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4di Emiliano Federico Caruso - Foto
Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare anche un esponente del clan dei Casamonica, grazie al quale il traffico di droga dal Brasile veniva poi gestito fino alle piazze di spaccio di Roma e Napoli

Questa mattina le indagini dei militari della Guardia di Finanza di Roma e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, coordinati dalla locale DDA, hanno portato a un'ulteriore ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone già da tempo detenute o agli arresti domiciliari, accusate di far parte di un vasto traffico internazionale di droga. Parliamo del montenegrino Tomislav Pavlovic, di Marcello Schiaffini, già agli arresti domiciliari (accusato per ora del solo favoreggiamento personale), Silvano Mandolesi, anch'esso ai domiciliari, l'Albanese Dorian Petoku, e soprattutto di Salvatore Casamonica. Figura di primo piano nel clan, Salvatore sfuggì alla cattura a luglio dell'anno scorso, per poi costituirsi ai carabinieri dopo appena un mese di latitanza.
Gli arresti di oggi, resi possibili anche grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, fanno parte di un'indagine più vasta, iniziata nel Lazio ma poi estesa fino in Albania, iniziata come operazione "Ottavo re di Roma" e proseguita poi come "Brasile Low Cost", nel corso delle quali sono stati anche impiegati degli agenti sotto copertura, alcuni dei quali messi a disposizione dalla polizia di Ginevra e dalla DEA americana. Ottenuta la fiducia di alcuni esponenti dei clan indagati, questi agenti infiltrati sono riusciti a farsi coinvolgere nella pianificazione del traffico di cocaina, dalla sua origine nel Sud America fino al reclutamento dei piloti incaricati di trasportare la droga per via aerea fino all'aeroporto di Ciampino.
Il cartello di cui facevano parte i cinque arrestati di questa mattina aveva formato un vero e proprio consorzio incaricato di gestire l'intero tragitto del traffico fino alle piazze di spaccio di Roma e Napoli. Il referente locale del cartello era proprio Salvatore Casamonica, incaricato di gestire le ultime fasi di questo traffico di cocaina, stimato in sette tonnellate (la produzione media annuale di un cartello colombiano) divise in spedizioni aeree di una tonnellata ciascuna. Mentre Petoku gestiva di persona i contatti con i narcos sudamericani per trovare le quantità necessarie di cocaina, aiutato in questo da Pavlovic, che effettuava frequenti viaggi a San Paolo, in Brasile, per corrompere i funzionari della dogana dell'areoporto e per curare i vari aspetti logistici del traffico di droga. Un meccanismo ben collaudato, nel quale Marcello Schiaffini gestiva invece i messaggi tra i Casamonica e i vari affiliati coinvolti nel traffico, in modo da evitare contatti diretti tra i vari indagati e diminuire così il rischio di essere scoperti.
La prima importazione di cocaina, nella quale l'organizzazione criminale aveva investito 4,5 milioni di euro, non si realizzò proprio a causa della fuga e del successivo arresto di Salvatore nell'estate del 2018, quando nel corso dell'operazione "Gramigna" vennero arrestate 31 persone, tra le quali vi erano altri esponenti dei clan Casamonica e Spada, accusati a vario titolo di un vasto giro di spaccio, usura e racket delle case popolari.


I Casamonica, in particolare, sono un clan di origine sinti che, giunto a Roma nei primi anni '50, fa il salto di qualità negli anni '70 con l'arrivo di Vittorio Casamonica (quello dei funerali in pompa magna dell'agosto 2015). Insediati inizialmente nella zona Romanina della Capitale, i Casamonica nel giro di pochi decenni aumenteranno di molto il loro potere criminale ed economico, estendendosi a Roma nelle zone di Anagnina, Tuscolano e Porta Furba, ma arrivando fino a Frascati, Monte Compatri, Molise e Abruzzo (loro terra di origine). Un potere che al suo apice contava un migliaio di affiliati e un patrimonio di 100 milioni di euro, e cresciuto grazie ai ben gestiti contatti e legami con la Banda della Magliana e con la camorra, in particolare grazie ai rapporti che i Casalesi detenevano con il clan camorristico dei Sarno-Mazzarella, egemone di Ladispoli, e ai contatti tra Luciano Casamonica e i due protagonisti principali di Mafia Capitale: Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Secondo quanto risultò poi dalle indagini del Mondo di Mezzo, "Il Rosso" e "Er cecato" passavano 20 mila euro al mese a Luciano Casamonica per la gestione del campo di Castel Romano.
Famosi, anche attraverso numerosi e recenti casi di cronaca, per la loro capacità di gestire i loro affari con la violenza (imponevano persino il pizzo agli abitanti del quartiere per permettergli di tornare nelle loro case) e per il pacchiano lusso ostentato con il loro stile di vita, i Casamonica erano riusciti a trasformare alcune zone a sud di Roma in un'enorme piazza di spaccio. Il denaro del traffico di droga veniva poi reinvestito, oltre che nel traffico stesso, nell'acquisto di immobili, auto di lusso e società finanziare dedite all'usura. Beni poi sequestrati a più riprese nel corso di varie operazioni, anche recenti.
In particolare l'indagine del dicembre 2017, definita "Ottavo re di Roma" (come era definito Vittorio Casamonica nei manifesti stampati dai parenti per il suo funerale), portò al sequestro di 2,4 milioni di euro in beni divisi, tra l'altro, in 9 immobili, altrettanti rapporti finanziari, un cavallo di razza, un terreno, 4 società di capitali e una ditta individuale (operanti nel settore del commercio di auto, da sempre il preferito del capostipite Vittorio) nei confronti di Romolo Cerello, Giulia "Pamela" di Guglielmi, Angelo "Robertino Casamonica" Guglielmi e Abramo "Marcello Casamonica" di Guglielmi. I beni, di cui fa parte anche parte di una lussuosa villa, con relativa scuderia per cavalli, in zona Anagnina, vennero in seguito confiscati nel corso dell'operazione "Brasile Low Cost" della scorsa settimana, la stessa che ha portato oggi all'arresto dei 5 affiliati coinvolti nel massiccio traffico di droga tra Sudamerica e Italia, mentre le indagini degli investigatori, nel momento in cui scriviamo, continuano in Albania.

Foto © Imagoeocnomica

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