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5di Aaron Pettinari - Video e Foto
Un libro inchiesta che mette in fila una serie di fatti, testimonianze e racconti su commerci illeciti di armi, affari milionari e interessi politici ed economici che si incrociano con quelli delle massonerie, delle criminalità organizzate e di servizi segreti. Tutto questo è presente nel libro "Pecunia non olet", scritto da Alessandro Da Rold, cronista di cronaca giudiziaria, presentato ieri presso la sede del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino. Accanto all'autore vi erano il magistrato Vittorio Teresi, presidente del Centro Studi, il "Director of Public Prosecution DPP" della Repubblica del Kenya Noordin Haji, la professoressa Rossella Daverio, e l’ex direttore di Finmeccanica per l’Africa subsahariana Francescomaria Tuccillo, che è anche uno dei testimoni su cui si basa il libro stesso. Nella pubblicazione viene raccontata la rete d'affari di Finmeccanica in Africa e parallelamente si ripercorre la storia di un soggetto come Vito Roberto Palazzolo, arrestato dopo una lunga latitanza soltanto nel 2012.

Robert von Palace Kolbatschenko
Proprio Teresi è stato uno di quei magistrati che si è occupato di Palazzolo negli anni in cui era latitante in Sudafrica. "Io ho conosciuto Palazzolo - ha ricordato ai presenti in sala - Un mafioso che era già stato condannato a nove anni di carcere ed era stato ricercato da Falcone come uno degli esponenti di spicco del grande traffico di stupefacenti ai tempi della Pizza Connection. Forte della sua esperienza di studi prima in Germania e poi in Svizzera, presso importanti istituti di credito, si era posto come la mente di tutto l'ingranaggio del riciclaggio dei miliardi provenienti dal traffico di stupefacenti tra Italia e Stati Uniti. Da qui partiva l'eroina ed arrivava fino agli Usa. Dall'aeroporto di New York partivano le valige piene di denaro fino alla Svizzera. Soldi che poi venivano immessi nel mercato tramite un circuito para-legale. E Palazzolo, ricercato per mezzo mondo, si rifugiò in Sudafrica. Da quando è stato arrestato ha scontato la pena per i reati di cui era stato riconosciuto colpevole ma molti altri reati sono rimasti nell'ombra. Lui che si vantava di avere rapporti con Salvatore Riina e Nino Madonia che, ci disse mentendo spudoratamente, 'non sapeva fossero boss mafiosi'". La storia di Palazzolo, nel libro, si incrocia con quella di Francscomaria Tuccillo, che era stato mandato in Africa per risollevare gli affari dell'azienda con quei Paesi, in un momento che non era facile. Si racconta l'incontro avuto con Palazzolo in un Hotel a Luanda dove ci doveva essere un incontro con il vice ministro dello Sviluppo economico, Urso. Tra tanti uomini in giacca e cravatta, questo soggetto "sconosciuto", che si faceva chiamare Robert von Palace Kolbatschenko, si presentò all'ex direttore di Finmeccanica dando un biglietto da visita, proponendo una collaborazione diretta e dicendo di essere stato "quello che ha venduto tutti gli elicotteri di Augusta in Africa". Seguendo il racconto del libro Tuccillo ne avrebbe chiesto spiegazioni ai vertici di Finmeccanica. Voleva capire il perché un soggetto del genere fosse presente a quell'incontro organizzato dall'ambasciata italiana a cui partecipavano una cinquantina di società italiane. E a quella richiesta di chiarimenti, con tanto di dossier presentato, non mancheranno delle reazioni. "Vito Roberto Palazzolo - ha aggiunto ancora Teresi - è un personaggio ambivalente di grande furbizia. I rapporti corruttivi in tutti i settori sono esistiti da sempre e lui ha sfruttato questi canali e le sue conoscenze. Di fronte alla globalizzazione è necessario che vi sia una forma di contrasto globale a certi fenomeni sempre più internazionali".



Sguardo all'industria della difesa

Successivamente è stata Rossella Daverio, docente universitaria che ha dato un contributo di ricerca al libro ad esporre alcune riflessioni ricordando come nel libro si parte dalle inchieste sui traffici di armi che partivano dal porto di Talamone, in Toscana. "Di queste vicende si sono occupati magistrati come il giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, come Carlo Palermo o Mastelloni. Alle loro domande su quel che accadeva in quel porto il Governo ha sempre risposto apponendo il Segreto di Stato. In quella vicenda si riassume il Dna dell'industria della difesa e io ne parlo in quanto vi ho lavorato in Italia ma anche all'estero". "Produrre mitragliatrici, aerei da caccia e affini spesso diventa un tassello di un gioco geopolitico più ampio - ha proseguito la Daverio - e qui intervengono gli Stati, i servizi segreti e spesso anche la criminalità organizzata perché il mondo della difesa è il settore dell'attività privilegiato della criminalità organizzata". Parlando della produzione di armi la docente ha spiegato come negli Stati Uniti, in Francia ed in Gran Bretagna le industrie della difesa sono numerose e, "creando una competizione tra loro, verificano anche che vi sia un certo rispetto delle regole. In Italia, Finmeccanica prima ed oggi la Leonardo, agiscono quasi in regime di monopolio. Le piccole e medie imprese che si occupano di difesa, infatti, nascono come costole di Finmeccanica. E tutto questo crea spazi di manovra che portano anche a zone d'ombra". Non solo. Un altro dato che non può essere sottovalutato è che "l'azionista principale di Finmeccanica è proprio lo Stato e questo vale anche da quando l'azienda è stata privatizzata. Il Ministero dell'Economia e delle finanze è primo azionista con il 30%. Questo significa che i dirigenti, i presidenti, i consigli di amministrazione sono scelti direttamente dallo Stato. Negli altri Paesi le partecipazioni sono minori e decrescenti nel tempo". "Di fronte a questa situazione - ha aggiunto - è normale che le strategie del gruppo si intreccino sempre con quelle della politica estera. E' accaduto con la Libia di Gheddafi ai tempi di Berlusconi, con il Brasile di Lula quando Cesare Battisti era ancora in quel Paese, o in India ai tempi della mega tangente indiana. Oggi scopriamo che c'è un trattato con il Niger, firmato nel 2016 dall'allora ministra della Difesa, che non è mai stato discusso in Parlamento, che promuove direttamente i prodotti di Finmeccanica, attraverso lo Stato.
Altra questione è poi la mancanza di finanziamenti all'innovazione".


Le testimonianze

Importanti sono state le testimonianze di Noordin Haji, Director of Public Prosecution DPP della Repubblica del Kenya che ha detto di aver "condiviso con Tuccillo l'idea di costruire un'Africa diversa più etica e prospera". "Il denaro non puzza, dice il libro - ha raccontato - In Africa abbiamo il detto che 'dipende da quello che si vuole annusare quando si ha in mano il denaro'. Per chi è corrotto il denaro profuma di rose. Per i poveri, il denaro ha un altro profumo. Personalmente credo che i nostri mondi non sono così lontani. Voi avete avuto in Italia persone come Falcone e Borsellino che hanno lottato sacrificando loro stessi per portare un cambiamento in questa terra. Loro sono stati isolati, attaccati, ma sono andati avanti. Di fronte alla corruzione che abbiamo nei nostri Paesi anche noi abbiamo questa sfida di cambiamento di fronte. Una sfida che è internazionale e che dovrebbe portare ad un'unione di intenti tra i Paesi. Di fronte alla dimensione sovranazionale del crimine la sfida è che i sistemi giuridici possano cooperare e non entrare in competizione tra loro. Sarebbe dunque opportuno che si crei un'unica Comunità giuridica legale del Mondo capace di contrastare la parte più cinica della politica che non crede nella possibilità della legge di vincere e trionfare. Questo vale per tutti, anche per l'Africa dove si vuole uscire dagli effetti di quel colonialismo che ci ha bloccato per anni".
Francescomaria Tuccillo, che del libro è un protagonista assoluto, ha ricordato alcune vicende: "Ci sono delle intercettazioni in cui si capisce il motivo per cui sono stato mandato via da Finmeccanica. Questo avviene perché mi ero permesso di mettere il naso su alcuni rapporti che c'erano in Africa e che non dovevano essere scoperchiati. Io ricordo il mio colloquio con l'amministratore delegato, l'ingegner Orsi, per chiedere spiegazioni rispetto a certi comportamenti. Fu un colloquio spiacevole al termine del quale capii che non c'era più niente da fare nei rapporti tra noi". Parlando del libro Tuccillo ha dato atto a Da Rold e ad altri giornalisti "di aver avuto il coraggio di voler raccontare questa storia rischiando anche la propria incolumità. Leggendo il libro ci si rende conto che è finita un'epoca e si abbandonano tante categorie mentali. E' finita l'epoca delle ideologie e non ci sono più personaggi catalogabili in base alla loro categoria, come il magistrato, il politico, il giornalista, il manager. Oggi al centro c'è l'essere umano e le azioni che compie. Ci sono le persone perbene e quelle non perbene. I mezzi con cui si perseguono i fini sono importanti nelle valutazioni. Ad esempio quando un Ministro degli Interni dice che vuole risolvere il problema dell'immigrazione, possiamo anche essere tutti d'accordo. Ma se per risolverlo si sceglie di lasciare morire la gente in mare, non soccorrerla, ecco che ci si qualifica come una persona che commette qualcosa di criminoso". "L'Italia deve esser un ponte tra l'Europa e l'Africa - ha aggiunto ancora - senza porre barriere. Ci sono tante persone come Noordin Haji che vogliono adoperarsi per riscattare il loro Paese. Se abbiamo questa prospettiva chiedo che insieme, ognuno di noi può portare a questo cambiamento verso un grande futuro".
Ultimo a parlare è stato l'autore Alessandro Da Rold che in poche parole ha riassunto i motivi che lo hanno portato a scrivere il libro: "Mi sono reso conto che certi temi interessavano al grande pubblico anche se in pochi davano corte notizie. Io sono un cronista che si è occupato del Comune di Milano. Dal 2009 in poi è accaduto che in Lombardia ci siamo trovati ad affrontare il problema dell'infiltrazione mafiosa all'interno dei partiti, in un momento in cui addirittura il sindaco di Milano diceva che la mafia non esisteva, nonostante le inchieste della Procura dimostrano il contrario. Poi mi sono occupato del giro di riciclaggio e tangenti ai partiti che avrebbe caratterizzato la gestione della multinazionale Agusta Westland fino ad arrivare ad una tangente da dieci milioni di euro che sarebbe tornata indietro al Partito politico della Lega. In certi racconti spesso abbiamo trovato muri di gomma. Ecco io credo che a prescindere dai muri sia compito del giornalista raccontare questi fatti. Del resto lo diceva anche Pippo Fava che il giornalista ha un ruolo etico di controllo sulla politica e il potere. Io spero che questo libro porti a sollevare dei quesiti. Che sia un modo per abbattere certi pensieri per cui va bene che un ex latitante commerci in elicotteri in Sudafrica. Affinché non sia più possibile che uno Stato sia ipocrita nel commemorare i morti ammazzati per mafia e poi accetti che vi siano certi affari".

Foto © ACFB

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