto a suo padre (Luigi Montana, ndr) di scrivere un articolo redazionale da pubblicare nella sede opportuna e non nei necrologi in cui manifesti il suo disprezzo”. Montana però ha replicato di non aver mai sentito parlare di questi contatti da suo padre. “Una cosa così eclatante penso me l’avrebbe raccontata”, ha affermato.
Durante l’’udienza svoltasi davanti al presidente Roberto Passalacqua sono stati ascoltati anche diversi testi sull’affare Sicily Outlet, il centro commerciale del lusso a Dittaino, in provincia di Enna, sorto sui terreni in contrada Mandrie Bianche di Agira, nei pressi del vincolo allora ancora in fase di costruzione di Dittaino, posseduti dai fratelli Giuseppe e Santo Bannò (dei due solo il primoperò è stato ascoltato in aula) e da loro venduti alla Dittaino Developement nel 2006 per 350.000 euro insieme a una particella da 5000 euro, che è stata oggetto di esame in dibattimento. L’udienza è stata rinviata al prossimo 31 ottobre.

Foto © Imagoeconomica

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