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di Savino Percoco e Davide de Bari
L’annuncio del presidente della commissione antimafia durante la prima presentazione del libro di Borsellino

“E’ stata avviata la procedura di desecretazione degli atti su Paolo Borsellino fino al 2001. Se non ci saranno ostacoli abbiamo la possibilità di desecretarli per il prossimo anniversario della strage di via d’Amelio”. Sono queste le parole del presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, durante la presentazione del libro “Cosa Nostra spiegata ai ragazzi” (ed. Paper First) di Paolo Borsellino sbarcato nella XVIII edizione del Festival del Libro Possibile di Polignano a Mare (BA). Ha annunciato che il 2 luglio è stato avviato l’iter di procedura per desecretare fino al 2001 quei documenti vincolati da segreto funzionale. Il presidente ha poi specificato che il 16 luglio dovrebbe esserci una conferenza stampa e il 19 luglio, giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, si procederà alla diffusione.
Il libro del magistrato raccoglie, oltre a un’emozionale prefazione di Salvatore Borsellino, presidente delle Agende Rosse, la lezione che Paolo svolse nel 1989 presso un Liceo del Nord Italia, a Bassano del Grappa (VI). Una serata che ha visto la partecipazione del presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra, e condotta dal brillante scrittore e giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, Marco Lillo, direttore della Paper First, editrice del libro presentato e di cui parte dei proventi sarà devoluta alla “Casa di Paolo”. I presenti sono stati accolti dall’applauso di circa 3000 persone alzatesi in piedi.
Il presidente della commissione parlamentare antimafia ha evidenziato che Enzo Guidotto, il professore che collaborò con Paolo Borsellino in occasione della lezione protagonista del libro, è divenuto nuovamente consulente per la Commissione parlamentare antimafia (fu escluso durante il mandato di Rosy Bindi). “Attraverso la sensibilità di queste persone - ha spiegato - noi possiamo crescere in una battaglia che deve vederci tutti uniti, soprattutto nelle primissime fasi in cui ci si forma per diventare cittadini bisogna capire da che parte stare”. Per Morra la “forza della mafia è da cercarsi nella debolezza di chi non è mafia, ma permette alla criminalità organizzata di dettare legge. Questo è mancanza di coraggio e soprattutto di autostima e cioè di dignità”. E poi ha continuato, parlando della legislazione antimafia italiana: “Oggi noi abbiamo un presidente della Repubblica il cui fratello è una vittima di mafia. Noi siamo l’unico Paese al mondo, e stiamo cercando esportarlo in altri paese, che ha una legislazione antimafia straordinaria. E’ stata introdotta nel nostro ordinamento solo dopo tanti omicidi perché per troppo tempo abbiamo fatto finta che il problema non esistesse”. Nel concludere il suo intervento, il presidente ha fatto una riflessione riguardo la nostra democrazia: “Il voto, se siamo una democrazia seria, non lo cerchiamo dapertutto ma lo cerchiamo attraverso la qualità degli ideali che professiamo e la coerenza dei comportamenti che poniamo in essere”.

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Durante gli interventi, attraverso una calda ed emozionale testimonianza di Salvatore, sono stati ripercorsi i momenti di vita di Paolo Borsellino, i sentimenti che hanno animato il suo agire, il suo percorso formativo e prioritario verso i giovani, l’amore trasmesso dal magistrato, arricchito da alcune critiche verso l’atteggiamento dello Stato, reo di non aver protetto il magistrato. “Paolo è morto con la speranza nel cuore. Solo i giovani possono cambiare il paese - ha detto Salvatore - Paolo è morto per amore, per la sua città, per lo Stato e per amore di questo. Questo è il sentimento che mi anima, mentre l’altra cosa è la speranza che Paolo aveva fino all’ultimo giorno della sua vita quando scrisse a dei ragazzi in quella sua ultima lettera il 19 luglio alle 7 del mattino”. Il fratello del magistrato ucciso in via d’Amelio ha ricordato anche quando il professore Enzo Guidotto contattò Borsellino per la lezione che poi si sarebbe tenuta davanti a ragazzi di Bassano del Grappa: “Guidotto contattò Paolo in un momento delicato per lui. In quei giorni Sciascia lo accusò di essere un professionista dell’antimafia per fare carriera. Paolo era rimasto molto colpito per questo non si dava pace fino a quando non riuscì a incontrarlo”.

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Foto © ACFB

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